Lasciare tutto per seguire Gesù? Ma non è eccessivo? Ma bisogna per forza abbandonare tutto per poterlo seguire? Tutto, infatti, significa: la nostra vita, i nostri desideri, i nostri mezzi di sussistenza, le nostre famiglie, gli affetti! Non è che Gesù sia troppo esigente?
Dal libro del Deuteronomio (Dt 6, 4–5)
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.
La parola ‘tutto‘ ritorna tre volte e appare legata al verbo ‘amare‘. Questo significa che non ci è possibile comprendere questo “lasciare tutto per seguire Gesù”, se non ci collochiamo nella prospettiva dell’Amore. Al riguardo, tre aspetti meritano di essere evidenziati :
Questo appello a lasciare tutto ci riguarda e coinvolge …. tutti.
Nessuno è escluso, laici o consacrati, e qualunque sia il nostro stato di vita (sposati o celibi). Questo TUTTO è semplicemente più o meno radicale a secondo della specifica vocazione di ciascuno, della chiamata che il Signore ha su di noi. E il suo appello, il suo invito, è sempre potente!! Come non ricordare per es. la forza della chiamata di Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, quando essi facevano il loro mestiere di pescatori sul lago di Tiberiade?
E’ l’evangelista Matteo a descrivere l’ episodio (Mt 4, 18-22):
Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
E tanti altri ancora! Quando la chiamata del Signore Gesù risuona, l’uomo di buona volontà non tarda, non rimanda… Sia che la chiamata consista nel seguire più da vicino Gesù come gli apostoli, o anche più semplicemente come un invito a cambiare vita, a convertirsi (vedi Zaccheo o Bartimeo)…
Ma allora qual è questo tutto che noi dobbiamo essere pronti a lasciare?
Questo “tutto” è simboleggiato dal mantello che getta via il cieco Bartimeo. Esso rappresenta della realtà e situazioni molto ampie e variegate della nostra vita.
Riguarda, infatti, tutto ciò a cui siamo troppo aggrappati, tutto ciò che ci rende schiavi e ci priva della libertà.
Potrebbero essere:
= le ricchezze e i beni a cui siamo troppo attaccati,
= la nostra famiglia, degli amici, una persona particolare a cui siamo troppo attaccati,
= le nostre idee, il confort e il benessere a cui siamo troppo attaccati,
= degli hobbies, uno sport, il cellulare o il nostro pc se siamo a queste cose troppo attaccati…
Ma anche potrebbero essere:
= dei vizi da cui non riusciamo a prendere le distanze,
= abitudini e atteggiamenti disordinati che condizionano il nostro agire,
= peccati in cui ricadiamo e che ci schiavizzano,
= pregiudizi, pigrizie, compromessi in cui ci fa comodo stare..
Queste liste non sono certo esaustive. Ognuno di noi del resto sa dove e da chi è fatto più prigioniero, da chi e da che cosa è tenuto in ostaggio!! Tutto questo ci conduce ad un terzo aspetto su cui riflettere.

Che significa essere troppo attaccati?
Qualche estratto luminoso della Parola di Dio ci può aiutare nel trovare una risposta:
«Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. » (Mt 10, 37 – 39)
E un altro dei discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti». (Mt 8, 21 – 22)
«Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. (Mt 19, 21-22)
In questi brani vediamo come Gesù non condanni il fatto di essere ricchi o gli affetti e i legami legittimi fra genitori e figli. Ma questi legami e affetti, tutte le nostre relazioni nei riguardi di persone o beni materiali devono essere ordinati.
Quando un affetto non è retto e ben orientato, esso diviene fine a se stesso e non più un mezzo per raggiungere il Signore ed incontrarlo. Esso diviene allora per noi un idolo che prende il posto di Dio. E così, senza rendercene conto, indirizziamo e costruiamo la nostra vita attorno ad esso, ma perdendo in tal modo la nostra libertà.
Possiamo pertanto dedicare l’intera nostra vita per esempio ad ammassare denaro, dimenticando che questo non è che un mezzo per fare il bene. In tal caso, tutte le nostre azioni sono guidate e indirizzate dall’idolo (denaro, affetti, sensualità, potere, avere, lavoro, beni..) e non più dallo Spirito Santo. E così ci si ritrova incapaci di rispondere alla chiamata del Signore, anche quando è evidente il suo appello, diventando conseguentemente tristi come il giovane ricco del Vangelo.

Questo cammino di essenzialità è l’unica via, certo esigente, a condurci verso il dono di sè‘. La si impara, mai dimenticando che il fine ultimo della nostra vita è solo Dio; tutto il resto viene dopo in quanto parziale e limitato e destinato a dissolversi. E’ questo un cammino di felicità, di fecondità e libertà, verso una vita pienamente realizzata. La conferma? La ritroviamo ancora nella Parola di Dio:
E Gesù disse loro: «In verità vi dico, chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19, 29).
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
testo tratto da : Vocation franciscaine
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Voglio seguire il Signore, vorrei trovare la strada…
Avanti coraggio..non temere! se vuoi, scrivimi alla mia mail personale ( fra.alberto@davide.it) e ne parliamo. ti benedico. fra Alberto
Quando capisci veramente, nel più profondo, che quella era la tua vocazione e non l'hai abbracciata perché ti dicevano che avevi dei limiti nello studio, anzi negli anni l'hai solo chiusa in un cassetto,l'hai ammutolita, allora il dolore è tremendo ancor di più sapendo che non puoi più tornare indietro.Un consiglio ai giovani … ascoltate bene il suo dolce richiamo, aprite il cuore, la mente e non abbiate paura di nulla e di nessuno.La gioia che incontrerete sarà immensa.Un consiglio agli educatori, non sottovalutate superficialmente una giovane vocazione, ascoltatela nel cuore, non ostacolate anche involontariamente il suo percorso, ma abbiate… Leggi il resto »