Un seminarista di 23 anni in forte crisi mi scrive circa il suo percorso vocazionale: si vede incapace, “bloccato”, con una identità incerta e una “stima di sé” davvero fragile e povera.
Un giovane seminarista “in crisi”
Alcuni giorni fa ho ricevuto una mail da questo ragazzo, in forte crisi circa la sua scelta vocazionale (dallo scorso anno frequenta la propedeutica in un seminario diocesano). Non riporto parti specifiche della lettera da lui ricevuta e neppure cito il suo nome (per tutelare al massimo la privacy). Mi limito qui a dire in generale alcune fatiche condivise con me:
E’ per es. talvolta oppresso da un senso di confronto e timore collegato al giudizio altrui sul suo valore e le sue capacità (nel suo seminario la dimensione intellettuale è alquanto promossa e per lui che viene da una scuola tecnica non sempre l’approccio agli studi filosofico/teologici gli risulta facile) .
Nei mesi scorsi ha poi molto sofferto per il venire meno di alcune relazioni importanti e su cui sempre aveva confidato e sempre si era affidato anche nella scelta vocazionale (alcuni suoi cari compagni, con cui aveva condiviso tanti passi, hanno lasciato a settembre il seminario).
Mi diceva poi della povertà della sua preghiera e dei molti dubbi vocazionali insorti nei recenti mesi unitamente al timore di avere sbagliato tutto entrando in seminario, avendo anche perso ogni ruolo e riconoscimento (prima aveva un buon lavoro, degli amici… piena autonomia).
In tutto questo il tema di fondo ricorrente è stato: una percezione di sè sempre più inadeguata, poca stima di sè, un “non volersi bene”, tanta paura ed incertezza esistenziale…ad osare ..a muoversi..
Mi scriveva però anche della sua intenzione a parlarne con i formatori, pur fra molti timori e vergogne. A me, chiedeva, qualche consiglio e indicazione più propriamente spirituale.
La stima di sé : dimensione cruciale
Prima di tutto l’ho fortemente incoraggiato nel manifestarsi ai formatori ed anche, nel farsi aiutare eventualmente da qualche persona esperta per una sua “crescita umana” e maggiore conoscenza di sè. Da soli, infatti, quando si è in difficoltà ed anche così giovani, è molto difficile trovare una via di soluzione. Saper chiedere aiuto, è un passo fondamentale!
Gli ho comunque inviato alcune considerazioni, certo un pò generali, non potendolo incontrare e conoscere di persona (il confronto personale – ribadisco – in un cammino di discernimento, è irrinunciabile!!). Condivido con tutti voi qualche riflessione, nella convinzione che possano aiutare anche altri ragazzi in discernimento vocazionale e quanti, in particolare, si ritrovano un pò “in crisi”, facendo i conti con una bassa stima di sé e una scarsa valutazione della propria persona, specie nel confronto con gli altri.
Si tratta di passaggi davvero cruciali nella vita di ogni giovane che, se non affrontati, saranno all’origine di una serie infinita di mali ulteriori, di ancora più grandi veleni e sofferenze. Dunque vale la pena guardarli bene in faccia!
In base a cosa io mi stimo e mi valuto?
Ecco una prima domanda di fondo che ho posto al giovane seminarista e che pongo a tutti i miei lettori: “in base a cosa io mi stimo e mi valuto?”. Se scoprite che il giudizio altrui, l’approvazione esterna o anche l’appoggio amicale, il successo come le svalutazioni che vi vengono tributati dal di fuori risultano per voi molto, “troppo” importanti… per “restare in piedi”, per sentirvi uomini, per affrontare la giornata: ebbene, è tempo di cambiare al più presto direzione e prospettiva.
La stima di noi stessi, alla lunga non regge se è eterodiretta, se siamo etero-dipendenti. La nostra stima e il nostro volerci bene, il nostro “valore”, non possono nascere solo da uno sguardo e da un giudizio o da un sostegno che parte dagli altri. Non possiamo “pesarci” principalmente in base alle approvazioni o alle disapprovazioni rivolteci.
I nostri ideali
Una sana e realista stima di noi stessi ha a che fare invece con la nostra identità. E questa matura e cresce prima di tutto quando cerchiamo di vivere i nostri ideali. Il volerci bene è legato pertanto all’Identità e questa è legata allo scopo che vogliamo dare alla nostra vita, alla meta verso cui tendiamo.
E’ importante dunque, anche in un cammino di discernimento, più che ricercare appoggi e conferme esterni o riconoscimenti da altri, chiederci e chiarire i nostri ideali di riferimento, gli ideali che ci guidano e fanno palpitare il cuore, dirci e ridirci qual è lo scopo e la meta della nostra vita.
Fare memoria della nostra storia vocazionale
Ho pertanto spronato prima di tutto il giovane seminarista a fare memoria dei passi per i quali è giunto in seminario. A riportare in evidenza alcuni motivi profondi che a suo tempo l’hanno indotto a tale scelta. A ridirsi gli ideali che l’hanno guidato a lasciare un lavoro, e la famiglia…
E soprattutto a riandare con il cuore e con gli affetti ad alcune belle esperienze intime, d’amore e relazione con il Signore Gesù, a cui mi accennava. Quando si è in crisi, infatti, il bene, sembra scomparire: allora è necessario farlo riemergere, andare a rileggerlo e a ridircelo… La nostra storia vocazionale è preziosa e non va dimenticata!
Una scelta di libertà
Ridirsi i propri ideali e decidere di seguirli è una scelta straordinaria di libertà. Diventa, infatti, un criterio assolutamente gestibile da noi stessi, senza interferenze altrui, senza così sentirci soggetti o orientati dagli sguardi positivi o negativi degli altri o da qualsiasi altro condizionamento. E’ in tal modo, che impariamo a diventare padroni e signori della nostra esistenza.
Niente e nessuno, infatti, mi può impedire di vivere i miei ideali! Solo se guidati quotidianamente da questa convinzione e volontà potremo giungere a presentarci per quel che siamo, per quanto desideriamo e amiamo e vogliamo essere e diventare!
La preghiera
Per ogni giovane in cammino vocazionale verso una consacrazione, la preghiera diventa a questo punto la dimensione fondamentale. Il Signore Gesù, infatti, in tale scelta di vita è il criterio e il valore e il sommo ideale nel quale è chiamato a stimarsi e a valutarsi e a identificarsi! E un’autentica e profonda identificazione con Lui non può avvenire se manca la preghiera! O Gesù, infatti, diventa il fondamento nel quale ci si pesa e misura e colui per il quale ci si spende, oppure saranno altri criteri a guidarci e immancabilmente a portarci fuori strada e a frustrarci e deluderci.
La preghiera dunque per un incontro personale con Gesù, è la meta verso cui tendere quotidianamente e con tutte le forze. Se manca la preghiera, il giovane in ricerca vocazionale, così il seminarista, ma anche il prete o il frate o a qualsiasi religioso che sia, dovranno presto affrontare conseguenze terribili per la loro vita.
Chi è Gesù per me?
A questo punto ecco un’altra domanda necessaria: chi è Gesù per me?
È una presenza fondamentale, oppure del tutto secondaria e irrilevante rispetto ad altri valori e mete ( la scuola, la mia realizzazione, il mio star bene, anche il mio fare cose belle e buone, il mio dedicarmi agli altri..)?
È Lui il criterio in base al quale valuto la mia vita di uomo e di giovane?
È Lui la mia prima preoccupazione, oppure arriva sempre dopo qualche cosa o qualcuno?
La necessità di una verifica quotidiana
Per giungere e realizzare quanto sopra descritto occorre quotidianamente vigilare e impegnarsi. Come?
Prima di tutto sottoponendo a verifica ogni giorno la nostra vita: esaminando il nostro vissuto se sia stato positivo o negativo e, soprattutto, chiedendoci in base a cosa siamo giunti a tale valutazione di noi stessi!
Quindi, riconoscendo con molta onestà, quanto nel nostro agire, contino e pesino i criteri del Signore Gesù! E dunque non tanto quanto gli altri abbiano parlato bene di noi o ci abbiano manifestato amicizia, stima e riconoscimenti! Del resto, al riguardo, il Signore Gesù è molto chiaro quando dice:
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. (Lc 6, 26);
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.( Mt 5, 11) .
Infine , verificando la nostra costanza e fedeltà alla preghiera, nella consapevolezza che il venire meno di questa (lo ripeto!) avrà su di noi ripercussioni terribili.
La tua personalità e la tua fede sono la stessa cosa.
Ritornando alla mia risposta al giovane seminarista proprio così concludevo la mail a lui rivolta:
“la tua personalità e la tua fede sono una cosa sola: tu, devi essere Gesù Cristo “.
E questo è anche l’augurio che faccio a ciascuno di voi da questo blog: diventare come Gesù, essere Gesù!
A Lui sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Ciao, questo articolo mi ha fatto venire in mente un periodo della mia vita in qui mi ero completamente allontanato da Dio o forse sarebbe meglio dire che io Dio non lo conoscevo ancora. La mia vita era tutta focalizzata su di me e sulle aspettative che gli altri mi avevano addossato, questo già da piccolo per me era diventata una gabbia oscura che rendeva la mia vita pesante priva di luce e piaceri, anche solo il fatto di uscire a giocare con gli amici o uscire nel weekend mi erano impossibili in quanto sentivo il dovere di studiare per… Leggi il resto »