Come nasce la vocazione a farsi frate? L’ha raccontato al Messaggero di S. Antonio in prima persona Fabio, postulante francescano.
La vocazione nasce da un incontro vitale di condivisione di un’esperienza di luce. Molti si chiedono come faccia un giovane a pensare di farsi frate. C’è chi attribuisce la scelta a un colpo di fulmine; chi a una conversione improvvisa; chi, ancora, a una crisi o a un fallimento di vita.
Vi è un’ipotesi ancora più semplice: un incontro, anche fortuito, con altri frati. Un incontro capace di accendere una luce interiore che rivela nuove prospettive di vita, al seguito di Gesù. È la storia di Fabio Turrisendo, classe 1979, di Montagnana (PD), da poco laureato in Lingue straniere presso l’Università di Padova. Ora vive l’esperienza di postulato a Brescia, primo stadio per verificare la vocazione appena nata.
Leggiamo l’intervista che ha rilasciato al Messaggero di sant’Antonio (Msa). Vi benedico.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Msa. Fabio, come hai incontrato i frati?
Fabio. Da studente frequentavo la basilica, prima degli esami. Ogni tanto venivo a confessarmi in penitenzieria. Tre anni fa sono andato in crisi, dopo aver lasciato la ragazza, al termine degli studi. Ho incontrato padre Tito in confessionale. Mi piaceva il modo in cui mi ascoltava e mi dava consigli. Ci siamo scambiati i numeri di telefono. Una sera del gennaio 2003 mi ha telefonato a casa un frate. Non padre Tito, ma un certo padre Alessandro Brentari, che aveva avuto il numero da padre Tito. Sapeva tante cose di me: che ero impegnato in parrocchia, che frequentavo la basilica, che ero studente… Mi propose di partecipare a un incontro per giovani organizzato dai frati. Io declinai l’invito: avevo già i miei impegni in parrocchia; poi in febbraio dovevo andare a Nairobi, a visitare un missionario focolarino. La telefonata continuò su altre tematiche spirituali e personali.
Msa. Tu come hai reagito a questa telefonata inattesa?
Fabio: Ero un po’ imbarazzato. Mi dicevo: Chi è questo, che mi telefona a casa?!. Tornato da Nairobi, volevo reincontrare padre Tito. Quel giorno in penitenzieria non c’era, ma io desideravo confessarmi. Ho raccontato al frate del confessionale le cose che mi erano appena successe. Mi sono accorto che quel frate mi parlava di argomenti già sentiti in quella strana telefonata. La cosa mi ha incuriosito molto, tanto da condividere quest’impressione con lui. Ma certo – mi disse – sono io padre Alessandro!. Immagina la mia sorpresa! Gli ho chiesto di diventare mio padre spirituale. Ogni tanto mi fermavo a mangiare al Santo. Le chiacchierate si allungavano. Un po’ alla volta è emerso ciò che in parte temevo: pur vivendo in una società basata su tutt’altri valori, io volevo vivere per Dio. Padre Alessandro mi ha aiutato molto. Mi ha sempre accolto nella mia libertà. Mi ha accettato così com’ero. Mi ha aiutato col discernimento e con la preghiera. Era interessato a me e alla mia felicità, non tanto a trovare un frate in più. Questo mi ha colpito molto.
Msa. E poi?
Fabio: Ho deciso di partecipare agli incontri vocazionali. Qui ho sperimentato i miei dubbi circa il farmi frate. Nonostante mi sentissi bene nel mio ambiente di parrocchia, ho scelto di entrare in postulato a Brescia, lo scorso settembre, dopo un ritiro vocazionale ad Assisi, con padre Alberto Tortelli e padre Alessandro.
Msa. Com’è il postulato?
Fabio. Meglio di quello che pensavo. Avevo già incontrato altri postulanti, durante alcuni week-end, però in due giorni era difficile farsi un’idea precisa del postulato. È una vita più normale di quello che ci si potrebbe aspettare. Non ho vissuto un distacco lacerante. Qui ho riscoperto dimensioni di condivisione con gli altri. Come il volontariato, il servizio alle ex prostitute, agli anziani, ai bambini in affido.
Msa. Quali cose ti piacciono di più di questa esperienza?
Fabio.La vita fraterna. Essendo figlio unico, temevo di incontrare qualche problema che, invece, non c’è stato. Mi trovo bene con gli altri. Anche le mie paure di lasciare quello che mi piaceva erano infondate. In realtà, ho trovato il centuplo. Una vita molto ricca di stimoli religiosi e sociali.
Msa. Com’è strutturata la giornata in postulato?
Mi alzo alle 6,30 (o alle 6,00, se devo scaldare il latte). La giornata inizia alle 6,45 con la preghiera. Segue la formazione: dalle 9,00 alle 10,00, su temi francescani, sulla Parola di Dio, sulla vita consacrata, sull’affettività, sulla liturgia. Quindi, il servizio, assieme a un altro postulante, sia alla mensa dei poveri che nelle varie attività di volontariato. Il pranzo è alle 12,30. Il martedì si pratica sport: di solito il calcio o qualche camminata. È importante stare bene anche col fisico. Il mercoledì e il sabato, si organizzano i turni di pulizia. Negli altri pomeriggi ci si dedica al volontariato o al catechismo. Alle 18,30 è prevista la preghiera della sera e, alle 19,30, la cena. Dopo cena, in base al programma settimanale: scuola di preghiera aperta anche al pubblico, serate di fraternità, adorazione eucaristica; il venerdì, condivisione della Parola di Dio sul testo della messa domenicale. Ogni tanto si approfitta per andare a qualche conferenza o veglia diocesana.
Msa. Una vita impegnata, dunque?
Fabio. Sì, del tutto adatta a capire meglio ciò che il Signore mi sta chiedendo.
Paolo Floretta, per il Messaggero di sant’Antonio – info@vocazionefrancescana.org

Roberto
Ciao Alberto, ringrazio te, Francesco ed Alessandro per il lavoro prezioso che state portando avanti sia con il Gruppo San Damiano che con il Blog ed il Postulato. Che Dio vi benedica e vi doni di vivere alla sua presenza ogni giorno della vostra vita.
Mi chiamo Diego. Molto bella questa esperienza. Sono passati 3 anni da quando questo post è stato pubblicato: mi piacerebbe sapere ora Fabio se ha confermato la sua vocazione. Pace e bene !
pace a te caro Diego, grazie per l'amicizia. Il postulante in questione, fabio, ora è un frate – frate Fabio – (sia pure con i voti temporanei)e sta studiando teologia a Padova presso l'istituto teologico S. Antonio dott. Credo sarà bello se lo porti nelle tue preghiere. ti benedico. frate alberto