Ti è mai capitato di sentire una voce dentro di te che ti chiama a qualcosa di più grande, ma di bloccarti subito dopo, pensando: “Chi sono io per rispondere a questa chiamata? Non sono degno!“.
Questa sensazione di inadeguatezza è molto comune, soprattutto quando si parla di vocazione. A volte, il nostro passato, i nostri errori e le nostre fragilità ci fanno sentire indegni di seguire un cammino spirituale. Ma voglio dirti una cosa: non sei solo e questa sensazione è più normale di quanto tu possa pensare.
Perché ci sentiamo indegni?
La nostra società ci trasmette un’immagine di perfezione spesso irraggiungibile. Ci sentiamo giudicati e paragonati agli altri, e questo può farci sentire piccoli e inadeguati. Sembra che per poter fare qualcosa nella vita siamo chiamati ad essere sempre “i migliori” in quell’ambito, che dobbiamo saper “eccellere” in qualche cosa, a ogni costo…
Nei confronti di Dio poi può capitare che questa percezione diventi ancora più acuta: un’immagine distorta del Signore può spingerci a pensare che lui voglia da noi la perfezione, la “santità” intesa come purezza assoluta, e che solo chi ha raggiunto questo livello possa interfacciarsi con lui…
Infine molto spesso sono proprio le nostre esperienze personali, la nostra storia, le nostre scelte, ciò che c’è (o c’è stato) nella nostra vita a farci sentire inadatti, indegni, incapaci: l’esperienza del peccato, della fragilità, della fatica nel confronto con gli altri, forse una sessualità vissuta in maniera disordinata, delle relazioni non buone, basse capacità intellettuali e/o pratiche, o chissà che altro che noi reputiamo talmente “grave” da non permetterci di stare davanti al Signore della vita…
Tutto questo ci spenge a dubitare del nostro valore, a pensare di “non essere all’altezza“, di evitare di sognare in grande, perché infondo “questo non fa per me…“.
Esempi dalla bibbia e dai santi
In realtà sarebbe sufficiente andare a guardare la vita dei santi e dei personaggi della Sacra Scrittura per cominciare a capire che questa visione è alquanto distorta…
Tutte le storie personali dei santi, dai nostri cari san Francesco, sant’Antonio, santa Chiara, ma anche di quelli più recenti (san Giovanni Bosco, santa Teresa di Calcutta, …), come pure dei personaggi della bibbia, ci mostrano persone umane, in carne ed ossa.
Ciascuno di loro ha lottato con dubbi e insicurezze. Ciascuno di loro aveva difetti, peccati, fatiche… Anzi, normalmente sembra che a Dio piaccia scegliere proprio chi ai nostri occhi sembra più “indegno”, chi è meno “quotato”, l’opposto del “candidato ideale”…
Facciamo qualche esempio concreto?
- San Francesco: per arrivare al Santo poverello, al “frate minore” che voleva essere sottomesso a tutti, Dio è partito da un giovane pieno di superbia, festaiolo, colmo di soldi, a cui piaceva stare al centro dell’attenzione e che voleva avere successo nella vita…
- San Pietro: per fondare la sua Chiesa, per guidare il suo popolo dopo la sua Pasqua, il Signore Gesù scelse Simone, un pescatore di lago, di una regione sconosciuta ai più, che lungo tutto il vangelo non fa altro che dubitare, sbagliare, avere paura, fino a rinnegare il Signore proprio nella sua Passione… Eppure proprio in lui vede la Pietra su cui fondare tutta la sua missione!
- San Paolo: per il ruolo dell'”apostolo delle genti”, colui che doveva più di ogni altro diffondere il vangelo in lungo e in largo, scelse un fariseo (il gruppo che più gli era andato contro durante la sua predicazione), il più fariseo dei farisei, proprio quello che perseguitava i cristiani e che si era macchiato di omicidio…
- Santa Bernadette Soubirous: a metà del 1800 Maria sceglie di apparire ad una contadina analfabeta di un piccolo villaggio di campagna del sud della Francia (Lourdes), e di confermare proprio a lei il contenuto del dogma dell'”immacolata concezione” (questione di alta teologia…); dovette persino parlarle in dialetto per farsi capire… e Bernadette nel suo testamento scrive: “Per l’ortografia che non ho mai saputa, la memoria che non ho mai avuta, per la mia ignoranza e la stupidità; grazie. Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra una bambina più ignorante e più stupida, avreste scelto quella…”.
Sembra dunque davvero evidente che, stando al Vangelo e all’esperienza dei Santi, non c’è davvero nulla che possa renderci indegni di Dio, indegni di una specifica vocazione, indegni di una vita bella, spesa per il Signore e per gli altri. Al contrario: è proprio nelle nostre fragilità, difetti e peccati, che il Signore manifesta maggiormente la sua gloria!
Scrivetevelo bene in grande e ripetetelo tante volte: “È proprio a partire da ciò che io rifiuto di me, da ciò che ritengo indegno, che il Signore mi chiama a sé, che il Signore desidera fare grandi cose assieme a me! È proprio in questa dinamica che devo cercare la mia vocazione, non altrove!”.
Conclusione
Sentirsi indegni è un sentimento umano, ma non deve impedirti di seguire la tua vocazione. Ricorda che Dio chiama non i perfetti, ma coloro che si rendono conto di averne bisogno. La tua fragilità non è un ostacolo, ma una possibilità per far sperimentare la misericordia di Dio. Abbi fiducia e continua a camminare, anche se a piccoli passi.
Se ti ritrovi in quanto detto fino a qui, lasciati aiutare in questi passaggi delicati ma necessari: puoi scrivermi (qui sotto c’è la mia mail) e ne possiamo anche parlare insieme se vuoi.
Non sei solo in questo cammino. Dio cammina al tuo fianco e ti sostiene in ogni momento. Abbraccia la tua umanità e lascia che lo Spirito Santo trasformi la tua vita.
fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org