Molti di voi mi scrivono chiedendo un aiuto e un consiglio per la loro ricerca vocazionale. Questa domanda nasce quasi sempre da un grande desiderio di senso e da una esigenza del cuore di dare un significato autentico e vero alla propria esistenza.
E’ il caso di Anna, che ieri così mi parlava di sè:
«Ho 21 anni e il bisogno di dare un senso più profondo a ciò che vivo è sempre più forte. Sono giunta alla convinzione (dopo un’esperienza estiva bellissima di servizio al Cottolengo di Torino) che la mia vita la voglio donare, anche se non so bene come (forse anche consacrarmi? diventare religiosa? non lo escludo più!). In ogni caso, al Cottolengo, ho intuito che solo donandomi sta la felicità per me. Ora mi pare di non accontentarmi più di nessuna risposta banale o delle piccole “mete in automatico” di ogni giorno (l’università, il divertimento…). Nella mia ricerca sono così approdata senza quasi rendermene conto , a Dio. Se ci sei, (così gli parlo la sera), mostrami cosa devo fare, dimmi dove devo andare. A lei caro fra Alberto chiedo: “Che passi fare? Come capire la mia strada? Come capire meglio quello che mi sta succedendo? Le pare normale quanto mi sta accadendo, oppure sono un pò schizzata”?».
Cari amici, provocato dalle domande di Anna, segnalo anche a tutti voi alcune FASI che solitamente si attraversano quando si è in ricerca vocazionale. Il tempo dell’Avvento che abbiamo da poco iniziato, ci apra il cuore all’attesa del Signore che viene e ci renda pronti ad accogliere con disponibilità la Sua voce.

Fasi del cammino di ricerca vocazionale
1) Prurito
Ad un certo punto, nella vita quotidiana di un giovane, tra le mille tonalità delle proprie azioni si fa breccia un pensiero, come la bellezza di un nuovo giorno. Forse ci si pongono quelle considerazioni esistenziali del tipo: «Che senso ha la mia vita? Perché sono nato proprio in questo paese? E poi, che cosa c’è dopo questa vita? Ed io a che cosa sono chiamato? E se ci fosse un altro cammino per me?». Sono pensieri che vanno e vengono, ma ci fanno scoprire nuovi orizzonti e ci incuriosiscono nella ricerca, con colori tenui ed intermittenti.
Sentimento: Normalmente, il sentimento che ci lasciano questi pensieri è la pace del cuore, insieme ad un misto di curiosità e desiderio di vedere e scoprire la meta intravista. Forse è la stessa percezione che sia ha nelle notti d’estate, quando proviamo a contemplare le stelle del firmamento, dove serenità e stupore di fronte a tanta maestosità, aprono talvolta l’animo ad un desiderio di ricerca ulteriore, ad una sete di infinito che solo Dio può saziare.
2) intuizione crescente
Anche oggi mentre stavo studiando, mentre aspettavo questo amico, mentre stavo andando ad una festa si è ripresentato lo stesso pensiero. In fondo: «Che senso ha la mia vita? E, il Signore, che cosa vuole da me?». Non che tutto questo mi dia fastidio, ma il “toc-toc” alla porta del mio cuore si fa più frequente. Desiderio di dare un senso più profondo a ciò che faccio e a ciò che vivo. Desiderio di dare peso alle mie azioni e non voler buttare via troppo tempo. Insomma, un dinamismo nuovo percorre le vene della mia gioventù. Interessi, incontri, ricerche, emozioni. Tutto scorre più veloce.
Sentimento: Molto spesso mi accompagna un certo senso di insoddisfazione e di vuoto: «Vale la pena fare ciò che sto facendo? Mi sembra di perdere troppo tempo e troppe occasioni. Mi sembra di non essere al posto giusto. E gli altri, che cosa posso fare per loro?». Subentra un’ inquietudine sul senso da dare alla propria vita. Molta curiosità e voglia di fare.
Consiglio: Se questa sensazione continua, intensifica la preghiera. Se viene da Dio tornerà la pace. Vivi con più costanza la tua vita sacramentale. Cerca ogni giorno uno spazio di intimità con il Signore e di contemplazione. Molti cammini vocazionali hanno incontrato in Maria una grande compagna ed amica di viaggio. È il caso di aprire poi un capitolo speciale con il tuo padre spirituale, il confronto porta sempre chiarezza ( se non ce l’hai, sarà bene cercarlo al più presto!). Se questa fiammella non si spegne, si manifesterà sempre di più ed illuminerà maggiormente te e chi ti sta attorno.
3) la nebbia
È il momento in cui il ragazzo o la ragazza si sente smarrito. Non capisce più nulla. Come se improvvisamente si perdessero i punti di riferimento. Un sentimento di stizza verso il giorno in cui è cominciato tutto. Quasi si prova invidia verso i propri coetanei che «sono “normali” e non si fanno tante paranoie come invece succede a me». È una fase sofferta che posso riempire di rumori, di mille cose da fare, mille esperienze da vivere… Mille sotterfugi e corse lontano. Ma poi, quando la musica dello stereo si spegne, quando rientro nella stanza del mio cuore… Sento ancora bussare alla porta. È a questo punto che molti si fermano. Rinunciano al dono di fare chiarezza, di sentirsi “liberi dentro”. C’è un errore di fondo in questo atteggiamento: pensare che tanto ho ancora molto tempo di fronte a me. «Non c’è poi così fretta. “Non muore nessuno”. Posso anche, per il momento, prendermi una vacanza, lasciare momentaneamente questo cammino. Oltretutto, Dio è eterno!».
Sentimento: Nasce dentro di noi un duplice atteggiamento: da una parte quello di lasciare perdere tutto; dall’altro quello di voler ritrovare quella pace e quella serenità che all’inizio mi dava così tanto ottimismo e voglia di cercare. Sentimento di non trovare il Signore o se prego di sentire con più forza la realtà di un progetto che mi fa tanta paura.
Consiglio: Non disperare, non chiedere sconti a Dio. Non pretendere che i suoi cammini scivolino in accomodamenti personali o scorciatoie. Il Signore è il primo interessato affinché la vita di ciascuno di noi sia nella pace e trovi il senso più giusto. La nebbia, prima o poi, svanirà. Può essere maturato il tempo per fare un “corso di discernimento vocazionale”. Ho parlato al riguardo più volte del cammino del Gruppo san Damiano, per i ragazzi che desiderano conoscere più da vicino la nostra vita di frati. Ma si possono trovare percorsi analoghi e simili proposti dalle Diocesi come da vari istituti ( maschili che femminili). A questo punto, infatti, non basta più un ritiro o un fine settimana di preghiera. Non aver paura di aprire la porta del cuore e abbi il coraggio di vedere dentro. Abbiamo bisogno di chiedere il dono della fede e di “fidarci” di Lui. È vero, la mia “possibile” chiamata rimane sfuocata, ma sono già in possesso di più indizi di quanto non creda.

4) torna a splendere il sole
Nella sofferenza c’è anche una purificazione interiore che fa maturare il mio cuore e la mia vita. Un raggio di sole riscalda le mie certezze e brilla più forte lo splendore della Sua luce dandomi un respiro più sereno. Con la chiarezza la volontà di Dio mi può indicare due cammini possibili, due strade precise: o ritornare alla via del matrimonio; o percepire, effettivamente, che ciò che ho sentito viene da Lui che mi chiama, chiedendo la mia vita.
Sentimento: In questo momento il giovane si sente ancora un po’ a disagio. Nasce un senso di timore, di ribellione. Continua a dire di “non vedere”. Spesso si usano queste parole quasi come un senso di autodifesa: «Non sento niente!». Questo atteggiamento invade la nostra anima perché si considerano soltanto alcuni aspetti di questa realtà vocazionale, quelli negativi: “Devo” lasciare i miei progetti, le mie cose, i miei studi, la ragazza, gli amici… Vorrei non vedere più nulla, mentre invece ci vedo benissimo!
Consiglio: L’aprire i propri orizzonti è sempre un aiuto valido. Se ci si fissa soltanto su ciò che si lascia, come conseguenza della risposta a Cristo, non si va più avanti. Allargare gli orizzonti significa relazionare la propria vita a Dio, mettersi nelle sue coordinate, aperti al mondo, agli altri ed alla eternità. Avere una grande fiducia nel Signore e non stancarsi di pregare. Occhio al razionalismo che ci impedisce di avere fede in Colui che chiama. La fede non è cieca e non è neppure “irrazionale”
5) la crisi
È un momento di per sé positivo. È il momento delle scelte radicali. Un momento che appartiene a Dio e a te. Nella preghiera si ricevono tante luci e tante grazie, e si dondola tra una intimità con il Signore e una apatia personale che non si sopporta più. Il problema potrebbe essere disposto in questi termini: «Dio mi chiama, ed io che cosa voglio rispondere?». Non si tratta di sapere che cosa devo fare, lo so molto bene. Si tratta di decidere se lo voglio vivere! Entra in campo, a questo punto, la mia generosità.
Sentimento: La tranquillità deriva da una forte grazia del Signore. Tu e Dio soltanto. Il disagio nasce proprio dal dilemma: apertura o chiusura? Si sente il bisogno di pace, ma non la si ottiene rimandando il problema nel tempo, rinunciando ad una determinazione.
Consiglio: Qui il direttore spirituale ci può soltanto accompagnare da lontano, aspettare e pregare per noi. Conviene chiedere più fiducia, più speranza ed amore cioè, i doni più forti che il Signore, attraverso lo Spirito Santo, ci può dare. Mi aiuta contemplare l’atteggiamento di Gesù Cristo nel compiere per amore la volontà del Padre, come nella scena della preghiera nell’Orto degli Ulivi. Consiglierei molta preghiera e l’ascolto silenzioso di fronte al Tabernacolo, chiedendo il dono di fare una esperienza forte del Signore. Qui ritornano le parole dette all’inizio di queste riflessioni: “Nessuno ama chi non conosce e nessuno segue chi non ama”.
6) accettazione – rifiuto
Dio lascia l’uomo libero. Siamo al capolinea: si risponde solamente per amore. Il giovane non può più dire “Non vedo bene”, semmai può ripetere sottovoce «Non voglio!».
Sentimento: Alle volte sento nel cuore dei ragazzi questa inquietudine: «Ma allora, se non seguo il Signore, mi condannerò?..E se invece lo seguo…prenderò una fregatura?». A me viene in mente il finale tragico dell’incontro del giovane ricco con Gesù. Il vangelo non ci dice che questo giovane si condannò, ci dice soltanto che i suoi passi, allontanandosi, si appesantirono sempre più nella tristezza. Rimane per sempre un “vuoto” che nessun altro potrà colmare. Chiamati per amore a per amare, Dio fissa per noi un senso e una missione, fonte di pace e di felicità.
Consiglio: Se ci si lascia guidare dalla sua Grazia e si mollano gli ormeggi, la gioia della partenza riempie completamente i nostri cuori.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Cara Anna, che bello!!! 🙂 sono una tua coetanea, universitaria anch'io e mi sono ritrovata moltissimo in quello che ho letto. Per questo sto scrivendo . Anche io pochi mesi fa ho "provato" ció che scrivi …! Non aver paura, come vedi non sei l'unica pazza! Fossero tutte così belle, salutari, amorevoli e felici le pazzie. Mi viene in mente una frase del mio Vescovo agli universitari: siate folli d'Amore! Buon cammino anche a te, secondo la Sua Volontà. Ciao
Io ho detto di sì e continuo a ripeterlo, ma da qualche settimana sono ripiombato nella tristezza… e questo perché più vado avanti e più scopro quanto sono lontano da come Lui mi vorrebbe. Mi faccio violenza per ripetergli che, nonostante non sia in grado di amarlo, lo amo o almeno vorrei amarlo; mi sembra di prenderlo in giro. Mi sono anche aperto coi miei genitori, e mi dispiace di non poter ancora testimoniare con la vita di tutti i giorni la gioia che provo spesso al pensiero di essere chiamato a quella vita lì. Se ripenso a tanti episodi… Leggi il resto »