La memoria che oggi ricorre nel calendario francescano ci dà l’occasione per ritornare ad un grande personaggio del francescanesimo, san Bernardino da Siena. Si tratta di un uomo dalla vita molto movimentata. Le grandi capacità di predicatore unite alla saggezza dell’uomo di governo lo hanno “costretto” ad una continua itineranza francescana.
I frati non predichino nella diocesi di alcun vescovo qualora dallo stesso vescovo sia stato loro proibito. E nessun frate osi affatto predicare al popolo, se prima non sia stato esaminato ed approvato dal ministro generale di questa fraternità e non abbia ricevuto dal medesimo l’ufficio della predicazione. Ammonisco anche ed esorto gli stessi frati che, nella loro predicazione, le loro parole siano ponderate e caste, a utilità e a edificazione del popolo, annunciando ai fedeli i vizi e le virtù, la pena e la gloria con brevità di discorso, poiché il Signore sulla terra parlò con parole brevi. [San Francesco, Regola bollata IX: FF 98-99]
San Bernardino è stato uno dei testimoni e fautori dei movimenti di rinnovamento dell’Ordine francescano, supportando i nuovi conventi dell’Osservanza, tanto da esserne nominato Vicario generale cismontano. Ma si mantenne sempre favorevole ad un “rinnovamento dall’interno“, senza appoggiare mai le velleità di separazione canonica dalla Communitas Ordinis, poi detta dei Conventuali. Una separazione infatti giunta solo nel 1517, molto dopo la sua morte (1444).

Il motivo per cui è ampiamente ricordato nelle città italiane, soprattutto del centro-nord, è per le grandi predicazioni con coi animava il popolo alla fede, ad una vita dignitosa e impegnata. Non di rado impegnandosi lui stesso a difendere le fasce più povere, specie di fronte ad ingiustizie e metodi intrinsecamente corrotti quali l’usura. Proprio come già aveva fatto il suo illustre predecessore sant’Antonio di Padova nei primi decenni del ‘200. Per questa sua attenzione al vissuto concreto e alle non sempre limpide trame sociali in cui è immersa la vita delle gente sarebbe indubbiamente piaciuto a Papa Francesco.
Proprio qui a Padova Bernardino venne a predicare ben quattro volte (1413, 1416, 1423, 1442: cfr.), probabilmente per altrettanti Quaresimali (prediche quotidiane per ognuno dei quaranta giorni di quaresima). Per questo fu per lui allestito, come in altre città, un pulpito all’esterno della Basilica del Santo, non potendo la pur grande chiesa contenere le folle che volevano ascoltare la sua parola, soprattutto negli ultimi anni del suo ministero.
Oggi quel pulpito lapideo è ancora conservato dei frati, non più all’esterno, ma all’interno del Convento. Con la realizzazione del refettorio “nuovo” nei primi decenni del ‘900, quando la vita dei frati venne riorganizzata dopo le soppressioni, quel pulpito venne collocato proprio in refettorio. Da lì generazioni di frati e di novizi hanno offerto le letture durante i pasti, specie nei tempi penitenziali.

La predicazione è un ministero molto importante nella tradizione di tutti gli Ordini mendicanti. Quella francescana si è sempre caratterizzata per essere popolare e concreta, come traspare dalle poche righe con cui ne parla la Regola di san Francesco nel capitolo apposito, riportata qui sopra.
Se certo, oggi come ieri, non tutti i frati sono incaricati di predicare o sono adatti a questo ministero, magari con la forza di un Antonio di Padova o di un Bernardino da Siena, «tutti i frati, tuttavia, predichino con le opere»… chiede san Francesco nella Regola non bollata (XVII, 3: FF 46). Questo può essere davvero alla portata di tutti.
Un altro post che riguarda san Bernadino…
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