Ecco la quinta tappa del nostro percorso di riflessione sulla vocazione di Francesco d’Assisi: oggi parliamo del ruolo del Vangelo.
Siamo alla quinta tappa del nostro percorso nella Quaresima Francescana (che cos’è? vedi il primo post di questa serie, trovi il link in fondo all’articolo). Oggi parliamo del ruolo del Vangelo nell’esperienza di san Francesco.
Vi lascio, come ogni mercoledì, alle parole di padre Alberto: buon viaggio a tutti!
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org
Il Vangelo come forma di vita
Lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del Santo Vangelo.
Dopo che il Signore gli donò dei fratelli, Francesco non riesce, guardandosi dentro e attorno, ad individuare degli stili di vita veramente fraterni, dove ognuno vive ed opera, liberamente, da figlio di Dio e fratello di ogni uomo.
Solo nella Parola di Dio Francesco scopre il modello di una vera umanità e fraternità: Cristo Gesù. Il Vangelo di Cristo, pertanto, diventerà l’unica regola di vita di coloro che vogliono essere e vivere da veri figli di Dio e fratelli di ogni uomo.
Gesù, rivelato dal Vangelo, sarà la “forma di vita”, il modello, lo “stampo” su cui modellare un’umanità nuova capace di restaurare la Chiesa, popolo di Dio, e i rapporti fraterni con tutta la creazione, secondo il progetto originario di Dio.
Il Signore vuole ricostruire il creato anche con te, nella misura in cui ti lascerai plasmare – come argilla nelle mani del vasaio – sul modello di Gesù Cristo, uomo nuovo. Egli non chiama coloro che ne sono capaci, ma rende capaci coloro che chiama. E tu, ti senti chiamato a realizzare questo progetto?
In obbedienza
L’obbedienza non è l’annientamento della personalità e della libertà. Per Francesco essa è uno dei tre mezzi che l’uomo ha a disposizione per edificare dei rapporti autenticamente fraterni.
Liberarsi, infatti, dalle proprie presunzioni, per rimettere fiduciosamente la propria vita e i propri progetti nelle mani di Dio, costituisce un atto di fiducia insostituibile nei confronti di Colui che è riconosciuto Padre di amore e autore di ogni bene: Dio non può volere il male dell’uomo, poiché noi siamo preziosi ai suoi occhi, Egli ci ama di un amore unico, fino a morire in croce per noi.
Pertanto obbedire a Dio, e ai fratelli-dono-di-Dio, è avere fiducia che qualunque cosa mi viene richiesta è solo per il bene, mio e, attraverso di me, dei fratelli. Hai mai considerato l’obbedienza come un atto di libertà, lasciandosi condurre da Colui che ha solo progetti di bene per i suoi figli?
Senza nulla di proprio
Il non possedere nulla di proprio (che noi impropriamente chiamiamo povertà), per Francesco, è il secondo dei mezzi che abbiamo a disposizione per edificare la fraternità. Il possesso dei beni, la loro gestione e difesa, sono causa di conflitti.
E per beni, Francesco, intende anche quelli immateriali: titoli, status sociale, cultura… Ogni bene, materiale o immateriale che sia, ti pone sempre al di sopra degli altri, insinuando in te la brama del potere, creando divisioni.
Farsi povero, come Gesù, significa “spogliarsi” delle glorie umane per rivestirsi di umiltà, per potere, in tutta libertà, servire Dio e i fratelli. Povertà e umiltà, infatti, vanno a braccetto, altrimenti c’è il rischio che la povertà diventi “orgogliosa ricchezza” e motivo di separazione con quelli che, comunque, poveri non sono. E Francesco vuole essere fratello di ogni uomo.
Non possedere nulla di proprio, invece, è un atto di fiducia che tutto quello che abbiamo è dono di Dio da condividere, gratuitamente, con i fratelli, per arricchirci reciprocamente. Credi che tutto quello che sei e che hai è un dono di Dio per i fratelli? Senti che il Signore ti chiama a liberarti dalla brama del possedere, per vivere “senza nulla di proprio”, condividendo tutto te stesso e quanto Egli ti dona, con ogni uomo?
In castità
È forse una dei più grandi “spettri” di chi sente che il Signore lo chiama a seguirlo nella vita consacrata. Eppure per Francesco è, invece, uno dei più efficaci mezzi di liberazione dai condizionamenti umani per vivere da vero fratello di ogni uomo.
La castità, che il mondo ci fa apparire come “rinuncia”, è invece lo strumento che ci permettere di lasciarci amare in profondità da Dio per essere fecondi di un amore veramente fraterno, libero e universale.
Castità, infatti, è amare l’altro per quello che è dinanzi a me: fidanzato/a, sposo/a, fratello/sorella. Non amare l’altro secondo il tipo di relazione che ha con me, è un abuso, un servirsene egoistico. Come la castità dei fidanzati è condivisione di un amore che ancora deve raggiungere una sua sicurezza e definitività, e quella degli sposi è condivisione piena, unica e feconda di tutto il proprio essere, fino a divenire una sola carne, anche con l’atto sessuale, così la castità del frate minore è accoglienza piena e sponsale dell’Amore di Dio per condividerlo, in pienezza, con gli altri in quanto fratelli e sorelle, amandoli come tali.
Senti che Dio ti chiama a questa forma di condivisione piena della tua vita con ogni fratello e sorella?
Mandato ad annunciare
Mentre un giorno ascoltavo la Messa degli Apostoli sentii… andate e annunciate.
Trasformato in figlio di Dio e fratello di ogni uomo, secondo la forma del Santo Vangelo che è Gesù, e reso pienamente libero e fraterno mediante l’obbedienza, la povertà evangelica e l’amore casto, Francesco può essere inviato ad annunciare, con la propria vita, prima che con le parole, la bellezza della vita in Cristo e nella Chiesa.
È l’annuncio di una umanità nuova, ri-creata da Cristo, dove tutti possono vivere da fratelli e, insieme, camminare liberi vero il Regno di Dio, regno di pace e di amore, dove non c’è più giudeo o greco, schiavo o libero, uomo o donna… poiché tutti si è una cosa sola in Cristo.
Cristo ha bisogno anche di te per realizzare questo progetto di amore e di salvezza. Con Francesco d’Assisi, come laico o consacrato, rispondi generosamente anche tu all’invito di andare ed annunciare l’amore di Cristo!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org