Cinque piccoli post per avvicinarci al Natale. Oggi parleremo di Betlemme.
Proseguo anche oggi il mio piccolo itinerario francescano sul Natale e L’Incarnazione del nostro Signore Gesù, nella speranza che possa aiutarvi ad attendere e vivere al meglio questo straordinario e dolce mistero che tanto ha affascinato san Francesco.
Al riguardo, non posso non andare col pensiero alla Terra Santa, ancora oggi così martoriata dalla guerra… e in particolare a Betlemme, là dove i frati francescani sono presenti da secoli. Fu lo stesso San Francesco d’Assisi, mosso dall’amore per Cristo Povero e Crocifisso, a recarsi in Medio Oriente (1217) per “toccare” quei luoghi che fino ad oggi costituiscono una testimonianza insostituibile della rivelazione di Dio e del suo amore per l’uomo.
In quel suo pellegrinaggio, nonostante il guerreggiare delle crociate, incontrò e dialogò a Damietta, in Egitto, con il sultano Melek al-Kamel, il cui governo si estendeva fino alla Terra Santa. Fu un incontro pacifico, che diede inizio alla presenza dei francescani in Terra Santa e che segnò anche lo stile della presenza dei frati lungo il corso dei secoli, fino ad oggi.
A testimonianza dell’amore di san Francesco per la Terra Santa, riporto di lui un piccolo aneddoto che potrà farci un poco sorridere, ma certo rivela tutto l’ardore e l’amore che il Poverello aveva per Gesù e per ogni luogo, fatto, persona, pietra… che Lo potesse in qualche modo ricordare e tenerne desta la presenza.
Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole. (Dalla vita di san Francesco, FF 470)
fra Alberto – info@vocazionefrancescana.org