Oggi condivido la mail di Bruno, un giovane di 25 anni che mi scrive dalla Lombardia. Attratto dalla vita religiosa si trova però a fare i conti con la paura di una scelta definitiva, il timore di “un per sempre” verso cui si vede incapace.
Mail di Bruno
Caro p. Alberto, grazie per il suo blog che seguo ormai da tanto, dall’inizio dell’università a Milano (Politecnico appena concluso). Le confesso che mi ha molto aiutato a ritrovare speranza e gioia in molti momenti difficili. Vengo con una domanda che ha a che fare con la mia vita e in particolare con le mie paure e i miei tentennamenti alla vita religiosa. A questa scelta sto pensando da parecchio, ma mi spaventa il “per sempre”, la “definitività” di una scelta. In particolare, se penso ai voti per tutta la vita, mi vedo così pieno di limiti e peccati e passioni. E se mi capiterà di sbagliare e magari rimpiangere per il passo fatto? E così continuo a rimandare all’infinito e a non decidermi per nulla. Mi rendo conto di quanto mi trovi in un circolo vizioso, ma vorrei un aiuto per provare ad uscirne. Grazie da Bruno
Risposta di fra Alberto
Caro Bruno, grazie prima di tutto per la fiducia e gli apprezzamenti.
Grazie anche per le tue domande utili anche ad altri giovani come te in ricerca. Cerco di seguito di indicarti qualche riflessione, invitandoti però, con molta insistenza a farti seguire e dialogare personalmente con una guida spirituale, che se ho ben capito non hai. Non pensare, infatti, di riuscire ad operare un discernimento da solo.
La paura del “per sempre”.
Il “per sempre” dunque, mi scrivi essere un ostacolo che ti pare insormontabile!!
Una paura alquanto comprensibile se guardi alla vita consacrata semplicemente con occhi umani, secondo criteri razionali o di puro buon senso o di personali capacità o doti umane che bisognerebbe avere. Serve dunque uno sguardo e un approccio diverso!
E’ necessario infatti, che, con verità, libertà e tanta umiltà, tu cerchi di rileggere e riandare al desiderio di consacrazione, che misteriosamente hai scoperto in te. E’ necessario che tu ne comprenda, anzi ne “assapori” ne “gusti” meglio la radice, la sorgente; ne colga la luce e il significato profondo che essa può rappresentare per te e la tua vita.
La chiamata alla vita religiosa, infatti, scaturisce da un fascino, da una seduzione, da una Grazia-Dono speciale che tramite l’azione dello Spirito Santo, il Signore suscita e offre liberamente al cuore di qualcuno (non di tutti!), perché si metta a totale servizio del suo progetto d’amore (prima in sé stessi e poi negli altri), così da avere un legame specialissimo con Lui, per realizzare i Suoi disegni, per parlare di Lui, per annunciare Lui.
Verso un’espropriazione di sé
Quanto più si prende consapevolezza di questa sorgente originaria, di questo fuoco divino che arde in noi, tanto più si diventa capaci di espropriarci di noi stessi (dei nostri progetti e paure), di arrendersi completamente a Dio e alla sua chiamata, per essere strumento dei suoi straordinari disegni.
E la preghiera è il mezzo irrinunciabile per questo cammino di espropriazione!!
Solo nella preghiera, infatti, la possibilità di udire e chiarire la voce dello Spirito Santo in noi: presenza che talvolta brucia e incendia il nostro cuore, più spesso appena sussurra, proponendosi con “gemiti inesprimibili” che chiedono per essere colti, cura, attenzione, fedeltà, ascolto, silenzio, obbedienza, talvolta lacrime…
Solo nella preghiera, poi, la capacità di riorientare gradualmente la nostra vita, non già a realizzare noi stessi e i nostri progetti, quanto piuttosto nel metterci sempre più al servizio del meraviglioso progetto di Dio, del suo dono d’amore totale, intuito in noi in modo così personale e intimo.
Tutto ciò che è grande è definitivo
Caro Bruno, i voti religiosi, che tanto ti spaventano, sono proprio l’espressione di questo dono di Dio, di un dono totale e definitivo abbracciato senza riserve. Tutto ciò che è grande è definitivo: il matrimonio è definitivo, il sacerdozio è definitivo, la vita religiosa è definitiva. Pensare che si possa essere sacerdote, sposo o religioso solo per un certo tempo è la negazione stessa del dono. In tal caso ci sarebbe un’offerta di sé part-time, un rendersi disponibili a tempo determinato (con l’uscita di sicurezza aperta), non certo un “consegnarsi”, un “abbandonarsi”, un “espropriarsi”.
Non ciò di cui l’uomo è capace, ma ciò di cui Dio è capace
Una vita, quindi, totalmente consegnata al Signore: ecco cos’è la vita consacrata! Per manifestare a tutti non ciò di cui siamo umanamente capaci, ma ciò di cui Dio è capace attraverso le meraviglie che lui sa compiere in coloro che si consegnano a Lui.
Alla luce di tale verità diventano pertanto secondarie le nostre doti, o capacità, o virtù, lauree, o doni naturali, perché una sola cosa ci è allora prima di tutto richiesta: la FEDE.
Fidati!
Carissimo, non so quanto possa esserti stato utile con questi pensieri, ma desidero concludere con una sola parola riassuntiva del tutto. Semplicemente ti dico: FIDATI!
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Ciao Fra Alberto, proprio bello questo articolo. Purtroppo viviamo in una società dominata dal precariato lavoro precario, ti sposi ma se ti stufi puoi divorziare, …ecc. Penso al concetto di “per sempre” si tende a dare un connotato negativo in quanto qualcosa di passivo hai fatto la tua scelta e la porti fino alla tomba invece il “per sempre” è il primo mattone della costruzione tanto più nella fede, un saggio frate una volta mi disse che: “se i consacrati non si dissetano alla fonte di acqua viva tendono ad inaridire” e questo è l’essenza di tutte le relazioni “Per… Leggi il resto »