Ieri nell’ambito della sua visita in Polonia per la Giornata Mondiale della Gioventù, Papa Francesco si è recato ad Auschwitz, il più grande campo di sterminio nazista dove milioni di persone furono uccise dalla pazzia e dall’odio di uomini accecati da un’ideologia atea e satanica. Molto forte la sua scelta di non esprimere parole, ma di vistare quel luogo tragico in assoluto silenzio.
Papa Francesco è rimasto a lungo, da solo, in preghiera, “nel bunker della fame”, dove il 14 agosto 1941 morì anche Padre Massimiliano Kolbe, francescano dei frati minori conventuali (a cui anch’io appartengo) che qui offerse la sua vita al posto di un giovane padre di famiglia.

P. Kolbe era giunto ad Auschwitz pochi mesi prima (maggio ’41). Alla fine di luglio uno dei prigionieri del suo blocco riuscì a fuggire e secondo l’inesorabile legge del campo, dieci compagni vennero destinati al “bunker della fame”, cioè un luogo dove attendere una morte drammatica, senza cibo e senza acqua. Tra essi c’era un padre di famiglia, Francesco Gajowniczek che scoppiò disperato in lacrime nominando i suoi cari. Padre Kolbe, con un gesto inaudito, si offrì di morire al suo posto. Lo scambio venne accettato e fu rinchiuso con con gli altri nove nel bunker della fame. In quei giorni tragici, padre Kolbe seppe trasformare la disperazione di tutti in una rassegnazione piena di fede e affidamento al Signore: il bunker risuonò così per due settimane di canti e preghiere via via sempre più flebili e spente. Quando le guardie entrarono nel bunker era il 14 agosto. p. Kolbe che era ancora vivo viene finito con una iniezione di cianuro. Il giorno dopo, giorno della Festa di Maria Assunta in cielo, i loro corpi vennero cremati e le ceneri disperse. Padre Massimiliano aveva 47 anni.
padre Kolbe seppe trasformare la disperazione di tutti in una rassegnazione piena di fede e affidamento al Signore
La visita di Papa Francesco ha dunque richiamato l’attenzione non solo sulla indicibile mostruosità dello stermino nazista, ma anche sulla figura di questo frate francescano che, con il suo gesto eroico ha contrapposto all’odio e alla morte una sublime testimonianza di umanità illuminata dalla fede cristiana. Papa Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1982 proclamandolo santo, così lo ha definito “patrono speciale per i nostri difficili tempi”. Ed ha detto:
“Padre Kolbe ha riportato la vittoria mediante l’amore e la fede, in un luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo”.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org