Oggi, 6 gennaio, la Chiesa celebra la solennità dell’Epifania del Signore, cioè la sua manifestazione nel mondo, come Dio-bambino che viene per noi. E questa festa è dominata dall’immagine della stella. Che certamente è lui, il Signore che viene, ma che siamo anche un po’ tutti noi, stelle, proprio come lui!
Oggi si parla di stelle (Mt 2,1-12, il brano del Vangelo di questa sollennità). Da sempre le stelle hanno attirato il nostro sguardo. Dagli uomini delle caverne, fino ai più moderni telescopi, l’umanità guarda alle stelle. C’è qualcosa di affascinante nascosto in esse, che ti obbliga a guardarle, che ti attira. Sono il simbolo di qualcosa che sembra lì, a portata di mano, ogni notte, eppure insieme così inafferrabile, così altro, così diverso.
Sono stabili, sicure, certe, sempre uguali a sé stesse, per questo usate da millenni come indicatori di direzione, mostrano la via. Perché in un mondo dove tutto cambia, l’uomo cerca sempre una bussola, una stella polare, che indichi la direzione. Dove tutto cambia, qualcosa che sia certo, stabile, affidabile, dove poter riposare.
Eppure, in quelle notti sempre uguali, in mezzo a quelle stelle sempre identiche ogni notte, accade ogni tanto qualcosa di inaspettato. Qualcosa che rompe il cielo, come le stelle cadenti ad agosto.
Di fronte a qualcosa di nuovo, che rompe lo schema del cielo, si può reagire in due modi. Come Erode, che “resta turbato”, e con lui i capi del popolo, i sacerdoti, gli scribi. Per Erode è una minaccia: sarà un asteroide pronto a colpire la terra? Sarà un presagio di sventura? Sarà un nuovo virus che arriva a chiuderci in casa? Sarà una nuova guerra all’orizzonte?
E per fortuna, grazie a Dio, in mezzo ai disastri dell’umanità, c’è sempre anche qualcuno con gli occhi al cielo, pronto ad accorgercene, pronto a lasciarsi interrogare e mettere in cammino. C’è sempre qualche gruppetto di magi pronti a lasciarsi affascinare dalla stella nuove che sorge, diversa da ogni altra.
Ma il bello è che sia per gli uni che per gli altri, la stella c’è, compare, inesorabile. Il verbo viene nel mondo, la luce vera viene nel mondo, sia per chi l’accoglie, sia per chi non l’accoglie. Lui viene.
E noi lo sappiamo bene, è lui la stella, è il nostro Dio-bambino che spacca il cielo, che sfonda la volta celeste, scombina ogni legge fisica, rompe ogni schema razionale, e scende da noi, a prendere su di sé la nostra umanità. È lui la stella.
Perché è lui la stella? Almeno per tre motivi:
- Prima di tutto perché è bello, ha un fascino incredibile il nostro Dio, è lì con le braccine tese a chiederti di accoglierlo, ti obbliga ad avvicinarti, ti costringe a smuoverti, ad accorgerti di lui. Per questo è come le stelle.
- Poi perché le stelle si vedono di notte e non si vedono più di giorno; noi sappiamo che le stelle ci sono anche di giorno, solo che la luce del sole, riflessa dalla nostra atmosfera, ci impedisce di vederle. E così il Signore: c’è sempre nella nostra vita, giorno e notte, nelle terre fertili e nelle paludi aridi, sempre, eppure a volte si manifesta, chiaramente, altre volte si nasconde, sembra sparire… il nostro è un Dio misterioso.
- Infine, proprio come le stelle, è l’unico che può orientarci. Anche se talvolta si manifesta e talvolta invece si nasconde, rimane comunque sempre l’unico punto di riferimento sicuro, è l’unico che ci può mostrare la via, anzi, è lui stesso la via, è lui stesso la strada per la vita. Davvero sei la nostra stella Signore!
“Manifestarsi”, “rivelarsi”, è il verbo chiave di questa festa, dell’Epifania, che deriva dal greco e significa proprio “manifestazione, rendersi manifesto”. In che senso? Nel senso che finalmente, dopo secoli, il nostro Dio si manifesta, si fa vedere, diviene incontrabile, adesso sappiamo davvero chi è Dio. Dio è la nostra stella, che si è manifestata, che ci dice chi è e ci mostra la via.
Eppure in cielo di stelle ce ne sono tante, miliardi di miliardi. Mica è solo lui la stella. Meglio, lui è LA stella, quella per eccellenza, è il sole, il sole che sorge. E le altre stelle chi sono? Ricordate la promessa ad Abramo? “Ti darò una discendenza come le stelle del cielo”. Dio non parlava solo di numeri, ma anche di qualità. Noi, i discendenti di Abramo, il popolo di Dio, siamo tanti come stelle, ma siamo anche fatti come le stelle. In che senso? Nel senso che siamo impastati della sua stessa natura, siamo stelle come lui è una stella.
Infatti nella prima lettura della messa di oggi, il profeta Isaia dice: “rivestiti di luce, viene la tua luce” (Is 60,1); e poi anche Paolo nella seconda lettura, dice: “tutti siamo chiamati a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della stessa promessa” (Ef 3,6). Capite? Il Signore ci riveste della sua luce, ci rende stelle come lui, proprio come aveva promesso. Ci dà la capacità di splendere “come una città posta sul monte” dirà Gesù, di manifestare chi siamo veramente, figli di Dio, di diventare via, strada percorribile per gli altri, di essere indicazione di vita, di bellezza, di felicità, di Dio.
Papa Francesco dice:
“Ognuno di noi brilla come una stella nel cuore di Dio, ma tutti siamo chiamati a comporre delle costellazioni, che orientino e rischiarino il cammino dell’umanità!”.
Che il Signore, che si manifesta per noi, ci faccia questo regalo, sempre di più: “Facci stelle come te Signore, che possiamo illuminare questa umanità, che possiamo comporre costellazioni, che possiamo indicare la via, perché tutti possano gustare il tuo volto. Vieni Signore Gesù!“.
Buona solennità dell’Epifania a tutti.
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org