Sesta scena della Tavola del Maestro di santa Chiara, dove prosegue il tema della prima comunità di sorelle che si sviluppa lungo gli anni.
Oggi suor Maria Francesca, giovane consacrata del monastero del Noce di Camposampiero (Pd), ci parla della sesta scena. Buona lettura!
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org
Vedi qui tutti i post della serie La Vocazione di santa Chiara

Tutto in una scena
- 1238. Un salto di ben 25-26 anni! Il nostro artista si è accorto di non aver più tanto spazio, forse…
È interessante che di tutta la vita di Chiara e delle sorelle a San Damiano – luogo definitivo del primo insediamento – l’autore scelga di rappresentarne un solo episodio tra gli innumerevoli.
La nascita del monastero di san Damiano
Tempo ne è passato, da quei primi sedici giorni. Francesco è già morto (1226) e anche canonizzato (1228). Le sorelle sono diventate numerose: ben cinquanta! E sorgono in tutta Europa i primi monasteri.
Si può dire dunque che, giorno dopo giorno, si sta formando l’identità del carisma clariano.
Tre momenti diversi
L’episodio raffigura il miracolo della moltiplicazione del pane, forse perché l’intera opera d’arte, la Tavola del Maestro, era posta sopra l’altare. Le vignette sono diverse, anche se sembra una sola. Si parte da sinistra, con Chiara “areolata” insieme ad una sorella – Cecilia, affranta e desolata – con un pane in mano; si prosegue verso sinistra, con Cecilia mentre taglia la pagnotta sopra un cesto; infine si sale in alto con la distribuzione delle fette al resto delle sorelle sorprese e lodanti.

È il Signore che moltiplica il nostro povero nulla!
Vediamo cosa ci racconta il nostro fidato Tommaso:
“C’era una volta in monastero un solo pane, mentre si avvicinava l’ora della fame e del pranzo” (LegSC 15; FF 3189). Bene, iniziamo male. Una sola pagnotta per cinquanta. Sora Cecilia la mostra a Chiara, e lei che comanda? Una cosa fuori da ogni logica: “dividere il pane in due parti: una da mandare ai frati [che erano in quattro!!] e l’altra da conservare dentro per le sorelle”. Altro che una pagnotta, ora ce n’è solo metà da dividere per cinquanta!
Forse con un po’ di sarcasmo, Cecilia le dice:
“ «Qui sarebbero necessari gli antichi miracoli di Cristo per far sì che si riesca a fare cinquanta parti di un pezzo di pane tanto piccolo». Ma la madre rispose dicendo: «Figlia, fa’ con fiducia quel che ti dico». Si affretta la figlia a eseguire i comandi della madre, mentre si affretta la madre a rivolgere pii sospiri al suo Cristo per le figlie”. Per intervento divino quella piccola quantità crebbe tra le mani di quella che la divideva, cosicché ciascuna nella comunità ricevette una porzione abbondante”.
Chiara, vera Madre
La fiducia di Chiara nella provvidenza di Dio è sconfinata, al limite della provocazione. Nell’immagine la troviamo con una mano aperta per dare le direttive, mentre con l’altra benedice e incoraggia maternamente, non sostituendosi alla sorella. È evidente la centralità del Vangelo: le moltiplicazioni, il discorso sul Pane di vita, sulla Provvidenza… è evidente l’abbandono fiducioso di Chiara ed è evidente fiducia di Cecilia, attraverso l’obbedienza alla madre. È l’opera di Cristo stesso che approva, sostiene e garantisce la forma di vita di queste donne, come lo faceva in Galilea in mezzo ai discepoli.
La povertà qui è prima di tutto materiale, incarnata. E la fraternità delle sorelle condivide anche questa povertà, nella corresponsabilità (tra abbadessa e sorella, tra sorelle, con i frati) e ponendo centrale la Parola.
La comunità, piccola Chiesa, è il primo luogo per sperimentare la carità di Dio per me e la carità verso le sorelle. Una vocazione che diventa missione di amore. Da sorella a madre.
Poverella del Signore, aiutaci a vivere in semplicità e sobrietà
come testimoni dell’unico sommo Bene. Prega per noi.
suor Maria Francesca – monastero@clarissedelnoce.it
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