Cari amici, anche in questi nostri tempi così difficili e apparentemente sterili, il Signore sempre chiama e rivolge il Suo invito esigente e bello a dei giovani per seguirlo più da vicino, e sono sicuro che più di qualcuno fra voi miei lettori ha intuito nel cuore questa voce.
Certo, dire al Signore : “Eccomi”, è costoso, chiede tutto, chiede la vita; chiede il “sacrificio del figlio” che ciascuno di noi custodisce e alleva con amore e dedizione. Chi è questo “figlio”? E’ il mio progetto di vita, il mio sogno, la mia carriera, la mia ragazza, la mia casa e i miei cari, i miei divertimenti, i miei studi… : tutto quanto riguarda il mio presente come il futuro, tutto quanto in fondo sto costruendo e generando da me e per me!
Dire un “Eccomi”, significa consegnarsi, rinunciare, essere disposti a perdere, perfino a “sopprimere” quanto per cui ci si è tanto spesi e affannati. La storia di Abramo, (dalla liturgia odierna) ci racconta proprio questo: Abramo è messo alla prova da Dio in modo lacerante, fino alla consegna dell’unico figlio. La sua obbedienza e la sua rinuncia gli aprono però un orizzonte inaspettato, nuovo e immenso, fatto di Benedizione, di paternità nuova, di promesse oltre ogni attesa.
Caro amico, se dunque il Signore ti chiama, non tormentarti su quello che sembra chiederti e su quanto ti costi questa scelta, e soprattutto rifuggi dall’idea maligna che dietro si nasconda “una fregatura”, ma guarda oltre; fidati, e Lui ti condurrà dove e verso chi mai avresti pensato; ti mostrerà nuove terre e incontri; ti donerà una numerosa discendenza come in nessun modo avresti immaginato. Lui provvederà!
La storia di tanti santi sacerdoti e religiosi e religiose, ci mostra proprio questo. Ma… dai una letta alla storia di Abramo e medita!
Ti benedico.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Dal libro della Genesi ( 22,1-19 )
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”.
Riprese: “Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò”.
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato.
Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: “Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi”.
Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: “Padre mio!”. Rispose: “Eccomi, figlio mio”. Riprese: “Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?”.
Abramo rispose: “Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!”. Proseguirono tutt’e due insieme; così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna.
Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: “Abramo, Abramo!”. Rispose: “Eccomi!”. L’angelo disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio”.
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo: “Il Signore provvede”, perciò oggi si dice: “Sul monte il Signore provvede”.
Poi l’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: “Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce”.
Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
In realtà costa parecchio, soprattutto quando le cose non vanno per il verso giusto, sembra che ad un tratto interrompiamo il nostro cammino, e puntiamo il dito contro di Lui, ma è impossibile tutto ciò, non possiamo voltargli le spalle, e neanche voltarci indietro nel nostro cammino, perchè dopo che lo abbiamo incontrato non è possibile guardare indietro, solo avanti verso Lui. Grazie per questa riflessione. Gigio