Corriamo sempre. E se la salvezza, la vita piena, la gioia di ogni istante, l’incontro con il Signore che viene a trovarci, passasse semplicemente dal prenderci del tempo?
La settimana scorsa ho avuto il dono di vivere un’esperienza bellissima: noi frati francescani proprio in questi giorni, in questi mesi, stiamo facendo una cosa un po’ da matti: ripercorrere tutta l’Italia a piedi, con le reliquie di sant’Antonio. Siamo partiti dalla Sicilia, da Capo Milazzo, 15 giorni fa, ora stiamo attraversando la Calabria, e poi su, Campania, Lazio, Umbria, Assisi, Toscana, Emilia-Romagna, fino ad arrivare qui a Padova il 9 ottobre prossimo: 3 mesi e mezzo di cammino! Abbiamo chiamato questo evento “Antonio 20-22” (qui il sito con tutte le info).
Perché? Perché proprio 800 anni fa sant’Antonio stesso ha percorso questo itinerario. Era arrivato come naufrago in Sicilia, e con un gruppo di frati è salito fino ad Assisi, dove ha potuto vedere san Francesco al Capitolo delle Stuoie del 1221. Si è spostato poi in un eremo sulle colline di Forlì, a Montepaolo, e poi, proprio nel 1222 (800 anni fa), attraverso un episodio fortuito a Forlì, ha iniziato a pellegrinare per tutto il nord Italia e il sud della Francia, fino a diventare il grande Santo che conosciamo, qui a Padova.
La settimana scorsa ho avuto il dono di vivere qualche giorno di questa esperienza: con un gruppetto di giovani in cammino vocazionale (Leonardo, un nostro prenovizio, Luca, un nostro postulante, Davide e Valerio, giovani in ricerca vocazionale) abbiamo raggiunto il gruppo di pellegrini a Reggio Calabria e abbiamo camminato con loro per 7 giorni, fino a Vibo Valentia.
Perché vi parlo di questo? Non so se avete mai fatto un’esperienza di pellegrinaggio a piedi. Le ore che il pellegrino passa a camminare, hanno una qualità totalmente diversa dalle ore che passiamo nella nostra quotidianità, fra il lavoro, la famiglia, gli impegni…
Mi domando: è faticosa la nostra quotidianità? Credo di sì, penso un po’ per tutti. È faticoso camminare 25 km al giorno, con lo zaino, sotto il sole di luglio in Calabria? Sì, lo è. Eppure è una qualità di fatica, di tempo vissuto, totalmente diverso.
Il camminare, il mettere un passo davanti all’altro, il dover sottostare all’andatura che il mio corpo mi detta, il vedere che per fare un solo chilometro ci vuole un quarto d’ora… il percepire la fatica fisica, il sudore, le vesciche, i muscoli indolenziti… l’avere tempo. Tempo per ascoltare il proprio corpo. Tempo per sentire l’aria, gli odori, i suoni. Tempo per guardarsi intorno, vedere l’asfalto, le sue singole crepe, l’erba incolta a lato strada, le campagne, le case, l’immondizia, tanta, il mare all’orizzonte, il cielo… Tempo per vedere chi mi cammina accanto, sentire il suo respiro. Consegnare una parola, accoglierne un’altra…
Il camminare, il pellegrinaggio, ti dona un tempo diverso, di una qualità totalmente diversa. Non si tratta di “riposarsi”, di “non fare fatica”, al contrario. Eppure è tutta un’altra cosa, rispetto al “fare fatica” di ogni nostro giorno.
Se vi ricordate, nelle letture della messa di domenica scorsa (qui puoi ritrovarle), Abramo (prima lettura) e Maria di Betania (Vangelo), fanno qualcosa di simile. Certo, loro non camminano, sono fermi ad ascoltare. Ma il concetto è lo stesso. Prendono tempo. Tempo per guardare, tempo per ascoltare, tempo per accorgersi della vita che scorre. Per accorgersi che il nostro Dio è il Dio-con-noi, il Dio che c’è, che visita, che passa, che viene, che è presente, che sta accanto. Ci vuole tempo. Per guardare, per vedere, per accorgersi, per farsi-accorti.
Allora certamente le cose da fare nella nostra vita ci sono, e sono molte, e sono anche buone, e pure “necessarie”, ci mancherebbe altro. C’è da lavorare, c’è da prendersi cura della famiglia, c’è da fare tante cose… certo. Eppure, se in mezzo a tutte queste cose riusciamo a prenderci piccoli momenti per fermarci, per guardare, per ascoltare, per camminare, allora lì incontriamo l’unica cosa “davvero necessaria”, l’unica di cui, dice Gesù proprio nel Vangelo di domenica scorsa, “c’è davvero bisogno”: accorgersi che la vita c’è, che è un dono meraviglioso, che le piccole cose sono quelle che ci salvano la vita, soprattutto che tutto questo è possibile perché è dono suo, perché Lui c’è!
Allora diventa poi tutto diverso, anche il nostro correre, il nostro lavorare, il nostro stancarci e stressarci, assume un colore diverso, perché so che Lui c’è accanto a me, so che non devo salvare il mondo perché l’ha già salvato Lui, so che il mondo è pieno di problemi, ma è una realtà meravigliosa. So che lui, è con me, tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Doniamoci questa esperienza, regaliamocela a vicenda. E sarà buona notizia, Vangelo, gioia vera, sul serio.
Buon cammino a tutti.
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org
PS: qui sotto alcuni scatti degli incontri con varie comunità durante il cammino in Calabria