Fra le tante domande che mi giungono, molta curiosità riscuote sempre il nostro abito religioso, la tonaca francescana. Alcuni mi dicono che sembra anacronistico. Vediamo questo aspetto nella 25° pillola vocazionale.
Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Ma l’abito dei frati non è anacronistico?
Così mi scrive la sorella di un nostro postulante:
“Sono molto preoccupata e perplessa di vedere in futuro mio fratello con un abito così anacronistico e un po’ ridicolo! Ma ha ancora senso vestire in tal modo in questo nostro tempo!?”
L’obiezione non è fuori luogo per un vestito vecchio di 800 anni! Noi francescani però siamo convinti che il nostro abito sia ancora un “segno” forte e oggi più che mai “provocatorio” e di immediato “richiamo spirituale” in una società sempre più lontana, indifferente se non addirittura ostile a tutto ciò che sa di cristianesimo.
Al riguardo ho già scritto vari post, di cui riprendo sotto alcune considerazioni. Mi piace in particolare richiamare come l’abito fu inventato, novello stilista, dalla stesso san Francesco. Il Poverello di Assisi infatti, dopo la sua conversione e la decisione di vivere radicalmente il Vangelo, dicono le cronache che “si confeziona da sé una veste che riproduce l’immagine della croce” (FF 1432) per esprimere anche nel modo di vestire la sua totale e assoluta adesione a Gesù Crocifisso.
Un insegnamento ed un esempio difficile da dimenticare ed abbandonare per qualsiasi frate francescano!
Il significato dell’abito
- E’ prima di tutto, per il frate stesso, un segno e un richiamo della sua consacrazione al Signore. Ogni volta che lo indossa, infatti, l’abito gli ricorda che non appartiene più a sè, ma a Gesù Cristo e che come religioso è chiamato a “rivestirsi” di Lui sempre e in ogni momento. Con la sua forma di Croce gli ripropone continuamente la sequela di Gesù Crocifisso a cui ha aderito con la Professione dei voti.
- L’abito è però sempre un segno tangibile e visibile anche all’esterno, per ogni persona e in ogni ambiente dove il frate si presenta. Testimonia infatti (e questo a volte scandalizza e provoca qualcuno) che ci sono ancora persone che credono in Gesù Cristo e si giocano tutta la loro vita per Lui.
- Presentarsi agli altri con l’abito, è sempre pertanto anche un richiamo alla responsabilità e fedeltà del religioso, perché non faccia fare brutta figura a Colui di cui si proclama discepolo in modo così evidente.
- L’abito inoltre è un segno di fraternità e di appartenenza alla nostra famiglia francescana e bene esprime l’uguaglianza e lo spirito di amore e comprensione e di unità che sempre deve regnare fra noi tutti.
- L’abito è anche un forte segno di povertà. Il frate infatti è un uomo libero dalle mode e dalle ricercatezze come dalle mille novità indotte dal consumismo contemporaneo che molto esalta l’esteriorità e poco la dimensione spirituale. Il francescano dunque, sempre testimonia anche nel vestire, quella sobrietà e essenzialità che rimanda ad una fiducia incondizionata nella Provvidenza che non fa mancare nulla alle sue creature.
- L’abito francescano è pertanto il segno di un di più, una chiara indicazione oggi più che mai forte e provocante che il Signore Gesù può essere ancora “il tutto” per la vita di un uomo. E Dio solo sa quanto questa nostra triste e stanca società abbia bisogno di segni evidenti che subito e immediatamente richiamino il Cielo.
- Certo, portare l’abito, (lo dico per esperienza personale) qualche volta non è per niente facile: in certi contesti ti aspettano il dileggio, la supponenza, la malcelata indifferenza. Sono però molte di più le occasioni in cui la presenza di un frate subito porta famigliarità, esprime simpatia e vicinanza, suscita domande, strappa un sorriso, offre un’occasione semplice di incontro e dialogo e preghiera…
Dunque: W l’abito francescano, W l’abito religioso!
Ultimamente leggo spesso, in libri o su siti cristiani e cattolici, che la Chiesa e le cose della Chiesa debbano essere “aggiornate” e “messe al passo coi tempi”. In libri e articoli non cristiani poi, si dice che la Chiesa debba svegliarsi, e “accorgersi che il mondo è cambiato”. Ma la Chiesa fa riferimento, e deve cercare di essere sposa, al regno dei cieli, a Cristo. E Cristo non si aggiorna e non cambia, ed è, essendo Dio, al di là del tempo (anche se è la parte di Dio che si è calata dentro il tempo per venire vicino… Leggi il resto »
La questione dell’aggiornamento, caro fratello, è un po’ più complessa… certamente la Chiesa deve restare fedele, non tanto a sé stessa (sarebbe autoidolatria), ma al Maestro, al Vangelo! D’altra parte proprio questa fedeltà allo Spirito del risorto, che è continua vitalità, continuo movimento, continua novità, le chiede di essere “semper reformanda”, cioè mai giunta a compimento, sempre in cammino. E sì, la chiesa ha molto da insegnare al mondo, ma ha anche da imparare dall’umanità perché sappiamo bene che Dio parla anche al di fuori della Chiesa: quindi occhi e cuore aperti ai segni dei tempi, a quanto Dio ci… Leggi il resto »
Oserei dire, partendo dalla mia esperienza personale, che l'abito è proprio parte (e che parte oggi!) dell'evangelizzazione. A me rende estremamente felice vedere i fraticelli, che con la loro immagine prima ancora che avvicinandoti ti portano ciò che Cristo ha fatto nella loro vita. Quando uno s'innamora lo griderebbe al mondo intero, quando una donna è incinta vorrebbe farlo vedere a tutti (e si parte con le magliette più aderenti possibili già dai primi mesi, durante i quali il ventre è molto poco evidente), quando uno incontra Cristo alla fine lo porta a tutti e questa è la sua felicità… Leggi il resto »