Vi presento oggi la corrispondenza con Luca, un ragazzo di 21 anni con tante domande sulla vocazione francescana. In particolare mi ha colpito il suo chiedersi se potrebbe essere “adatto” a diventare frate.
Altre volte ho scritto dei segni che caratterizzano una vocazione, così come dei criteri di idoneità a tale strada. Mi auguro che anche questo dialogo con Luca possa esservi di aiuto nel vostro discernimento.
Vi benedico. Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.
Lettera di Luca
Caro fra Alberto, seguo da tempo il suo blog e la ringrazio di cuore; ogni volta mi aiuta tanto nel comprendermi più a fondo e nell’interrogarmi ancora di più sulla strada da percorrere. Sto ponendomi da qualche mese un sacco di domande sul mio futuro (ho 21 anni e studio giurisprudenza) credo a seguito di un’esperienza forte di volontariato che vivo da circa un anno presso un centro di accoglienza/mensa per i poveri gestito dai frati della mia città. Non le nascondo che, passando varie ore in quel luogo incredibile (segnato dal più grande degrado eppure da tanta Grazia!), mi pare di avere percepito (lo dico a lei per la prima volta con molto timore), un richiamo inaspettato alla vita religiosa e a diventare frate francescano e forse anche sacerdote. Il fatto è che ciò si intreccia e va in collisione con il desiderio che da sempre ho di avere una famiglia. Ma come riconoscere e capire se questa chiamata alla vita consacrata è autentica? Quali sono i segni che la “svelano” e la evidenziano? E poi continuo a chiedermi: “perché proprio a me?”. “Ma sarò adatto a tale strada?” Mi sento così incapace, egoista, sensuale… eppure, chissà! Grazie! Luca

Risposta di fra Alberto
Caro Luca,
grazie prima di tutto per la fiducia e per gli apprezzamenti al blog, che mi incoraggiano in questo servizio utile a tanti giovani come te. Grazie anche per quanto mi hai raccontato di così riservato. Mi chiedi come riconoscere l’autenticità di una chiamata alla vita consacrata e quali siano i segni che dicano questo!!!? E come capire se ne sarai adatto??
Si tratta di richieste molto legittime da parte tua e di tanti come te che mi scrivono, ma anche assolutamente complesse: ogni storia vocazionale è infatti sempre molto personale e legata alla nostra vita unica e irripetibile. Per darti una risposta un poco più appropriata dovrei dunque conoscerti meglio, sapere più di te, condividere con te un tratto di strada. Ci possono essere è vero alcuni segni generali e comuni ad ogni ricerca vocazionale, in realtà, ogni vicenda è davvero unica e per nulla clonabile.
1. La vocazione infatti, qualcuno ha detto “è quello che uno è”. Porto un esempio banale: ogni chiave è fatta a suo modo ed è fatta per entrare in una determinata serratura. È tagliata per quella serratura. Così è anche per la chiamata e la vocazione di ciascuno (vita religiosa, diventare frate, prete, sposarsi..ecc..): si tratta di individuare a cosa siamo veramente tagliati, qual è la porta (e solo quella) che potremo aprire senza forzare!
2. A questo punto però mi chiedo anche se sai cosa significhi “diventare frate”? Mi limito di seguito a qualche indicazione. La vita religiosa francescana consiste in sintesi nel voler imitare perfettamente Gesù (i suoi gesti, i suoi sentimenti, le sue parole…), nell’osservare il santo Vangelo e nell’annunciarlo in semplicità e umiltà e fraternità ad ogni uomo. Questo chiama in causa prima di tutto il tuo amore per Gesù, se ti percepisci invitato ad un rapporto esclusivo con Lui; se senti di doverlo ricercare e desiderare più di ogni altra cosa, più di ogni altro affetto. Il frate dice infatti con la sua scelta questa totalità di affidamento al Signore, mettendo di conseguenza tutto il resto in secondo piano. Da questa esigenza così assoluta ed esclusiva di Dio scaturiscono i voti: di obbedienza (per cui il frate cerca solo e prima di tutto la volontà di Dio), di castità ( per cui il frate ha il Signore come affetto primario, esclusivo e trainante); di povertà ( che dice il Signore come unico vero bene per cui vale la pena spendere la vita). Se dunque caro Luca intuisci in te queste inclinazioni, sei sulla buona strada, ma non basta!!
3. Infatti (come anche tu ti chiedi) non si tratta solo di percepire un desiderio o un trasporto, ma anche di essere “adatti” a intraprendere questa vocazione. Il frate vive per esempio una fondamentale dimensione comunitaria: ogni giorno è in stretto contatto con dei fratelli che non si è scelto, ma che il Signore gli ha donato. L’obbedienza che ha promesso, lo espropria di sé per poter ricercare solo la volontà di Dio. Questo stile di vita non è per nulla scontato. Lo stesso discorso vale anche per la povertà e l’essenzialità che ci caratterizza, dove tutto è messo in comune e condiviso. Che dire poi della castità??!! Che certo ha che fare con una capacità di continenza e custodia di sé e di perseveranza nella verginità per il Regno, ma dice anche che il frate è un uomo che cerca di amare Dio prima di ogni altra persona o cosa e che cerca conseguentemente di voler bene a tutti, in libertà e gratuità e generosità. Il frate dunque non rinuncia, sia ben chiaro all’amore, ma anzi è chiamato ad esprimerlo in termini assoluti, totalizzanti, mai esclusivi. Ma comprendi anche tu anche a quale rinuncia tale forma di amore conduca: il frate non ha una propria moglie, il frate non avrà i suoi figli, non una sua famiglia!!!! Egli sarà un uomo donato, offerto…immolato!! Questo chiede una grande maturità affettiva e un equilibrio sempre da ritrovare. Quante volte fra i candidati è proprio l’immaturità affettiva e relazionale a costituire una forte controindicazione alla vita consacrata! A somiglianza di Gesù il frate è chiamato invece ad avere sempre un cuore puro e indiviso, sempre attento alle necessità della gente (specie i più poveri), stando accanto a chiunque con sentimenti di accoglienza, di mitezza, di delicatezza e tratto umano. Uno dei segni vocazionali diventa allora anche questo desiderio di servire il prossimo, del prendersi cura, l’avere a cuore la salvezza umana e spirituale dell’altro.
In altre parole, l’essere adatti alla vita francescana presuppone anche un certo equilibrio psicologico e morale. Non basta dunque solo il desiderio o il trasporto, ma è necessario anche essere “adatti”.

4. Oltre alla presenza di un buon equilibrio psichico e umano, si richiede anche la presenza di una certa maturità morale, e cioè che uno sia adatto anche sotto il profilo delle virtù. Alcuni vizi e abitudini e devianze e peccati, se radicati, rendono impossibile la vita religiosa. Il vivere in Grazia di Dio, diventa allora un requisito fondamentale, una tensione quotidiana. Spesso per alcuni candidati è necessario un lungo periodo di conversione, di presa di distanza dalle radici del male. La confessione e l’eucarestia frequente, come la guida spirituale, sono al riguardo gli strumenti a cui ricorrere con fedeltà e amore. Chi non sa conservare lo stato di grazia come potrà insegnare e testimoniare concretamente agli altri a vivere santamente secondo Dio?
5. Oltre alla stabilità nel vivere in grazia di Dio (che è di ogni cristiano), la vocazione si manifesta quando si ama in modo particolare la vita di preghiera e quella comunione di vita con il Signore che si esprime nell’ascolto della sua Parola e nello stare in Chiesa accanto al tabernacolo. Se in un candidato alla vita consacrata non vi è neanche il germe di tutto questo si potrà dire che non c’è la vocazione o, che se c’è, non viene assecondata.
6. Certo, quando una vocazione comincia a germogliare e a manifestarsi non si richiede che il candidato sia maturo e perfetto. Per questo è necessario un tempo preparatorio fatto di incontri con una guida, un padre spirituale che ascolti e accompagni; da qui nasce anche la proposta del cammino del Gruppo vocazionale S. Damiano. Per discernere la propria strada e la propria vocazione, occorre dunque “lavorare” molto su di sé, occorre farsi aiutare per crescere e maturare umanamente e spiritualmente. Spetta poi sempre ai formatori e agli accompagnatori incaricati dalla Chiesa e dall’Ordine (e non altri!) valutare, il vero bene del candidato e se “ha i numeri” ed è adatto per intraprendere una via così bella e impegnativa.
7. Circa il tuo desiderio di farti anche una famiglia, credo che questo sia un aspetto molto positivo e stimolante per la tua ricerca. L’opzione per la vita religiosa allora non diventa come a volte succede un ripiego, una fuga, ma un’autentica scelta impegnativa ed esigente che si “paga a caro prezzo”. Quando manca questo aspetto di “croce”, di “rinuncia” in un religioso, facilmente sopraggiunge la mediocrità, l’accomodamento, la non significatività. In ogni caso i germi di vocazione alla vita consacrata come al sacerdozio possono essere benissimo accompagnati dal desiderio di sposarsi e formarsi una famiglia. C’è in noi, infatti sempre, una pluralità di vocazioni e opzioni. Ma sotto l’azione della grazia, chi è chiamato alla vita consacrata o al sacerdozio sa compiere una rinuncia a se stesso per il Gesù e il bene degli altri. In questa scelta è racchiuso il suo donarsi e il suo dedicarsi. È una vita di amore anche quella del consacrato. Anzi, non solo di amore, ma come scrivevo sopra, di immolazione.
Caro Luca, mi fermo qui. Mi accorgo di avere scritto molte cose..un po’ di getto. Spero ti siano utili. Resto a disposizione per ogni tua ulteriore richiesta o chiarimento. Ti invito a coltivare i segni di vocazione che hai intuito in te. È la stessa cosa che coltivare lo sguardo pieno di amore e di predilezione che Gesù ha posto sui primi chiamati e l’hanno seguito pieni di entusiasmo. “Seguimi…Ti farò pescatore di uomini” e ti darò “il centuplo quaggiù e la vita eterna”. La chiamata e la promessa sono grandi. Sia grande anche la tua risposta!
Ti benedico e incoraggio, pregando per te.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Credo che non ci sia altro da aggiungere alla esaustiva risposta di Fra Alberto.
Penso che sia un sacerdote pieno di Spirito Santo….e caro amico Luca, Gesù ti ha parlato tramite lui. Adesso solo tu devi discernere, capire e abbracciare quel che il tuo cuore ti suggerisce. Non temere sii fiducioso affidati a Gesù è Lui che ti chiama.
Pregherò tanto per la tua scelta e spero di leggere presto su questo meraviglioso blog la tua risposta. Un abbraccio a te e a Fra Alberto per il suo prezioso contributo per tutti i giovani che si affidano a lui.
Pace e bene.
Domenico.