Talvolta ci sentiamo come pellegrini nel deserto. Oggi ci lasciamo dire una parola di speranza per riprendere il cammino con forza e vigore.
Ricevo talvolta alcune mail di giovani tristi e scoraggiati. Mi scrivono che vorrebbero seguire il Signore, che desiderano essere come lui, ma che tutto attorno a loro parla di altro, ha un linguaggio diverso. Cercano amore ma si trovano in un mondo pieno di odio, cercano perdono e vedono attorno a loro solo vendetta…
Sì, talvolta ci sembra di essere dentro ad un grande deserto, un deserto spirituale, che diventa un deserto umano… Già anni fa, papa Benedetto XVI, all’apertura dell’Anno della Fede (2012), ricorrendo i 50 anni del Concilio Vaticano II, parlava di una “avanzata desertificazione spirituale“!
Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. E’ il vuoto che si è diffuso. Eppure il papa aveva già allora da dirci delle parole di speranza:
“Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita.
E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada”.
papa Benedetto, omelia dell’11 ottobre 2012
Il Papa quindi, facendo riferimento anche all’esperienza del pellegrinaggio sul Cammino di Santiago così ha proseguito:
“Come mai tante persone oggi sentono il bisogno di fare questi cammini? Non è forse perché qui trovano, o almeno intuiscono il senso del nostro essere al mondo? Ecco allora come possiamo raffigurare questo Anno della fede: un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare con sé solo ciò che è essenziale, non bastone, né sacca, né pane, né denaro, non due tuniche – come dice il Signore agli Apostoli inviandoli in missione (cfr Lc 9,3), ma il Vangelo e la fede della Chiesa, di cui i documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II sono luminosa espressione”.

Ed allora cari amici in ricerca della vostra strada, del vostro cammino di vita e vocazionale, coraggio: lasciatevi “tormentare” e inquietare dalle parole del Papa!
C’è bisogno di evangelizzare questo nostro mondo inaridito, c’è bisogno di andare per strade aspre e insterilite, c’è bisogno di incontrare Gesù e di parlare di Lui, c’è bisogno di mostrarlo e testimoniarlo, perché solo in Lui e da Lui viene il Senso profondo dell’esistenza per ogni uomo.
Se vorrete accogliere questo invito ad essere testimoni di Gesù nei deserti contemporanei, non farete altro che rinnovare l’esperienza di San Francesco, che nel 1200, ascoltò egli pure un appello da parte del Crocifisso di san Damiano che gli trafisse il cuore: “Va e ripara la mia casa..che come vedi cade in rovina”. Francesco non si sottrasse a questo appello del Signore e intraprese da allora la via della santità!
Il Signore vi benedica. A Lui sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
PS: vi ricordo che sono ancora aperte le adesioni per i weekend del Corso Vocazionale del Gruppo San Damiano. Se qualcuno desidera mettersi in cammino, mi scriva quanto prima. A ciascuno di voi poi chiedo una preghiera per i giovani che hanno deciso di mettersi in gioco, di lasciarsi interpellare, di lasciarsi inquietare dal Signore che ha sussurrato al loro cuore: “se vuoi..seguimi… vieni e vedi”.