Eccoci giunti all’ottava e ultima scena della Tavola del Maestro di santa Chiara, dove lasciamo andare Chiara al cielo, al suo Signore.
Oggi suor Maria Francesca, giovane consacrata del monastero del Noce di Camposampiero (Pd), ci parla della ottava e ultima scena. Buona lettura!
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org
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Siamo all’ultima scena. Chiara, sul letto, con gli occhi chiusi. È già nella gloria. Attorno a lei innumerevoli sacerdoti e frati nel giorno del suo funerale, in una città di Assisi provata dalla sua partenza.
Così Tommaso da Celano:
“La notizia della morte della vergine scosse, cosa incredibile, tutto il popolo della città. Giungono a San Damiano gli uomini, giungono le donne e lo riempie tanta moltitudine di gente, che la città sembra essere rimasta abbandonata. Tutti la proclamano santa, tutti cara a Dio e, tra le parole di lode, non pochi si mettono a piangere” (LegsC 47-48; FF 3255-3259).
Facciamo parte di un unico corpo
Il personaggio centrale, con piviale rosso fuoco e turibolo in mano, è nientemeno che papa Innocenzo IV seguito dai cardinali. Chiara si era fatta ben conoscere a Roma per le diverse vicissitudini attorno alla Regola e alla vita in povertà che voleva a tutti i costi seguire.
Ma avviene un fatto curioso, che manifesta la grande considerazione di Chiara presso tutta la Chiesa:
“Già erano cominciate le celebrazioni divine e i frati avevano iniziato l’ufficio dei morti, quando all’improvviso il papa affermò che avrebbe dovuto essere recitato l’ufficio delle vergini, non quello dei morti. In tal modo l’avrebbe canonizzata prima ancora che il suo corpo fosse posto nel sepolcro”.
Voleva dire: non preghiamo per lei come se fosse una defunta, ma chiediamo già la sua intercessione come santa, santa! «La nuova forma di vita, che Chiara ha inaugurato per le donne all’interno della Chiesa, si apre una via coraggiosa di testimonianza autentica per il bene di tutta la Chiesa».

Custodia fraterna
La deposero infine nella chiesa di San Giorgio in Assisi, la stessa che ospitò momentaneamente il corpo di Francesco. Con delicatezza, Tommaso scrive: “Lui che, vivente, aveva preparato la via della vita, aveva in qualche modo preparato il posto anche a lei morta”. Una cura che Francesco non mancò mai di garantire a lei e alle sorelle, quale padre, fratello e santo. Chiara sarà sempre legata con affetto a Francesco, che in tal modo lo definì: “Vero amante e imitatore di [Cristo]”.
La vocazione di ciascuno, qualsiasi sia, ha dimensione ecclesiale. Ciò vuol dire che il dono ricevuto da ciascuno, se accolto e messo a frutto nella propria vita, diventa necessariamente dono per tutta la Chiesa… Sento questa comunione con l’intero Corpo di Cristo?
Sposa dell’Altissimo, sorella e madre nostra,
rendici custodi del fuoco di carità
per gustare i suoi frutti nella comunione fraterna. Prega per noi.
suor Maria Francesca – monastero@clarissedelnoce.it
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