Fra le tante parole normalmente usate in ambito vocazionale, vi è il termine discernimento. Di seguito vi propongo un bella riflessione (di Don Paolo Rosini) alla scoperta del suo più vero significato, così importante per la vita di ogni giovane.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
«Per discernimento non si intende prima di tutto capire se uno si deve “sposare o fare prete”, per carità di Dio. Quella è una “fase seconda” di una esistenza che è già impastata nella comunione con Dio. Che disastro che stiamo facendo a non fare questa distinzione!».
Una dinamica che guida l’uomo
Per discernimento intendiamo quella dinamica che guida interiormente colui che vive al cospetto del Signore, come il Signore Gesù sta al cospetto del Padre. È l’orientamento profondo dell’essere. Non è una scelta singola, sussiste in tutte le scelte. È la pasta della vita nuova che il Signore Gesù ha inaugurato nella carne umana.
“Fiutando” la presenza di Dio Padre
Allo stesso modo, un figlio di Dio non ha discernimento sulla volontà di Dio perché ha letto un libro o perché si è sentito centinaia di catechesi, ma perché “fiuta” il Padre nelle cose, visto che lo conosce. Il discernimento non è una abilità. È un’identità redenta messa in atto, è la relazione da figli con il Padre che diventa sensibilità, occhio acuto, orecchio intonato. Il discernimento, anche quello iniziale, ripetiamolo, si fa in dialogo con il Signore, perché il discernimento non è un’abilità, è una relazione.

Una relazione che non si improvvisa!
La vita benedetta
“Dio come mi salva?”
C’è, nella prassi del discernimento, una legge della continuità: c’è un modo che Dio ha per salvarmi che ha la sua coerenza. Mi prende in genere per una linea di grazia, per una chiave di salvezza. Eterna è la sua misericordia, e la via del Signore è diritta, non è contraddittoria. Voglio costruire il bene? Voglio ricominciare? Questa è una delle cose principali: focalizzare come Dio salva proprio me.

I luoghi del Padre
Mille volte mi è servito tornare sui passi delle mie grazie, rintracciare la tana del bene nel mio territorio, ricordare i luoghi abituali del mio lasciarmi ritrovare dal Padre. So che ci sono cose che se le faccio, mi fanno bene, mi hanno sempre fatto bene.
Generare vita!
Un movimento d’amore
L’amore è la luce che guida nel riconoscere le prime evidenze, e l’amore è la vera priorità. Ogni ispirazione è un movimento d’amore, perché viene dallo Spirito Santo che è amore; le umiliazioni, se accolte, rendono capaci di atti pasquali, che sono atti d’amore; le proprie benedizioni si identificano mettendosi sulle tracce della manifestazione dell’amore nella nostra vita. Insomma: il parametro di tutto è la vita altrui. È la fecondità.
Se sto facendo un buon percorso non lo dico io, lo dicono quelli che stanno dalle mie parti. È a loro che va chiesto. Perché la mia essenza di uomo è la mia capacità di generare vita.
Don Fabio Rosini – info@vocazionefrancescana.org

Già… La vera domanda è per chi sono?