Ci sono sempre mille motivi per tirarsi indietro di fronte alla vocazione. Oggi ne esploriamo alcuni, sull’esempio di san Giuseppe da Copertino.
Tanti motivi per tirarsi indietro
Ricevo talvolta alcune lettere alquanto sconfortanti e tristi nei riguardi della vocazione religiosa. Molti ragazzi infatti, abbandonano questo desiderio e non danno seguito a tale progetto santo del Signore su di loro. Accampano al riguardo vari motivi e scuse: non sono degno, sono un peccatore, sono ignorante, non sono diplomato, sono debole, sono troppo giovane…
Altre volte ancora ricevo mail di persone che non si decidono mai per una scelta, non si danno pace, perennemente inquieti. Sempre alla ricerca dell’esperienza più coinvolgente o dell’Ordine o della Congregazione che “fa per loro” o del gruppo religioso migliore, “più osservante e devoto”, dove finalmente potersi “trovare bene” e realizzare il proprio sogno.
Altri, invece, mi scrivono, tirando in ballo i peccati della Chiesa e la sua rilassatezza o le mancanze del clero o degli ordini religiosi, giustificando così un loro ritiro e fuga dalla vita religiosa.
Il Signore chiama chi vuole
Ebbene, cari amici, vorrei ricordare a ciascuno prima di tutto che il Signore chiama chi vuole, come vuole e quando vuole. Le “chiamate” che troviamo nei Vangeli ci parlano di uomini per niente affatto speciali, anzi alcuni erano pieni di mediocrità e meschinità, soggetti a vizi e tradimenti… Eppure da questi sono usciti gli Apostoli che hanno evangelizzato la terra!
Il Signore non guarda a ciò che guarda l’uomo! E la vita religiosa non è in funzione del fare o del successo pastorale, o di una sapienza o perfezione umana o di chissà quali ricercatezze mistiche o spirituali.
La vita religiosa, è prima di ogni altra cosa, vita di consacrazione a Dio, quale unico scopo e obiettivo della propria esistenza.
Certamente, questo non significa l’esimersi da un cammino serio di discernimento e formazione, di conversione e superamento di sé.
Andare a riparare la Chiesa
Riguardo a ciò, San Francesco riceve dal Crocifisso un mandato che va in tutt’altra direzione e che continua ad essere valido per ogni francescano: “Va’ Francesco, ripara la mia Casa, che come vedi va tutta in rovina“.
Vale a dire: c’è bisogno, oggi come allora e alla stregua del Poverello di Assisi, di giovani ardenti e appassionati e temerari. Giovani che amino la Chiesa come loro madre e si spendano per essa, per renderla più bella e santa e splendente.
Come S. Francesco, c’è bisogno di giovani che si sentano inviati là dove il Signore li vuole mandare, piuttosto che alla ricerca di un proprio spazio “bello” e appagante, fatto “a loro misura” come talvolta succede. Giovani consapevoli piuttosto che la missione è un andare “in mezzo ai lupi”, calpestando in letizia e semplicità una strada ardua, dove si incontreranno demoni, spiriti immondi, lebbrosi, malati e infermità di ogni genere (cfr Mt 10), dove si è chiamati a guarire, sanare, annunciare, testimoniare…
La vocazione religiosa francescana, non ha dunque nulla a che fare con il quieto vivere, il successo personale. Non è un apparire sterile o un vivere comodo o solo esteticamente perfetto (sia pure “spirituale”)! E’ sempre offerta di sé, ascolto ubbidiente, donazione totale, croce abbracciata, amore a Gesù Crocifisso e alla sua Chiesa senza “se” o “ma”… La vocazione religiosa è per gli umili e i poveri, per chi si abbandona al Signore e nulla più!

Un esempio? San Giuseppe da Copertino
Al riguardo, ricorre oggi (18 settembre) la festa di un santo francescano minore conventuale che ci può aiutare in questa nostra riflessione: san Giuseppe da Copertino, patrono degli studenti. La sua vicenda è davvero emblematica, così come il suo cammino vocazionale. Vi invito ad approfondirli qui, alla nostra pagina a lui dedicata.
Spronando tutti i dubbiosi e gli inquieti a fidarsi unicamente del Signore, vi benedico.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
“Ebbene, cari amici, vorrei ricordare a ciascuno prima di tutto che il Signore chiama chi vuole, come vuole e quando vuole. Le “chiamate” che troviamo nei Vangeli ci parlano di uomini per niente affatto speciali, anzi alcuni erano pieni di mediocrità e meschinità, soggetti a vizi e tradimenti… Eppure da questi sono usciti gli Apostoli che hanno evangelizzato la terra!”
Che dire… Già!
Sono emanuele vorrei diventare frate aiutatemi vi prego.
Ciao Emanuele. Scrivici pure una mail e vediamo insieme la tua situazione, ok? Una preghiera per te fratello!
fra Nico