In questi giorni i giovani del Gruppo di ricerca vocazionale “San Damiano” e i postulanti di Brescia hanno condiviso una forte esperienza di vita fraterna, di servizio e spiritualità presso una casa gestita dalle Suore delle Poverelle
Un luogo certo segnato dalla sofferenza e dal dolore, dove il limite si rivela nella sua cruda realtà, ma anche un luogo contrassegnato, soprattutto dalla gioia e dalla letizia pasquale. La speranza, la fede e quindi la preghiera e l’amore vi regnano e ne costituiscono l’aria e il respiro: difficile non esserne contagiati pur essendo travolti da subito da tante domande sul senso e il perché della vita come della morte, come della sofferenza! Paradossalmente, tali domande che altrove non hanno facile risposta qui trovano una direzione, si quietano, si rivelano feconde.
Infatti accanto a queste “ragazze” davvero povere di tutto, se è certo immediato incontrare il Signore Gesù sofferente sulla croce, diventa però più facile anche intuire e sperimentare la Sua vittoria sul male e la morte. Per questi motivi, insieme alla speciale accoglienza che ogni volta ci viene rivolta anche dalle suore e da tutto il personale, ormai da qualche anno Grumello è diventato un appuntamento importante per i giovani in discernimento vocazionale.
Di seguito trascrivo la testimonianza “frizzante” di Matteo, uno dei più giovani partecipanti (20 anni) insieme alla testimonianza di Christian
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Ecco, ora andrò a descrivere la fantastica esperienza vissuta in quel di Grumello al ponte di maggio. Noi, “vocati” e i postulanti di Brescia, insieme siamo partiti alla volta del R.S.D Palazzolo, un istituto per Disabili tutto al femminile, per cercare di concretizzare la spiritualità assimilata negli incontri e nella preghiera condivisa in un anno di cammino.
Recandomi in quel luogo già sapevo che principalmente avrei dovuto fare compagnia a quelle “ragazze” portandole fuori a fare un giretto, aiutandole nei pasti, stando loro vicino per come mi era possibile…..Inizialmente non v’è stata quella distanza e forse quel po’ di “ribrezzo” tipico delle “prime volte” ; per me infatti questa non era la prima esperienza con queste persone (ero già venuto lo scorso anno). Ma devo anche dire che, rispetto alla precedente occasione, ho vissuto anche una sorta di delusione, forse aspettandomi la medesima grande emozione, lo stesso grande trasporto, vissuto un anno fa: sentimenti che invece non si sono ripetuti!!!
Questo però mi ha fatto comprendere che in me “bravo Volontariato” forse , accanto a nobili sentimenti e pure intenzioni , coesistevano anche ambiguità, attese nascoste , pretese di gratificazione e bisogno di riconoscimento ben lontani da un operare per l’altro gratuito e “puro”. Ho compreso anche che bisogna stare attenti, vegliare su se stessi e soprattutto non usare le esperienze “forti” come mezzo di piacere per sé, ma piuttosto purificare la propria motivazione interna e “muoversi” e agire per una necessità genuina d’amore verso l’altro che sola scaturisce dall’esempio della croce e dalle parole di Gesù. Ma… tale cosa è difficile sia da comprendere che da attuare.
Ho poi notato nelle “ragazze” degli aspetti molto belli e provocanti: in loro c’è per esempio una spontaneità nella relazione che è assolutamente “assurda”! Esse infatti non si fanno problema alcuno mostrando tutte sé stesse, anche i loro difetti, senza avere dunque quegli atteggiamenti di difesa o interesse che a volte caratterizzano le nostre relazioni. Infatti, se guardo a me stesso, personalmente tante volte ho difficoltà nel relazionarmi sinceramente e in gratuità: sono talmente condizionato dagli “altri” e dalle loro opinioni, che spesso faccio una cosa per ricevere “rinforzi” o sostegno o riconoscimenti ( i complimenti delle persone, il successo, la “conquista dell’altra”, i bisogni impulsivi…).
Queste donne, queste “ragazze” per la società dell’estetica e della produzione in cui siamo immersi, sono brutte, dis-abili e dunque non abili a svolgere attività manuali e mentali…; ma sono proprio queste, le cose più importanti di una persona? Oppure l’importante è quello che ci sta dentro?
Penso che l’interiorità e l’umanità, siano le dimensioni più importanti e che da questo punto di vista noi cosiddetti “normali” siamo in realtà i veri “disabili”, quelli cioè che spesso non sono capaci di andare oltre i propri interessi e il proprio egoismo, quelli che nelle relazioni faticano a mostrarsi in verità( anche nella debolezza) spesso camuffandosi e nascondendosi dovendo e volendo invece mostrare solo e sempre il meglio di sé. Loro sì che sono in gamba!! E poi… il dolore e la sofferenza che loro provano le rende molto simili a Cristo! Chissà… , forse è solo il dolore la strada dell’autenticità! Ma… c’è mistero dietro esso.
Credo che le “ragazze”, loro sì hanno capito Gesù: come Lui infatti, portano la sofferenza essendo per giunta innocenti e migliori di molti altri…Una sofferenza che , mi pare di intuire, oltre ad una possibile espiazione del “male del mondo”, permette loro di essere dimora dello Spirito di Gesù. Forse non so bene spiegarlo, ma i miei occhi hanno intravisto lo Spirito di Gesù che era dentro di loro … ed era fantastico! Era come se non fossero loro a vivere, ma Gesù in loro. Ma quante volte i nostri occhi non “sono capaci di vederLo” un pò come i discepoli sulla via di Emmaus che Lo riconobbero non per l’esteriorità, ma per il modo in cui spezzò il pane ( amò al punto di “perdersi”) e per come rese grazie ( non lamentandosi… anzi ringraziando ).
E quella misteriosa presenza invisibile perché non esteriore, ci influenzava e ci trasmetteva a noi, poveri mortali, quella strana gioia, assurda per le categorie di “giudizio” del “mondo” (infatti per esse quello è un luogo di disperazione e noia). Un esperienza come questa non può essere comunicata tramite semplice descrizione, bisogna viverla.. Quindi coraggio raga abbattete i pregiudizi che provocano “paura” perché ne vale la pena…ma occhio, perché risulta brutto e limitante se a muoverci sono le nostre aspettative o il nostro piacere, magari rivestititi di spiritualità e di generosità…!!!
Matteo

Per prima cosa mi presento brevemente: mi chiamo Christian, ho 27 anni e sto scrivendo questa lettera per raccontare una forte esperienza che ho vissuto nella speranza che questa possa essere d’aiuto a chi, come me, ha iniziato un cammino di profonda ricerca che lo sta portando a crescere nella fede. È passato circa un mese da quando sono partito da Padova per partecipare ad un’iniziativa di servizio e fraternità a Grumello del Monte insieme ai postulanti di Brescia e ai ragazzi del gruppo San Damiano: porto ancora oggi nel cuore la serenità di quei giorni e il ricordo delle emozioni vissute ma soprattutto della grande lezione di vita che le ospiti della casa mi hanno impartito.
A Grumello è presente un centro che ospita circa 150 donne con problemi di salute di varia natura: quando ho deciso di partecipare ero convinto di andare a fare 3 giorni di servizio, ero deciso a mettermi a disposizione di queste ospiti per poterle aiutare e star loro vicino. Confesso prima di partire ero molto insicuro e preoccupato perché avevo avuto occasione di fare qualche ora di volontariato in un centro simile, ma comunque per me era un’esperienza nuova ed io, caratterialmente, mi preoccupo sempre un po’ quando devo affrontare un qualcosa di nuovo….cosa dirò quando incontrerò le ospiti? Cosa dovrò fare? Sarò in grado di essere loro d’aiuto?
Mi dava un po’ di serenità sapere che non sarei stato solo nel gruppo in cui avrei prestato servizio, con me ci sarebbero stati 2 postulanti e questo placava un po’ le mie preoccupazioni ma allo stesso tempo sapevo che in questa esperienza dovevo mettermi in gioco in prima persona! In questi giorni tante sono le sorprese e i doni che Dio mi ha fatto…la prima sorpresa l’ho vissuta proprio la prima mattina, quando ho incontrato le ospiti del gruppo a cui avrei prestato servizio: la loro accoglienza, i loro gesti, la loro semplicità di cuore hanno subito fatto scomparire ogni preoccupazione mettendomi completamente a mio agio.
Nei tre giorni vissuti in loro compagnia ho ricevuto davvero una grande lezione di vita e per questo oso affermare che questa è stata un’esperienza che “stravolge”. Il loro modo di affrontare la vita e la loro semplicità nell’incontro e nelle relazioni con le altre persone mi ha fatto capire quanto a volte nella mia vita di tutti i giorni stavo sbagliando: il loro essere felice per le piccole cose e per i piccoli gesti che ricevono dai volontari, i loro sorrisi anche nel dolore e nella sofferenza che la vita pone davanti, la loro semplicità anche nella preghiera che sentivano fondamentale nella loro vita mi ha fatto capire quanto sia bello affrontare nella semplicità e senza troppe preoccupazioni l’incontro con le persone e la vita di tutti i giorni mettendo al centro della propria vita l’esempio del Signore.
Le mie preoccupazioni iniziali si sono quindi trasformate in un desiderio di mettermi in gioco davvero e completamente, non solo durante i tre giorni in loro compagnia ma soprattutto nell’affrontare la vita di tutti i giorni: ho percepito il desiderio di seguire il loro esempio trovando non più in tutto ciò che mi stava attorno ma dentro di me la forza necessaria, senza preoccuparmi per mille cose, per il come e il cosa ma affrontando la vita e anche le difficoltà con serenità e semplicità e soprattutto con grande fede nel Signore.
Pensavo di essere io a fare servizio a loro: il ruolo si era invertito! Le ospiti mi avevano donato un insegnamento grande per la mia vita! Un altro dono importante che ho ricevuto in questi giorni è la fraternità, il clima familiare che si è subito creato con i ragazzi che ho incontrato e che con me condividevano questa esperienza. È stato davvero bello e importante per la mia crescita poter condividere con loro l’esperienza vissuta, potermi confrontare in quello che stavo provando e vivendo: da ognuno di loro ho ricevuto consigli importanti ed una parola di sostegno e d’aiuto per il cammino che sto affrontando.
Nella fraternità ti senti appoggiato, sostenuto e questo ti permette allo stesso tempo di imparare a camminare con le tue gambe, di crescere e trovare sempre maggiore forza e coraggio in te stesso, per lanciarti e affrontare le tue difficoltà, le tue paure e superare quelli che tu consideri i tuoi limiti. Il terzo dono importante che ho ricevuto durante questi giorni è stato riscoprire l’importanza della preghiera nella mia vita. Durante i tre giorni passati nel servizio ho riscoperto quanto sia arricchente prendermi del tempo per la preghiera, per mettermi in ascolto del Signore: ho potuto capire quanto sia bello mettere Gesù al centro della mia vita, potersi donare agli altri perché ogni giorno senti l’amore che proviene da Dio, sentire la Sua presenza che ti dona una grande forza e ti permette di superare ogni paura e accogliere l’amore ed i doni che ogni giorno Dio ti fa.
Come accennavo all’inizio è ormai passato un mese da questa esperienza e i tre doni che ho descritto sono quanto di più prezioso questa esperienza poteva darmi… ora sto imparando a coltivare i doni ricevuti durante questa esperienza, piccoli germogli di crescita che sono nati grazie alla fraternità, al servizio e all’ascolto della Parola, nella vita di tutti i giorni, nel mio quotidiano… lo ammetto non è sempre semplice, le difficoltà non mancano… ma sento che il Signore rinnova ogni giorno l’invito a seguirLo portando con se la propria croce fatta di problemi e difficoltà. Sento che è anche grazie ad esperienze come quella che ho vissuto che Dio ci indica la via da seguire e ci dona la forza necessaria per seguirLo anche nelle difficoltà che ogni giorno ci troviamo ad affrontare.
Christian