L’esperienza della vocazione di san Francesco può essere vista come un passaggio dal fallimento alla gloria.
Mi è capitata oggi fra le mani una foto scattata qualche anno fa da un nostro frate ad Assisi. Eccola qui:

Osservandola per un po’ il pensiero e la preghiera è andata subito a tutti voi giovani che guardate a Francesco e vi interrogate su una possibile vocazione francescana, nel desiderio di imitarlo e seguirlo.
Da una parte, a destra, c’è la statua di un Francesco ventenne o poco più, adagiata sul prato verde davanti la basilica: un giovane che ritorna sul proprio cavallo nella propria città a capo basso, dopo una sconfitta, con un amaro addio ai sogni di gloria.
Dall’altra la basilica che porta il suo nome, raggiunta dal primo sole del mattino come dalla luce del tramonto: la celebrazione della gloria che il giovane Francesco, aspirante cavaliere, nemmeno lontanamente si sarebbe sognato di ricevere.
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25).
Tra il ventenne Francesco che vede infrangersi i suoi sogni e frate Francesco (divenuto poi san Francesco), quello cui Dio realizza in pieno i sogni, sta, pietra dopo pietra, mattone dopo mattone, l’incontro con il Signore Gesù, con il suo Vangelo nella via dell’umile piccolezza, della fraternità. “Ti rendo lode, Padre, perché ai piccoli….”
A partire da questa foto mi è venuta l’idea di scrivere una serie di post sulla conversione e vocazione di Francesco. Sono convinto che il passaggio dal fallimento alla gloria abbia molto da dire a ciascuno di voi. Nelle prossime settimane ve li condividerò con gioia.
Prego perché per ciascuno di voi avvenga questo incontro intimo e profondo con il Signore; solo da qui viene, infatti, la forza e la gioia di seguirLo.
Vi benedico.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
PS: Troverete i post di questa serie prossimamente a questo link.
Dal Testamento di san Francesco
Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo. (…) E dopo che il Signore mi dette dei fratelli, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. E io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor papa me la confermò.
E quelli che venivano per intraprendere questa vita, distribuivano ai poveri tutto quello che potevano avere, ed erano contenti di una sola tonaca, rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache. E non volevamo avere di più. (…) E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà. E quelli che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio. Quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore, chiedendo l’elemosina di porta in porta.
Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: «Il Signore ti dia la pace!».
Si guardino bene i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni e tutto quanto viene costruito per loro, se non fossero come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre dimorandovi da ospiti come forestieri e pellegrini.(…) E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e ad altro guardiano che gli sarà piaciuto di assegnarmi. E così voglio essere prigioniero nelle sue mani, che io non possa andare o fare oltre l’obbedienza e la volontà sua, perché egli è mio signore. (…)
E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre, e in terra sia ricolmo della benedizione del suo Figlio diletto con il santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi. E io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione.