Oggi è la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, Papa francesco ci invita a donare la vita, ad avere il coraggio di rischiare, di guardare oltre alle apparenze, nel profondo del nostro cuore, dove solo Gesù ci parla!
Non c’è gioia più grande che rischiare la vita per il Signore
Rischiare la vita? Ma non ha forse il sapore dell’azzardo o della ricerca del pericolo?
No! Ha piuttosto il gusto dell’intuizione di una promessa che già si riesce a scorgere, come se si vedesse l’Invisibile. È la vicenda di molti personaggi della Scrittura, uomini e donne che per fede hanno saputo lasciare, partire senza sapere dove precisamente la strada li avrebbe condotti, compiere imprese che mai si sarebbero immaginati o avevano calcolato; non da supereroi, ma da uomini e donne decisi a giocarsi il proprio futuro nella sequela di quella profezia di vita che sempre si accompagna alla promessa di Dio. La vocazione è così. La vocazione chiede un rischio, un buttarsi a braccia spalancate, la consegna gratuita e totale di tutte le chiavi della nostra vita, del nostro cuore ad un Qualcuno di cui ci si fida e…basta!

Certo, non è facile discernere la vocazione (Messaggio per la 56ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni). La vocazione in ogni caso , se si è davvero onesti con sè stessi, non è neppure un qualche cosa di incomprensibile o di indecifrabile o irriconoscibile: essa ha sempre il colore di un invito forte e dolce, rispettoso e insistente allo stesso tempo che intuiamo nel nostro animo; è una voce interiore, spesso flebile eppure tenace che però viene da fuori e scaturisce da Qualcun altro; talvolta è addirittura un grido che proviene dalla realtà e che può essere riconosciuta come Parola di Dio. Oggi, noi preghiamo per questo: perché ciascuno si metta in ascolto delle promesse che Dio racchiude nella storia di tutti i giorni e nella vita di ognuno.
La vocazione chiede un rischio, un buttarsi a braccia spalancate, la consegna gratuita e totale di tutte le chiavi della nostra vita, del nostro cuore ad un Qualcuno di cui ci si fida e…basta!
Sì, perché se esiste una promessa grande, che allarga l’orizzonte su un largo spazio di futuro e permette la scelta, l’orientamento di tutta una vita, ci sono anche promesse più feriali, nascoste nelle pieghe mai banali della quotidianità e che ne permettono la trasfigurazione.
Sono piccoli gesti di bene, di gratitudine, semplici richieste di scuse o grandi domande di perdono, passi semplici ma decisi che sanno ricucire fratture, divisioni, permettono di superare rancori incancreniti da anni; il primo passo, lo spunto, l’innesco, viene dalla realtà, dalla possibilità di riconoscere in un momento, quello opportuno capace, per opera di Dio, di rivelarne la promessa.
La vocazione chiede un rischio, un buttarsi a braccia spalancate, la consegna gratuita e totale di tutte le chiavi della nostra vita, del nostro cuore ad un Qualcuno di cui ci si fida e…basta! Se discernere non è semplice, trovare il coraggio di rischiare lo è forse ancora meno.
Ed è per questo che bisogna pregare. La preghiera ci pone a contatto con il cuore di Gesù, in ascolto dell’Amico (Francesco, “Christus Vivit”) dona la forza – perché spinti dalla sua carità (2Cor 5,14) a concretizzare. Perché l’amore – lo sappiamo – si misura più nei fatti che nelle parole.
Solo dalla preghiera nasce un appassionarsi , un prendersi cura, la possilità di rischiare la vita sul suo nome (cf. At 15,26), di coltivare l’audacia di intuire proposte, di percorrere sentieri, di lasciare vecchie strade per aprirne di nuove, di rimanere aperti alla fantasia dello Spirito – purché sia la sua e non la nostra soltanto – che rende capaci di profezia, anche oggi. Preghiamo dunque oggi cari amici che leggete questo blog. Preghiamo perché nell’ascolto della Parola, i giovani in particolare ne rimangano avvinti così che ardenti della sete di Dio non smettano mai di cercarlo e con gli occhi di chi crede (cf. Francesco, Lumen Fidei, 1) riescano a scorgere quella promessa nascosta, ma quanto mai reale che ha la forza di lanciarli con decisione nel compimento della loro vocazione, “come se vedessero l’Invisibile” (cf. Francesco, Evangelii Gaudium, 150).
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org