Al riguardo mi piace soffermarmi su come San Francesco vivesse con grande fervore questo tempo di penitenza, ma anche come, in diverse altre circostanze dell’anno egli amasse ritirarsi in luoghi appartati per ulteriori tempi di preghiera e digiuno.
Le occasioni di queste altre quaresime erano sempre legate ad alcune festività o memorie liturgiche a cui il Poverello era particolarmente devoto. Viveva infatti ben cinque quaresime durante l’anno:
- la prima era quella dell’Avvento: dalla festa di Tutti i santi (1 novembre) fino a Natale (25 dicembre);
- la seconda dopo l’Epifania: dall’Epifania (6 gennaio) per 40 giorni (FF 1163);
- la terza era la “Quaresima Maggiore“: dal mercoledì delle Ceneri a Pasqua;
- la quarta era quella in onore dei santi Pietro e Paolo: dalla loro festa (29 giungo) fino all’Assunzione, il 15 agosto (FF 1167);
- la quinta era in onore di San Michele Arcangelo (29 settembre): iniziava dal 15 agosto, festa dell’Assunta (FF 785), fino alla festa di san Michele (29 settembre); proprio durante questa quaresima Francesco riceverà le stimmate sul monte della Verna (1224).
I fioretti di San Francesco
I fioretti di san Francesco costituiscono una meravigliosa e inimitabile raccolta di «miracoli ed esempli devoti», concernenti la vita del Poverello, volgarizzati nell’ultimo quarto del Trecento da un ignoto toscano.
Vi ritroviamo senza dubbio gesti e parole di Francesco che, nella sostanza, possono considerarsi storici o di seria tradizione orale anche se non mancano fioriture leggendarie e soprattutto una visione e una rilettura altamente idealista e candida e beata del Santo, ben lontana dalla complessità che in realtà contrassegnava la sua figura .
Questo però nulla toglie ai Fioretti il fascino che da sempre li accompagna. Certamente più di altri testi biografici, sanno trasmetterci i motivi più puri del francescanesimo, il candore del sentimento religioso di Francesco, la semplicità, lo slancio e la schiettezza dei primi passi, costituendo pertanto un richiamo quotidiano ai frati verso ciò che è più essenziale e necessario.
Proprio nei Fioretti troviamo il racconto di una delle quaresime di Francesco (cap. VII, FF 1835):
Il verace servo di Cristo santo Francesco, però che in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo , siccome ci dimostra nel venerabile collegio de’ dodici compagni e nel mirabile misterio delle sacrate Istimmate e nel continuato digiuno della santa Quaresima, la qual’egli sì fece in questo modo.
Essendo una volta santo Francesco il dì del carnasciale allato al lago di Perugia, in casa d’un suo divoto col quale era la notte albergato, fu ispirato da Dio ch’egli andasse a fare quella Quaresima in una isola del lago (Trasimeno).Di che santo Francesco pregò questo suo divoto, che per amor di Cristo lo portasse colla sua navicella in un’isola del lago dove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se ne avvedesse. E costui, per l’amore della grande divozione ch’aveva a santo Francesco, sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola, e santo Francesco non portò seco se non due panetti.Ed essendo giunto nell’isola, e l’amico partendosi per tornare a casa, santo Francesco il pregò caramente che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il Giovedì santo. E così si partì colui; e santo Francesco rimase solo. E non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arbuscelli aveano acconcio a modo d’uno covacciolo ovvero d’una capannetta; e in questo cotale luogo si puose in orazione e a contemplare le cose celestiali.
E ivi stette tutta la Quaresima sanza mangiare e sanza bere, altro che la metà d’uno di quelli panetti, secondo che trovò il suo divoto il Giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intero e mezzo; e l’altro mezzo si crede che santo Francesco mangiasse per reverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò quaranta dì e quaranta notti sanza pigliare nessuno cibo materiale.E così con quel mezzo pane cacciò da sé il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta dì e quaranta notti. Poi in quello luogo, ove santo Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza, fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed èvvi il luogo de’frati, che si chiama il luogo dell’Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande reverenza e devozione in quello luogo dove santo Francesco fece la detta Quaresima. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
fra Alberto – info@vocazionefrancescana.org