Quando ti accorgi che seguire la tua vocazione non dipende solo da te, quando ti senti “bullizzato” o quando ciò che ti sta a cuore viene “banalizzato”… riesci ad ascoltare il tuo cuore? O è invaso dal rumore di chi non ti capisce?
Voglio aiutarti a riconoscere le insidie che ci sono attorno a te e che ti impediscono di lasciare spazio a ciò che per te conta davvero.
Sono certo che in questo vostro cammino e discernimento ad una possibile vocazione alla vita consacrata e sacerdotale francescana, abbiate già più volte riscontrato vari ostacoli personali, ma anche tanti rifiuti, talvolta il dileggio e forse l’emarginazione; come se, per buona parte della nostra società e delle persone anche noi più vicine, non ci fosse nulla di peggio e più irragionevole di tale scelta. Questo avviene a scuola, al lavoro, fra gli amici, ma anche purtroppo nelle famiglie di origine…
Esistono a mio parere almeno 4 tipi di mobbing/bullismo vocazionale. Proviamo a vederli insieme!
1. Il mobbing/bullismo vocazionale in noi stessi
Sono tanti, infatti, i dubbi e i freni che una vocazione giovanile oggi, per quanto genuina, deve affrontare per poter sbocciare ed essere accolta. Ne ho già parlato in vari post precedenti: la tentazione di rimandare continuamente, quella di dedicarsi senza troppo pensare solo a se stessi e ai propri progetti escludendo il Signore; la scarsa stima di sé, la paura di essere “fregati” dal Signore, il rifiuto di soffrire e la conseguente fuga di fronte alla difficoltà o al giudizio altrui, l’imperante e suadente edonismo, lo stordimento del mondo virtuale che un pò tutti ci schiavizza… e via dicendo.
Si tratta di spezzare queste catene, di respirare libertà, aprire le braccia e il cuore sperimentando e ricercando ogni giorno l’amore del Signore e la sua volontà, soprattutto nella preghiera e nell’incontro silenzioso e segreto con lui.
2. Il mobbing/bullismo di coetanei e compagni
Per molti giovani che pure si sentono “chiamati”, è spesso alquanto difficile condividere tale intuizione e trovare benevola accoglienza: piuttosto sono più frequenti umiliazioni e dileggi vari, epiteti e soprannomi negativi. La solitudine “vocazionale” ne è la prima conseguenza e il rischio di scoraggiarsi e lasciar perdere diventa così molto forte.
Risulta qui importante, trovare nuove vie alternative e spazi possibili di condivisione con altri giovani ugualmente in ricerca. Vitale allora poter frequentare una comunità religiosa, partecipare ad un gruppo di discernimento vocazionale insieme ad altri giovani (come il Gruppo san Damiano), per avere la possibilità di uno scambio, di un confronto, di un incoraggiamento reciproco, di un cammino condiviso. Irrinunciabile poi, il dialogo sincero e libero con una guida spirituale: senza, non si va da nessuna parte!
3. Il mobbing/bullismo vocazionale in famiglia
Se un tempo non lontano nelle nostre famiglie avere un figlio frate o prete era ritenuto un onore, oggi, per tanti genitori, fratelli o parenti vari è quasi una disgrazia e si tende pertanto a scoraggiare e distogliere da tale orientamento, anteponendo alla vocazione divina altre mete ritenute più allettanti e valide (la laurea, il lavoro, la famiglia, i piaceri della vita).
L’ostacolo, quando viene dai propri cari, è spesso davvero forte; fin da costringere a fare delle scelte estranee e lontane alla chiamata del Signore. Il rischio però, in tal caso, è di un’esistenza incompleta e imposta da altri e in fondo poco felice e realizzata.
L’alternativa è solo la decisione di abbracciare la croce custodendo con tenacia e gioia nella preghiera quanto il Signore ha seminato nel cuore. Sempre fondamentale sarà l’aiuto di bravi religiosi e la frequentazione di ambienti incoraggianti e rasserenanti (da ricercare!). Va anche detto che, la fedeltà e la felicità di una scelta vocazionale riescono solitamente, con pazienza, a superare anche le più forti ritrosie genitoriali che in fondo solo desiderano per i propri figli il bene e la felicità! Dunque, non abbiate paura; c’è bisogno di frati e preti e religiosi felici!
4. Il mobbing/bullismo da parte della società
Oggi, la chiesa e i preti, i frati le suore, ma anche semplicemente essere e definirsi cristiani non è certo più di moda e parlar male di loro è la cosa più frequente. Basta farsi un giro sui social e scoprire tanti toni sprezzanti, sarcastici, giudicanti e velenosi, caricaturali. Per es. la figura del frate oscilla fra gran mangiate e bevute insieme a medioevali penitenze e digiuni, è il tonto ignorante e fannullone, lo sprovveduto o il cinico furbacchione, tradizionalista o troppo moderno, mammone o novello hippy e così via …
Siamo tutti invitati ad alleggerire il cuore, lasciandoci guidare da Gesù, nella certezza che il suo Vangelo è ancora una buona notizia per il mondo, per tutti! Ci deve dunque orientare sempre uno spirito di positività e ottimismo verso il mondo e ogni persona, anche la più lontana: tutti anelano alla verità, all’amore; tutti anelano a Gesù che ha dato la sua vita per ciascuno.
Il mondo ci attende, proprio là dove apparentemente vi è più distanza e chiusura. Là dove la parola del Vangelo può illuminare, portare pace, conforto, speranza: lì dobbiamo andare! Coraggio dunque e gioia e letizia!
fra Alberto – info@vocazionefrancescana.org
(da una rilettura di un intervento dell’arcivescovo di Aparecida – Brasile, monsignor Orlando Brandes)