Ecco la terza e ultima tappa sul discernimento spirituale. Mi soffermerò sugli ostacoli e sugli impedimenti ad iniziare tale percorso, certamente bello, ma mai scontato. Spero così di potervi aiutare a compiere questo passo nei confronti della vostra vita.
“Quando ti accingi a seguire il Signore, preparati alla prova” (Sir 2,1): così dice la Scrittura. Questa regola, caro fratello, vale anche per te che ti accingi ad iniziare un cammino di discernimento: preparati dunque alla prova, alla tentazione, ad una serie di ostacoli che inaspettatamente compariranno!
È un po’ come il percorrere un sentiero di montagna, che ci porta verso una vetta alta e stupenda, mai vista prima…: dopo una partenza agile e fresca, si incomincia a salire lungo il sentiero che si fa via via sempre più impegnativo e difficile. Ed ecco le prime difficoltà: i muscoli non si muovono bene, il respiro si fa ansimante, il cuore batte forte… Questo sentiero è aspro e duro sin dall’inizio e l’elasticità fisica ancora non c’è: ci manca l’allenamento!
Questa salita si rivela più faticosa di quello che pensavamo… Anche in un cammino di discernimento molti sono gli ostacoli e le resistenze già al momento della partenza; a causa di ciò, talvolta, può capitare che qualcuno neppure cominci il sentiero. E così, pur avendo tutta la buona volontà, non si entra mai in un vero e proprio discernimento spirituale; neppure si comincia!
Gli ostacoli ben visibili ed evidenti
Tra gli ostacoli di partenza, oltre a quelli legati all’immagine di noi stessi (es. “cosa penseranno i miei amici o i miei genitori”?) il più evidente mi pare quello che potremmo chiamare la fatica ad abbandonare lo stile
del “tutto e subito”! Lo stile del “ora mi diverto poi si vedrà..!”. Oppure lo stile che porta a dire:” ho già molti impegni come lo studio, lo sport, la morosa… perché sobbarcarmi anche questo così impegnativo?” ecc.
Questo modo di vivere, anche se non porta necessariamente a conseguenze gravi, produce l’incapacità pratica a prendere sul serio ciò che non è immediatamente attraente e gratificante, che non arreca piacere e magari richiede anche fatica, perseveranza, impegno. Un modo di vivere dalla vista corta, arenato sul “qui e ora”, senza uno sguardo più lontano.
Forse la maggior parte dei giovani, che vorrebbero cercare davvero il senso della propria vita, non superano la fatica della partenza, perché trattenuti da posizioni di comodo, da questa atmosfera di dissipazione e sensualità, intesa come ricerca di un immediato edonismo o piacere sensibile.
Le resistenze più sottili
La scarsa stima di sé
Un ostacolo che può sembrare umiltà (ma non è così!) è la sensazione che Dio non sappia che farsene di me, e quindi non ci sia nulla, da parte Sua che mi riguardi o mi tocchi da vicino. Pertanto, anche se mi sforzo di cercare (almeno nelle intenzioni), non trovo mai una Sua Parola fatta veramente per me.
In tal caso, anche se difficilmente lo si confessa, si vive o ci si trascina in una certa rassegnazione, frutto di sfiducia e scarsa stima di sé: atteggiamenti molto pericolosi, perché ci impediscono di sperare, di sognare, di fare sul serio.
La paura di essere “fregati” dal Signore
Un secondo ostacolo è la paura inconscia che questo cammino mi richieda troppo sforzo o la fatica di scelte che non si vorrebbe mai mettere in preventivo…; magari poi il Signore mi fa giungere degli appelli di cui io ho paura, delle richieste di Dio che io vorrei esorcizzare: “E se mi chiedesse di fare la scelta di…?”
L’idea di fondo che guida questo ostacolo è la paura che, se io mi fido del Signore, lui mi possa “fregare”! Con un tale sentimento di fondo, che non voglio guardare in faccia, non si può cominciare mai seriamente.
Non accettarsi
Un altro ostacolo è di natura psicologica o psicofisica: non avendo il coraggio di guardare in faccia e di accettare un mio difetto o handicap personale, psicologico o fisico che sia, resto sempre nell’indecisione.
Andando a fondo, dovrei prendere di petto quel difetto, quella incapacità, ma non sapendo come affrontarla, finisco con il non varcare mai la linea di partenza.
Avere tanti dubbi
Per alcuni, l’ostacolo più sottile, è addirittura di natura spirituale: “Come posso impegnarmi per il Signore dal momento che, guardandomi bene, ho talora dei dubbi sulla Fede e sullo stesso Dio e spesso sono un cristiano incoerente?”. È certamente una difficoltà reale e può paralizzare il primo passo, quello della partenza.
In realtà, Dio lo si conosce solo quando… lo si ama, perché Dio è Amore; lo si conosce solo quando ci si muove verso di Lui, perché Dio è un infinito abbraccio di Accoglienza; lo si conosce solo quando comincio a dedicarmi a Lui, a donarmi, perché tutto in Dio è Dono. Avendo però paura di questi primi passi, rimango sempre al di fuori.
I fenomeni quasi impercettibili, ma determinanti
Il percepirsi fragili
Detta in parole semplici, potrebbe identificarsi con la paura di agire per dei motivi diversi dagli ideali di Amore, dono e servizio a cui vorrei ispirare la mia vita. Per esempio io posso rintracciare in me stesso la paura della responsabilità, l’indifferenza nei confronti del mondo e della società; e ancora, complessi non superati dall’infanzia, o traumi non assorbiti nella sfera della sessualità; soprattutto potrei provare angoscia davanti alla vita e alle responsabilità che essa comporta.
Tali motivazioni, soprattutto il senso di inferiorità e sfiducia che minano alla radice l’identità di tanti giovani, prima di aver ottenuto la prova del proprio valore e una corretta autostima e accettazione di se stessi, possono entrare in gioco per ognuno che sente la sua vita come “chiamata”, possono perfino farci sminuire la forza della dimensione soprannaturale e della grazia presente in ogni Vocazione.
Il Signore risponde a S. Paolo, che lo invoca accoratamente per essere liberato da una difficoltà che non riesce ad identificare, ma che evidentemente lo faceva soffrire molto, nel suo servizio verso di Lui e nella sua missione: “Paolo, ti basta la mia Grazia” (2Cor 12,9).
Vocazione o fuga?
In me può esserci la paura che la mia domanda vocazionale sia dovuta, in fondo in fondo, ad una fuga da problemi non risolti; e questo mi porta a ritenere che solo dopo aver risolto tutti i problemi… potrò rispondere al Signore.
Questo è un grande errore, oltre che una pretesa un po’ onnipotente: “Prima risolvo i problemi, poi Signore, farò qualcosa anche per Te…”. A parte il fatto che alcuni problemi dovremo portarceli con noi per tutta la vita, e quindi più che risolverli si tratta di imparare a convivere con essi…, ciò che si rischia con tali paure è di rimandare ad un tempo indeterminato il discernimento, rimanendo in una specie di limbo, di attesa indefinita.
Certamente, è chiaro che alcuni aspetti molto seri, come la presenza costante di un peccato grave o di orientamenti e azioni alquanto disordinate, dovranno essere affrontati e risolti prima di entrare nella fase del discernimento.
Però vi sono molte inibizioni e paure, molti complessi e difficoltà, che tutti portiamo con noi (mentre uno pensa di esserne solo lui il portatore!) ciononostante essi non possono impedirci di varcare il limite di partenza. Adagio adagio, davanti a Dio, è importante imparare umilmente ad accettarci, a lasciarci sciogliere dalla Parola (la meditazione della parola di Dio al riguardo è efficacissima contro questi grovigli interiori!), a fidarci di quel cammino da affrontare coraggiosamente, perché è questo il sentiero che porta alla vetta del discernimento.
Conclusione
Vi saluto con un detto dei Padri del deserto:
Un fratello interrogò un anziano: “Che cosa devo fare poiché molti pensieri mi combattono e io non so come vincerli?”.
Gli disse l’anziano: “Non combattere contro tutti, ma contro uno solo, perché tutti i pensieri del monaco hanno un capo. È necessario osservare chi sia questo capo e di che genere, combatterlo e così si umiliano [scompaiono] anche gli altri pensieri”.
Vi benedico. Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Caro Padre Alberto,
mi pongo dubbi, leggo i tuoi post e trovo le risposte che cerco.
Grazie davvero per la guida che dai a noi giovani sperduti come foche.
Valentina