Ecco di seguito, in vari post (questo è il quinto), alcune indicazioni vocazionali “in pillole”. Oggi parliamo dei motivi che possono portare a rispondere di no alla chiamata.
Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento o approfondimento.
Vi benedico. Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Che cosa può portarmi a rispondere di no alla chiamata?
Come mai una persona che ha intuito una chiamata può anche non rispondere? La libertà è il dono più grande che, come suoi figli, ci ha dato Dio anche di fronte ad una chiamata alla vita religiosa. E’ normale pertanto che, più di qualcuno, che pure ha ricevuto questa vocazione, rinunci, si allontani, prenda altre vie. La nostra natura umana resta un mistero anche di fronte ad una chiamata divina!
La nostra natura umana
resta un mistero
anche di fronte
ad una chiamata divina!
I motivi sono vari: talvolta (raramente) ci sono anche situazioni oggettive che impediscono una scelta (cause famigliari, di salute, età…). Altre volte non si è operato un serio discernimento e si è rifiutato o sottovalutato un accompagnamento adeguato. In alcuni può prevalere la paura e la comodità, il timore di lasciare e abbandonare, l’incognita del futuro… A volte sono dei vizi radicati a distogliere da una scelta per il Signore. Ho assistito, per la verità, anche a scelte impulsive e poco riflessive.
Può sopraggiungere inoltre lo scoraggiamento, di fronte a passi percepiti come ardui (verso i propri cari o nei riguardi del lavoro, lo studio). Influisce il cattivo esempio di compagni e amici. Non manca anche il rifiuto esplicito al progetto di Dio, della serie: Signore, la consacrazione, mai! Voglio farmi la mia vita!
In realtà il motivo più vero e frequente di abbandono è il venire meno della fede e della dimensione spirituale della vita: piano piano si tralascia la preghiera e la relazione con Dio; non si cura l’interiorità e l’incontro intimo con il Signore! E così, quasi impercettibilmente, l’anima si desertifica e il richiamo e il germe alla vita consacrata si dissolve, diventando irrilevante e insignificante. La vocazione religiosa è dunque, prima di tutto, una questione di fede!
Infine, un ultimo dato: vi può essere un abbandono anche quando non si tiene conto della responsabilità e delle conseguenze del nostro rifiuto verso le tante persone misteriosamente affidate in una chiamata vocazionale. Questo succede se la consacrazione è vista come una sorta di proprietà privata, di progetto autoreferenziale che pertanto riguarda solo la nostra realizzazione. In realtà la vocazione religiosa è sempre nella Chiesa, dalla Chiesa e per la Chiesa: dunque per qualcuno, per il bene di altri, per il Regno, per i poveri, per i giovani, per le famiglie,per il mondo.
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