Spesso mi capita di sentire da qualcuno (magari “bravo” cristiano) che al giorno d’oggi diventare frate o suora o monaca, dunque dedicare l’intera vita al Signore come religiosi, è una scelta assurda, è in fondo uno “sprecare” e un buttare via la propria esistenza, quando la si potrebbe impegnare a fare cose ben più necessarie e utili o, quanto meno, una vita “normale”
Dal Vangelo di Giovanni (12,1-8)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Ho presente a volte anche le reazioni scandalizzate di amici e qualche genitore di fronte al desiderio di un figlio/a di entrare in convento.
Circa questa idea di “spreco” vi consiglio di meditare il brano del Vangelo di Giovanni, che la liturgia ci propone oggi proprio all’inizio della settimana santa (i giorni in cui Gesù, guarda caso, spreca la sua vita per tutti noi!).
Due sono le logiche contrapposte in questo meraviglioso testo: da un lato la logica e l’economia della gratuità, dell’amore folle e passionale, senza misura e senza calcolo, significato nel gesto amante e libero e quasi “smodato” di Maria; dall’altra ecco in Giuda la logica e l’economia del guadagno, del possesso, dell’interesse, della falsità e della manipolazione. All’interno di questa contrapposizione è possibile comprendere la scelta “pazza” di un/a giovane per la consacrazione religiosa: una scelta d’amore esagerato per Gesù…e niente altro!
E’ quanto anche bene vediamo in san Francesco quando spiegando la sua decisione per il Signore, afferma: “io frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell’Altissimo Signore nostro Gesù Cristo….e perseverare in essa fino alla fine”(FF140). Di null’altro dunque gli importa se non di “seguire Gesù”!!!
Mi auguro che la lettura di questo brano evangelico vi aiuti a intuire il senso più vero di una tale vocazione. Vi propongo poi di seguito, un breve commento al medesimo brano evangelico, tratto dall’Esortazione apostolica – “Vita Consecrata” di Giovanni Paolo II; un documento fondamentale per meglio comprendere la vita religiosa, la scelta di consacrazione dei frati e delle suore!
Vi benedico. A tutti una buona Settimana Santa!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

La sovrabbondanza della gratuità
Non sono pochi coloro che oggi si interrogano perplessi: Perché la vita consacrata? Perché abbracciare questo genere di vita, dal momento che vi sono tante urgenze, nell’ambito della carità e della stessa evangelizzazione, a cui si può rispondere anche senza assumersi gli impegni peculiari della vita consacrata? Non è forse, la vita consacrata, una sorta di «spreco» di energie umane utilizzabili secondo un criterio di efficienza per un bene più grande a vantaggio dell’umanità e della Chiesa? Queste domande sono più frequenti nel nostro tempo, perché stimolate da una cultura utilitaristica e tecnocratica, che tende a valutare l’importanza delle cose e delle stesse persone in rapporto alla loro immediata «funzionalità». Ma interrogativi simili sono esistiti sempre, come dimostra eloquentemente l’episodio evangelico dell’unzione di Betania: «Maria, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento» ( Gv 12, 3). A Giuda che, prendendo a pretesto il bisogno dei poveri, si lamentava per tanto spreco, Gesù rispose: «Lasciala fare!» (Gv 12, 7). E’ questa la risposta sempre valida alla domanda che tanti, anche in buona fede, si pongono circa l’attualità della vita consacrata: Non si potrebbe investire la propria esistenza in modo più efficiente e razionale per il miglioramento della società? Ecco la risposta di Gesù: «Lasciala fare!». A chi è concesso il dono inestimabile di seguire più da vicino il Signore Gesù appare ovvio che Egli possa e debba essere amato con cuore indiviso, che a Lui si possa dedicare tutta la vita e non solo alcuni gesti o alcuni momenti o alcune attività. L’unguento prezioso versato come puro atto di amore, e perciò al di là di ogni considerazione «utilitaristica», è segno di una sovrabbondanza di gratuità, quale si esprime in una vita spesa per amare e per servire il Signore, per dedicarsi alla sua persona e al suo Corpo mistico. Ma è da questa vita «versata» senza risparmio che si diffonde un profumo che riempie tutta la casa. La casa di Dio, la Chiesa, è, oggi non meno di ieri, adornata e impreziosita dalla presenza della vita consacrata. Quello che agli occhi degli uomini può apparire come uno spreco, per la persona avvinta nel segreto del cuore dalla bellezza e dalla bontà del Signore è un’ovvia risposta d’amore, è esultante gratitudine per essere stata ammessa in modo tutto speciale alla conoscenza del Figlio ed alla condivisione della sua divina missione nel mondo. «Se un figlio di Dio conoscesse e gustasse l’amore divino, Dio increato, Dio incarnato, Dio passionato, che è il sommo bene, gli si darebbe tutto, si sottrarrebbe non solo alle altre creature, ma perfino a se stesso e con tutto se stesso amerebbe questo Dio d’amore fino a trasformarsi tutto nel Dio-uomo, che è il sommo Amato».
“In quale modo ameremo Dio? Senza modo, smodatamente!
In quale misura ameremo Dio? Senza misura, smisuratamente!”.
(S. Bernardo)
(dal documento: “Vita Consecrata” di Giovanni Paolo II – 104)

Amo questo passo di Vangelo perchè un giorno, proprio ad Assisi, mi colpì molto. Se già si pensa che diventare suora o frate (di vita attiva) sia sprecare la propria vita, temo un pò per chi (come me) Gesù ha chiesto di osare di più; con il dono totale della propria vita dietro una grata. Lì sembra proprio sprecata la vita, quando soprattutto adesso c'è bisogno di tanti operatori "nel mondo"; eppure solo un Amore grande riesce a spiegare questo "spreco". Non è nell'utilità o nel fare che Dio ci chiama, ma nell'Amore pieno in qualsiasi "campo" ci voglia. Buona… Leggi il resto »
Una preghiera reciproca…!
Cara Jasmine, ti comprendo perfettamente. Condivido il tuo stato d'animo e pregherò per te affinché la strada che vuoi intraprendere sia più vicina possibile. Annamaria
Io sento proprio questo dentro di me: io ho un bisogno sincero di stare sempre più col Signore; non voglio altro se non il Signore; non reputo importante nient'altro a parte l'amicizia con il Signore; non voglio essere di nessuno se non del Signore. Vi prego, pregate per me perché possa andare con gioia dove Dio mi vuole unita a Lui, perché comprenda come posso essere felice, non tenere con riserbo tanti angoli scuri per me, non avere paura, e muovermi come e quando devo nella direzione giusta.
Padre Alberto. Pensare alla propria vita dedicata al signore non può dare altro che gioia. Non per niente una ragazza che sceglie la vita consacrata diventa sposa del Signore. E se non è meraviglioso questo? Annamaria
Grazie padre Alberto per avermi spiegato così bene questo passo del vangelo. Era quello che mi serviva oggi per far capire a molte persone che il mio desiderio di diventare frate non significa sprecare la vita! buona Settimana Santa e buona Pasqua
Francesco
Caro fratello…ti ricordo e incoraggio. Buoni giorni verso la Pasqua