Sono reduce da un “campo adolescenti” ad Assisi svoltosi niente meno che presso il convento della Basilica di san Francesco. Con un bel gruppo di frati e suore francescane e circa 150 ragazzi (14-17 anni) e i loro animatori, provenienti da varie parti d’Italia, abbiamo vissuto giorni di amicizia, giorni divertenti e allegri, ma insieme profondi e veri, formativi e spirituali.
San Francesco, santa Chiara e la figura straordinaria di Carlo Acutis ci hanno fatto da guida verso l’amico vero che mai viene meno e a tutto dà senso e pienezza e gioia: il Signore Gesù.
Fra le tante esperienze, ai ragazzi è stato proposto un momento non scontato, definito poi da tutti come uno dei “più belli”: l’adorazione eucaristica e lo stare davanti al Signore in silenzio e preghiera. Qui li ho visti commuoversi e sostare a lungo e piangere e affidarsi. “E’ bello stare davanti a Gesù” mi ha confidato Luca, un giovanissimo fra i più “scapestrati” del gruppo! Che stupore e che gioia sentire questa confidenza: è davvero “bello” infatti stare con il Signore ed è straordinariamente “bello” quando noi frati riusciamo a comunicare questa “bellezza” a dei ragazzi e a dei giovani.
Il paradosso è che quando mi sono azzardato a chiedere a qualcuno il perchè di tanta meraviglia, ecco uscire dall’immaginario del giovane un’idea di vita religiosa assolutamente tetra, lugubre, triste, noiosa, vecchia, retrograda,… che ad Assisi è stata demolita e scoperta in modo nuovo ! Colgo questo come una sfida per tutti noi frati ad essere sempre di più testimoni di goia e bellezza! C’è bisogno che noi portiamo questo annuncio in un mondo spesso triste e brutto!
Signore, è bello per noi stare qui!
Naturalmente non mancano nella nostra quotidianità fatiche e tristezze; così come anche noi frati facciamo i conti con mediocrità e opacità legate ad una umanità pur sempre debole e povera e pertanto la “lotta spirituale” contro le passioni e le seduzioni del mondo è parte integrante del nostro vissuto. Questo però rivela ancor di più la luminosità della vocazione religiosa francescana che abbiamo assunto e che costituisce ogni giorno, per ciascun frate, un impegno e un traguardo stupendo da raggiungere… con l’aiuto del Buon Dio e…. anche della vostra preghiera… per la quale vi ringraziamo e che ricambiamo!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

San Francesco venne al mondo con naturale disposizione alla gioia. La grazia non soffocò ciò che la natura in lui aveva realizzato, anzi la elevò.
- Già il primo richiamo ad essere cavaliere di Cristo fece germogliare nel suo cuore una tale gioia che «non poteva contenersi» (1Cel 7).Quanto più il disegno di Dio prendeva forma, più viveva il suo amore per Cristo, curando i lebbrosi, ricostruendo le chiese in rovina e infine abbandonando ogni terrena proprietà, tanto più aumentava la sua gioia in Dio.
- L’altissima povertà, abbracciata liberamente per amore di Cristo, fu per lui una fonte inesauribile di purissima gioia. «Tanta era la loro gioia, che pareva avessero scoperto un magnifico tesoro nel podere evangelico della signora Povertà, per amore del quale si erano generosamente e spontaneamente sbarazzati di ogni avere materiale, considerandolo alla stregua dei rifiuti» (3Comp 33).
- La preghiera era per lui sorgente di santa gioia. «Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore dei mali, tanto che correva il più presto possibile all’orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore» (2Cel 125). Anzi tutto quello che vedeva e udiva lo disponeva alla preghiera gioiosa. «Esulta di gioia in tutte le opere delle mani del Signore, e attraverso questa visione letificante intuisce la causa e la ragione che le vivifica» (2Cel 165). Né le malattie, né le sofferenze riuscirono mai a togliere a Francesco la serenità d’animo.
- La gioia di Francesco era spirituale; la scoperta di un Dio che ti fa abitare nel suo amore, e che lo stesso amore tra il Padre e il Figlio è anche per te. Gioia da Dio e in Dio. «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia perfetta» (Gv 15,9.11). «Beato quel religioso che non ha giocondità e letizia se non nelle santissime parole e opere del Signore e, mediante queste, conduce gli uomini all’amore di Dio con gaudio e letizia. Guai a quel religioso che si diletta in parole oziose e frivole e con esse conduce gli uomini al riso» (Amm 20).
- Ciò che è materiale può stimolare la gioiosa elevazione dello spirito a Dio. Di qui il suo amore per il canto e per la musica. Gli inni e i canti da lui composti, le «Lodi di Dio Altissimo», «il Cantico delle creature», «La salutazione della Beatissima Vergine Maria», il «Sanctus», sono testimonianze della sua anima innamorata e piena di gioia nel Signore. “Nel canto dello spirito procedette da questa vita all’eternità” (1Cel 109).
- San Francesco voleva che i frati nel loro stare insieme, nella fraternità, ricalcassero la sua gioia spirituale. «Si guardino i frati dal mostrarsi tristi di fuori e rannuvolati come gli ipocriti, ma si mostrino lieti nel Signore, ilari e convenientemente graziosi» (2Cel 128). Una volta, avendo notato che un suo compagno aveva un volto triste, gli disse: «Il servo di Dio non deve mostrarsi agli altri triste e rabbuiato, ma sempre sereno. Ai tuoi peccati, riflettici nella tua stanza alla presenza di Dio piangi e gemi. Ma quando ritorni dai frati, lascia la tristezza e conformati agli altri» (2Cel 128). La gioia era veramente il clima caratterizzante il primo nucleo francescano: gioia nella povertà, gioia nella preghiera, gioia nella natura, gioia nella fraternità. Nessun peso è tanto grave da poter opprimere la nostra gioia.
- Per i figli di Dio c’è un solo motivo di tristezza: il peccato. (cf. Amm 11). E anche qui c’è ancora a nostra consolazione la grazia di Dio che è più forte della nostra debolezza (cf. 1Gv 1,3).

Auguro a te, carissimo lettore, chiunque tu sia e qualunque sia la tua età, di scoprire lo sguardo di Gesù e di sentirne tutta la ricchezza come ha fatto San Francesco.
fra Angelo – info@vocazionefrancescana.org