In questa terza domenica di Quaresima è Fra Corrado, del Convento del Seraphicum (Roma), a proporci un bel commento al Vangelo.
Dal vangelo di Luca (13, 1-9)
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Nel brano, emerge per ciascuno una forte domanda che non può lasciarci indifferenti:
“La mia vita è segnata e attratta dalla fecondità, oppure dalla sterilità”?
“Intravedo nelle mie scelte e nel mio orientamento vocazionale segni e desideri di vita, di primavera e di resurrezione, oppure vi prevalgono ombre di morte e di non senso o il rischio di continui vagabondaggi senza una meta??”
Accanto a questi interrogativi che forse possono spaventarci ecco però anche una grande consolazione: il Signore è buono e pietoso e paziente e non vuole che alcuno perisca o si perda! Non scoraggiamoci dunque, se il nostro discernimento e la nostra ricerca forse qualche volta si arenano, ma ritorniamo a Lui con fiducia; Lui ci mostrerà la via!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Quanto è difficile esercitare la virtù della pazienza e parlo dell'esercizio quotidiano. Noi sembriamo essere tante volte delle mine vaganti pronte ad esplodere. Affermava bene allora il Serafico Francesco quando diceva che la pazienza può condurre alla perfetta letizia. Il vangelo di oggi ci mostra ancora la miseria di un fico/figlio che delude ed un Padre paziente. Impariamo anche noi nel nostro piccolo ad aspettare il tempo di maturazione, impariamo a concedere tempo visto che i frutti più attesi sono anche quelli più desiderati.
Colui che non sa niente, non ama niente.
Colui che non fa niente, non capisce niente.
Colui che non capisce niente, è spregevole!
Ma colui che capisce ama e vede, osserva.
La maggiore conoscenza è congiunta indissolubilmente all'amore.
E chiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole, non sa niente dell'uva!