Ecco di seguito, in vari post (questo è il sesto), alcune indicazioni vocazionali “in pillole”. Oggi vediamo alcuni segni che aiutano a verificare una vocazione religiosa.
Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento o approfondimento.
Vi benedico. Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Da quali “segni” si verifica una vocazione religiosa autentica?
Un passo assolutamente necessario per avviare ogni discernimento, come ho più volte scritto, è l’incontro e il dialogo e l’accompagnamento personale con una guida spirituale: senza, non si va da nessuna parte! Poi è molto importante un gruppo di riferimento come il Gruppo san Damiano, per un cammino insieme anche ad altri ragazzi.
Ma la verifica interiore da compiere qual è? Come ci si muove? Ecco alcune linee orientative!
La gratuità della chiamata
Prima di tutto va tenuto presente che la vocazione non è mai un diritto o un merito o un premio individuale da accampare, ma è un Dono dall’Alto, è un invito gratuito del Signore, che nasce nella Chiesa e dalla Chiesa va verificata ed è PER la Chiesa e il Regno di Dio! Quando manca questa consapevolezza e vi è il pensiero di ottenere qualche cosa ritenuto come dovuto e solo in vista della propria autorealizzazione, si è già fuori strada. La prima verifica da porre in atto con i formatori e le guide preposte è dunque se ci sono questi segni divini, se questo desiderio ha in sé qualche cosa di genuino ed unico, di autenticamente originale, che non ci si è dati da soli; se c’è un’autentica passione e attrazione per il Signore Gesù e il suo Regno!
La stabilità spirituale
Va quindi approfondita la dimensione e la maturità della vita spirituale. Spesso per esempio si confonde la vocazione con una conversione; ma una cosa è tornare a Dio, altro è una consacrazione religiosa! Serve poi una certa stabilità nella propria vita spirituale, anche se ci possono essere ancora delle lotte interiori dovute ad una maturità spirituale da formare e ancora grezza; questo può significare che non c’è una vera conversione o che è avvenuta da poco o da pochissimo. Significa vedere per es. se ci sono strane devozioni (e magari non si partecipa alla messa!!); se davvero si offre a Dio il giusto posto nella propria vita; se è presente una fede attiva nella Chiesa Cattolica così com’è stata fondata da Cristo, nei suoi dogmi e nelle sue verità, ecc (e non una Chiesa fondata a proprio piacere!!).
Una motivazione più alta
Questo significa che guardando alla propria vocazione si è motivati da qualcosa di più che non la convenienza umana o l’ambizione personale ma un desiderio di salvare anime, di usare la propria vita nel modo che più piace a Dio, di portare agli altri la misericordia di Dio, essere più preoccupati per quello che si è chiamati ad essere che non a quello che si è chiamati a fare.
La maturità umana
La vocazione si verifica anche nella nostra umanità ed ha a che fare con una necessaria solidità e maturità della persona in tutti i suoi aspetti: fisico, psichico, intellettuale, morale ( in rapporto naturalmente alle diverse età di ciascuno).
La salute fisica, psichica, morale e intellettiva
Anzitutto una normale salute fisica che non precluda la possibilità di assolvere i compiti che si intravedono legati alla scelta. Ma poi anche possedere una normale salute psichica, libera di fobie e ossessioni o disturbi o nevrosi… per potersi mettersi a servizio del prossimo con libertà e autenticità. Significa una sana e limpida affettività e gestione della propria sessualità, una stabilità emotività, una buona integrazione dei propri limiti. Significa un animo retto, senza vizi latenti o doppie vite; significa una volontà di bene. Quanti problemi e scandali purtroppo soni nati nella Chiesa perché non si è valutato con attenzione queste dimensioni! Significa infine una buona capacità di lavoro e responsabilità di fronte agli impegni! Una necessaria capacità intellettiva e una formazione culturale in base a quanto sarà utile: il religioso è del resto sempre una guida e un riferimento per molti… e deve essere formato e in grado di prepararsi.
La docibilitas
Naturalmente a nessuno è chiesto di essere già “superman” o un “superoe”. Anzi! Ciascuno di noi sa, nella propria vita, di essere sempre parziale e fragile, sempre in cammino, perennemente in ricerca e in conversione. E questo vale anche nel discernimento vocazionale. Un atteggiamento fondamentale sarà però la “docibilità” (che non è la sottomissione!), ma la disponibilità a mettersi in discussione, a lasciarsi correggere, a fare un percorso se serve di guarigione e di accettazione di sé e dei propri limiti. “Docibilità” è anche il fidarsi di chi ci accompagna, lasciarsi guidare e consigliare. “Docibilità” è accettare di avere bisogno degli altri e di non sentirsi perfetti o comunque ” a posto”, è confrontarsi con una Comunità di fede. “Docibilita’” è affidarsi alla Parola del Signore e alla sua Volontà; è sentirsi sempre in cammino seguendo Gesù!