Nel precedente post vi chiedevo il vostro pensiero “personale” sulla carenza di vocazioni alla vita consacrata e in fondo a ciascuno rilanciavo provocatoriamente un interrogativo: “ma tu hai mai pensato di? E se vi hai pensato, che ne hai fatto di questa intuizione…?”
Sono varie le risposte che stanno giungendo (anche alla mia mail). Fra le tante mi è arrivato inaspettatamente il contributo di un anziano confratello della mia stessa comunità, qui al Convento del Santo di Padova.
Si tratta di p. Francesco, frate e sacerdote buono e appassionato, intelligente e colto, scrittore e poeta, zelante confessore ed entusiasta predicatore: un frate ancora attivissimo e dal cuore giovane nonostante l’età. Vi propongo la sua testimonianza molto bella.
Si presenta come Rufus, il nome “di battaglia” che lo accompagna fin da ragazzo, con il quale ama firmare alcuni suoi scritti più personali e autobiografici. Lo ringrazio anche a nome di tutti voi, chiedendo a ciascuno una preghiera per lui.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Mi presento, sono Rufus, un anziano, che ha avuto la fortuna di incontrare anime grandi. Ho letto molto nella mia vita, mai fumetti e romanzi a lungo respiro, salvo qualche celebre eccezione. Ho frequentato le Elementari, quasi sempre a piedi scalzi, per risparmiare gli zoccoli di legno. A casa mia la bicicletta è arrivata tardi. Quando la Seconda Guerra Mondiale era terminata, lasciando distruzione e morti. Tra questi anche due sacerdoti del mio paese: martiri che sono diventati seme di nuovi cristiani. Anch’io devo a loro la mia vocazione. A 16 anni sognavo, con un mio compagno di ginnasio, di completare gli studi liceali e vestire il saio francescano a Shangai, in Cina. Una lettera da lì ci comunicava che i cani si contendevano i bambini morti, confusi tra i rifiuti ai margini delle strade. La valanga rossa di Mao ci impedì la realizzazione del progetto: spendere la nostra vita per Gesù Cristo in terra straniera.
A 23 anni, dopo un’esperienza formativa in Assisi, decisi di farmi francescano per sempre. La corrispondenza con un missionario in Patagonia, perché espulso dalla Cina, mi aiutò a preferire un servizio ai più poveri in America Latina. In Patagonia conobbi un rifugiato nazista che espiava alfabetizzando gli indigeni. Dovetti tornare e in Europa stavamo soffrendo gli anni del ’68, che vissi con profondo senso critico. Ripresi gli studi universitari infervorato dal clima del Concilio Vaticano II, ma soprattutto dalla nuova primavera ecclesiale. Fu il periodo della mia corrispondenza con preti operai francesi e italiani. Durante le ferie partecipai alla loro vita. Collaborai alla formazione degli obiettori di coscienza antimilitarista. Alcuni scelsero le alternative al servizio militare, lavorando con i poveri del litorale brasiliano di Rio Janeiro.
25 anni di insegnamento. Non potendo fare il missionario per ragioni di salute, la Provvidenza mi indicò l’insegnamento nelle Scuole Superiori Pubbliche di 2° grado. Per me significava riprendere la mia attitudine al prete operaio. Erano gli anni di piombo, che mi fanno pensare di essere stato, con molta probabilità, l’ultimo prete che ascoltò l’ingegner Giuseppe Taliercio, direttore del Petrolchimico di Portomarghera (VE), vittima delle Brigate Rosse. Sto scrivendo nel 33° anniversario del suo sequestro a Mestre, mentre consumava il pasto di
mezzogiorno con due figli e la moglie. Questi hanno perdonato agli assassini e alcuni di loro si sono pentiti, chiedendo scusa.
A conclusione, vivo attualmente a Padova, nella Comunità francescana dei Frati del Santo. Ogni giorno prego, ascolto e consolo, incoraggio giovani a credere al Vangelo, come avrei fatto se fossi maturato in Cina. Mi nutro della spiritualità di S. Francesco d’Assisi, mediata dalla esperienza di S. Massimiliano Kolbe, francescano innamorato di Maria, madre di Gesù. Fu ucciso ad Auschwitz in volontaria sostituzione di un padre di famiglia, che ho potuto conoscere direttamente e presentare ai miei allievi. Alla sua cella sono ricorso più volte per confermare la mia vocazione. Sogno che altri si offrano a testimoniare, a tempo pieno, Gesù, buon samaritano, fratello che perdona e redime,muore sulla croce, senza aver peccato. Per amore. Capisco è una scelta impegnativa. Riesce a chi si fida di Dio. Occorre credere che potrebbe toccare anche a voi, che mi leggete. Potrei raccontarvi, prossimamente, perché è toccato a me. Mi limito oggi a dire che è una questione d’amore.
fra Francesco – info@vocazionefrancescana.org
sono una mamma, una nonna, e una francescana secolare, ho letto il suo articolo e mi sono ritrovata davanti le difficoltà di vivere la fede in un periodo in cui il mondo ci ridicolizzava o ci derideva , ma x UNA QUESTIONE D' AMORE oggi ringrazio il SIGNORE che mi ha accompagnato sempre e si è fatto : LAMPADA X I MIEI PASSI, LUCE SUL MIO CAMMINO; donandomi Padri religiosi che con il loro sostegno e il loro esempio mi hanno aiutato anche nei momenti più bui della vita. GRAZIE ……….PACE E BENE….