Oggi guardiamo alla vocazione e alla chiamata di Matteo, uno dei primi discepoli, un apostolo, un evangelista, ma insieme un peccatore, un pubblicano che subito dice “eccomi“. Com’è spesso difficile questo passo, invece, per “i bravi ragazzi”!!!
Dal Vangelo di Matteo (Mt 9, 9-13)
In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Il peccatore subito si alza e segue il Signore
Matteo era un uomo qualsiasi, preso da se stesso e dai propri affari e dal guadagno, un uomo ai margini del contesto religioso del tempo. Come esattore delle tasse era pure considerato un ladro e dunque odiato dai suoi connazionali. Eppure il suo “Eccomi” alla chiamata di Gesù è immediato e senza riserve: subito si alza e lo segue!
Non posso qui non pensare alle molte tipologie di risposte alla vocazione e alla chiamata che ho potuto conoscere in questi anni in molti ragazzi. Vi propongo di seguito alcune considerazioni volutamente provocatorie..per “stimolarvi” un pò…!!
Prima di tutto, ogni volta mi stupisce come il Signore chiami chi vuole Lui e come e quando vuole Lui, con una libertà e un’apertura straordinaria. In secondo luogo, questo episodio della chiamata di Matteo è davvero emblematico per la sua cruda attualità: lui, un peccatore, subito dice di sì! Al contrario il giovane “bravo e buono e bello” (il giovane ricco di un altro episodio evangelico; Mt 19,16-22) dice di no!
L’oblio del “bravo ragazzo”
Senza generalizzare, troppo spesso purtroppo ho dovuto constatare quest’ultimo atteggiamento in molti nostri “bravi ragazzi” di parrocchia, magari cresciuti da sempre in mezzo ai frati e ai preti, provenienti da buone e sane famiglie, catechisti o animatori stimati e capi scout, bravi a scuola e zelanti nella fede…. Ebbene… di fronte ad una possibile chiamata e vocazione, sono tanti di essi ad aver preferito il farsi la propria strada, a non aver voluto neppure ascoltare alcun invito evitando da subito e scrupolosamente ogni discernimento pericoloso, scegliendo invece di perseguire unicamente i propri progetti buoni e belli, spessissimo condizionati dalle brame famigliari (diventare ingegnere ultimamente è il top dei desideri di mamma e papà!).
E’ come se talvolta “al bravo ragazzo” manchi lo slancio, il senso di abbandono e di fiducia, è come se la sua vita sia già su un binario definito (spesso da altri), è come se un poco si ritrovi “spento” e che non abbia mai conosciuto fino in fondo la grandezza dell’Amore di Dio, che solo giustifica un passo così “da fuori di testa” come il diventare frate o prete. Del resto, chi basta a se stesso e non ha nulla di cui chiedere perdono o grazia, perché dovrebbe guardare oltre …?
L’amore sta alla base della scelta vocazionale
Ancora senza generalizzare, è vero invece che sempre più giovani, spesso anche feriti nel loro vissuto umano o famigliare o da tempo lontani o persino ostili alla fede, ritornano al Signore con più gioia ed entusiasmo (la conversione). Non è raro poi che dei “luoghi” siano stati per essi davvero speciali e all’inizio di un cambiamento: Assisi, Lourdes, il Cammino di Santiago, Medjugorie, una montagna, un pellegrinaggio…
Oppure la loro ricerca è partita da alcune esperienze forti di dolore o sofferenza, ma anche di volontariato o servizio, o semplicemente da un bisogno di senso e verità…La Croce, segno di morte e salvezza è comunque sempre presente!! Tra questi giovani, alcuni sentono poi la necessità di scelte ancor più radicali ed esigenti come la vita religiosa francescana e sacerdotale o missionaria (la vocazione). In essi mi colpisce ogni volta “il percepirsi voluti bene, il sentirsi perdonati, abbracciati dal Signore…, l’avere sperimentato la grandezza della sua misericordia, la guarigione da tante ferite interiori… e la necessità quindi di testimoniare tutto questo , di annunciarlo, di gridarlo ad ogni uomo”… Solo l’amore, e l’esperienza di sentirsi amati dal Signore, cari amici, stanno alla base di una vocazione religiosa!!
Qual è la misura del tuo amore?
Mi auguro che queste mie parole, un po’ piccanti, vi interpellino sulla misura del vostro Amore; sulla misura del vostro sentirvi amati dal Signore e sul desiderio conseguente di comunicare questa esperienza al mondo intero, come e dove Lui vorrà mostrarvi!
Vi benedico. Al Signore Gesù sempre la nostra lode!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org