Ieri ho ricevuto una mail da Davide, un giovane trentino di 21 anni, il quale mi parlava da un lato di una sua attrazione per la vocazione francescana, dall’altra esprimeva grandi timori di fronte ad una strada che un poco sentiva come immeritata e irraggiungibile.
In particolare Davide mi esprimeva tutta la sua apprensione rispetto ad una scelta tanto impegnativa, per il suo considerarsi un ragazzo “debole e peccatore”, “impreparato e senza particolari doti”…
Mi ha colpito il suo chiedersi ripetutamente: “perchè proprio a me”, tra un misto di stupore, incredulità, timore, voglia di scappare e non ascoltare. Come se la chiamata fosse un qualche cosa da meritare, da guadagnare; una sorta di trofeo, ma solo se si è bravi, buoni e belli; in definitiva un “premio” riservato a giovani “perfetti”! Pare invece, che non sia proprio così!
Ancora devo rispondere alla sua mail, ma le tematiche che Davide mi ha esposto sono quelle di molti altri giovani che pure mi scrivono. Riporto al riguardo e di seguito, una bella meditazione di un caro confratello (fra Antonio) che spero potrà essere utile a tutti.
Vi benedico. Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Il titolo di questa breve meditazione vuole essere soltanto una provocazione verso un modo di ragionare e di agire oggi molto diffuso – anche tra i cristiani – che in nome di una giustizia, concepita come un assoluto, impedisce, o addirittura nega, la vera libertà, quella di amare senza misura e con essa il vero amore che Cristo Gesù ha vissuto.
Parlare di vocazione come “Dono” di Dio ci costringe, infatti, ad abbandonare la logica del merito e del “do ut des”, per lasciarci sorprendere e colmare dalla gratuità dell’Amore di Dio che Gesù ci ha rivelato. Ma, senza sprecare troppe parole, basterebbe che proviate a chiedere ad un consacrato di parlarvi della sua esperienza di Dio e di cosa lo abbia spinto a scegliere di donare la sua vita a Lui, per cogliere subito come vi troviate dinanzi ad un mistero d’amore così grande, che quel povero uomo o donna che sia, non potrà che rispondervi con delle parole o frasi simili a questa: «mi sono sentito profondamente amato da Lui». E ciò non perché consideri l’amore di Dio un fatto scontato, ma perché si riconosce raggiunto da un amore infinito e immeritato di cui egli è stato fatto oggetto. Ma non finisce qui, poiché se, non essendo ancora soddisfatti, provate a domandare: «ti sei chiesto come mai proprio a te?» vi dovrete accontentare di una risposta alquanto deludente come «non lo so!» o «non l’ho mai capito!».
San Francesco ha voluto provare a rispondere a questo interrogativo postogli da frate Masseo e non ha trovato parole migliori di queste: «perché il Signore non ha trovato sulla terra un peccatore più grande di me». Queste parole di Francesco lasciano ben comprendere certamente la sua profonda umiltà, ma soprattutto l’infinita misericordia che Dio gli ha usato, e ci aiutano a capire come il Dio che egli ha incontrato ragiona e fa le sue scelte non secondo criteri di giustizia o di merito, ma di amore. L’amore, infatti, non si merita, ma è dono gratuito e liberamente offerto. Per questo chi è raggiunto da quest’amore sa bene di non meritarlo, e sa ancora meglio di non essere affatto speciale per ritenersene degno.
Lasciarsi raggiungere dall’amore e dalla misericordia di Dio è l’esperienza più vera che ogni uomo possa fare di sé e di Dio, poiché nell’amore il mistero di Dio e quello dell’uomo si incontrano. Infatti, se è vero che nell’amore ricevuto Dio si fa come noi, è altrettanto vero che in quello donato e offerto noi possiamo farci come Lui. Ogni vocazione, pertanto, in quanto dono di amore ricevuto, è per l’uomo l’unica occasione di diventare santo come Dio è santo, cioè capace di amore, ed essere veramente beato, poiché in lui l’amore ricevuto, Dio stesso, porta frutto, in quanto si fa capacità di amore offerto, donato e condiviso con ogni fratello.
Ogni vocazione è, dunque, il luogo privilegiato in cui il mistero dell’amore si fa carne e si fa storia, così come si è fatto carne e storia in Cristo Gesù, affinché la nostra storia parli di Dio e diventi sempre più «sacramento» del suo amore.
fra Antonio – info@vocazionefrancescana.org
Sono anch'io una ragazza in cammino vocazionale e seguo molto questo blog. Più di una volta è capitato che i vari post "rispondessero" alle mie domande e anche stavolta è stato proprio così! Grazie per aver condiviso questa riflessione, mi ha toccato veramente il cuore!! Grazie anche per la grande testimonianza e l'aiuto che date a ciascun ragazzo/a perché, anche se la strada è stretta e in certi tratti difficile, dimostrate che vale la pena percorrerla e soprattutto vale la pena rispondere "si" ad un Amore infinitamente grande. Un abbraccio
Carissima Francesca,grazie di cuore per le parole di fiducia, di incoraggiamento e stima: mi fanno bene e mi spronano a proseguire in questo servizio (talvolta oneroso) che vedo è però di aiuto a tantissimi ragazzi/e! Ti incoraggio anch'io nel Signore! Rispondere alla Sua chiamata (qualsiasi sia) è quanto di più bello e grande possa accadere nella vita di una persona: è trovare infatti il senso pieno della propria esistenza. Ti benedico e affido anche a S. Antonio di Padova, qui presso la sua tomba. ciao. frate Alberto
Grazie per questo intervento. Io continuo a chiedermi cosa sia vocazione. Mi è stato detto di tutto ed ora ho una confusione tale che la parola sta rischiando di divenire paradossalmente vuota di senso. Così ho deciso che vocazione significa solo che Gesù mi ama e mi vuole con sé, e questo lo sperimento tutti i giorni. Quello che scelgo è la forma in cui rispondere. Potrò sbagliare o no, non lo so.
la vocazione è proprio questo: la risposta libera e responsabile ad un amore offerto.