Oggi vorrei ricordare con voi una grande figura coraggiosa e dal cuore puro: san Massimiliano Maria Kolbe, frate francescano conventuale, che arrivò nel lager di Auschwitz Il 28 maggio del 1941.
Di seguito vi lascio un testo e un video che raccontano aspetti di fede e di umanità molto emblematici davanti ai quali non possiamo che restare meravigliati e interrogarci sulle nostre vite.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Durante il periodo di prigionia, scrisse una sola lettera alla madre, da cui traspare serenità e un totale abbandono alla volontà di Dio:
«Mia cara mamma, verso la fine del mese di maggio sono giunto con un convoglio ferroviario nel campo di Auschwitz. Da me va tutto bene. Amata mamma, stai tranquilla per me e la mia salute, perché il buon Dio c’è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto».
Ripeteva sempre ai compagni di prigionia, sia ai cristiani che ai non cristiani:
«L’odio non è forza creativa; solo l’amore crea… Queste sofferenze non ci spezzeranno, ma ci aiuteranno a diventare sempre più forti. Sono necessarie, insieme ai sacrifici degli altri, perché chi verrà dopo di noi possa essere felice». Diceva spesso: «Per Gesù Cristo sono pronto a soffrire anche più di così. L’Immacolata mi aiuterà». Un prigioniero ebreo disse di lui: «Questo prete cattolico è proprio un galantuomo. Finora uno simile qui non l’abbiamo avuto».
Un nuovo e bellissimo documentario di mezz’ora (in spagnolo) ricorda la figura dell’Apostolo dell’Immacolata e martire della carità, che dopo un’esistenza di missione diede la vita per salvare almeno un compagno di prigionia sostituendosi a lui nel bunker della fame.