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Vocazione Francescana
Home ascoltare e pregare

La vocazione è questione di umiltà

fra Nico Melato di fra Nico Melato
18 Ottobre 2021
in ascoltare e pregare, discernere
0

“Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo!” VS “Signore, cosa vuoi che io faccia?”. La vocazione tra presunzione e umiltà.

Il brano del Vangelo che ieri abbiamo incontrato nella celebrazione della messa domenicale iniziava con i discepoli che giungono davanti a Gesù ed esclamano: “Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo!”.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». [Marco 10,35-45]

Un po’ presuntuosi questi discepoli no? Pretendono di comandare al loro maestro! E come risponde il Maestro? Li mette a tacere, si incazza? No, risponde: “cosa volete che io faccia per voi?”. Vi ricorda qualcosa questa frase? “Signore, cosa vuoi che io faccia?”. È la frase del servo al padrone, è la frase che san Francesco pronuncia davanti al Crocifisso nella chiesetta diroccata di san Damiano, all’inizio del suo cammino.

Il Signore risponde mettendosi al loro servizio! Prima ancora della discussione, che sarà proprio su questo tema, il Signore dà loro già la risposta con l’esempio: mettersi al servizio, essere sottomessi ad ogni creatura! Perfino lui, il Signore, infatti si mette lì, a loro disposizione!

Papa lavanda dei piedi
papa Francesco durante una lavanda dei piedi

Siamo anche noi come i discepoli?

Noi forse proviamo un po’ fastidio per il modo con cui i discepoli si pongono nei confronti di Gesù, ci viene naturale emotivamente rimproverarli, metterci dalla parte del maestro, essere indignati come gli altri apostoli, come dice il vangelo. Anzi, dirgli: Signore, ma cosa ti metti a stare al loro gioco, reagisci, spiega loro subito che non è così che si fa con Dio!

Ecco questa nostra reazione testimonia di noi due cose: da una parte, nella testa, sappiamo che lui è il Signore, che lui sa qual è il nostro bene, che è lui ad indicarci la strada, e quindi ci dà fastidio che qualcuno agisca al contrario; dall’altra parte però vorremmo dire noi al Signore come deve fare, come deve reagire, ricadendo perciò nuovamente nello stesso errore, proprio come i discepoli.

Ecco noi ci muoviamo fra questi 2 poli: il desiderio di seguirlo, fidarsi di lui e il bisogno di prendere in mano le redini e ottenere quello che vogliamo, ciò che noi ci aspettiamo come la cosa giusta e buona per noi. Questa è anche una delle tentazioni nascoste dentro ogni vocazione. Vocazione infatti è il luogo dove il desiderio mio e il desiderio di Dio si incrociano, dove due volontà convergono. Ma a modo suo, non a modo nostro.

Vocazione come presunzione

A volte noi intendiamo la vocazione, la vita piena, bella, soddisfacente, come una marcia trionfale. Uno sente che vuole seguire il Signore e immagina che da adesso in poi sarà tutto un susseguirsi di miglioramenti, di passi belli e splendenti… A volte per noi “seguire” diventa sinonimo di “salire”. Salire verso la vetta, salire sull’altare davanti a tutti, salire in considerazione, ottenere rispetto… Si tratta delle nostre manie di grandezza, naturali, che portiamo dentro tutti: non bisogna vergognarsene, né odiarle, ma solo conoscerle e, diciamo così, tenerle a bada.

Una volta ho sentito un frate, mio confratello, che diceva “ogni giovane prete in cuor suo pensa che la chiesa abbia aspettato 2000 anni proprio il suo arrivo”! Sì, finalmente è arrivato lui a fare le cose come vanno fatte, lui ha diritto a quel posto alla destra di Gesù! E il Signore risponderebbe: “Guai a voi che cercate i saluti nelle piazze e i primi posti nelle sinagoghe!”. Questi siamo noi, che ci piaccia o no, siamo così: farisei!

E poi, siccome abbiamo questa idea alta, trionfante di vocazione, ogni volta che vediamo che la nostra vita è invece mediocre, normale, che non è vero che siamo meglio degli altri, che non riusciamo ad andare sempre in meglio… Cosa succede? Inizia la tristezza e lo sconforto: non sono all’altezza, non sono degno, faccio schifo, nessuno mi vuole, nessuno mi apprezza…

giovane_in_preghiera

La vocazione secondo Gesù

Il Signore invece sceglie una via e uno stile tutto al contrario. Se guardiamo infatti la prima lettura della messa di ieri, troviamo un brano tratto dai canti del servo sofferente, dal libro di Isaia. Gesù attribuisce a sé stesso quello che lì viene narrato. Si parla di prostrazione, di dolore, di sacrificio: il servo, secondo Isaia, “non ha apparenza, né bellezza”. Il Signore regna infatti sporcandosi i piedi per le strade della povera gente, il signore regna chinandosi sulla sabia ai piedi dell’adultera, chinandosi nell’acqua ai piedi dei discepoli, offrendosi volontariamente alla pubblica derisione, fino a morire in Croce… quello è il suo trono, solo lì lui si innalza.

Eppure, egli è, secondo il libro dei Salmi anche “il più bello tra i figli dell’uomo”. Secondo Isaia non è bello, secondo i Salmi è il più bello! Com’è possibile? È possibile, anzi, è l’unica vera possibilità che abbiamo, non c’è n’è un’altra! L’unica bellezza vera è quella lì, quella del servizio, quella di chi si abbassa, quella di chi si fa piccolo per mettersi a disposizione degli altri.

Lo stile di Gesù ci attrae e ci respinge

Questo stile del Signore, questa sua scelta, ci affascina. Forse è il motivo più profondo e più intimo, più vero attraverso il quale il Signore ci convince, ci attira a sé. Nessuno ha un Dio così, nessuno ha un maestro così, e questa cosa ci incanta, ci fa dire: vorrei anch’io! Però ci sono in noi anche delle resistenze: questa prospettiva del servizio, dell’umiltà, ci fa paura, è normale. Sentiamo una naturale repulsione verso questo stile.

Questo il Signore lo sa, ed è per questo che torna ogni giorno a darci l’esempio, a farci sperimentare la sua scelta di mettersi al nostro servizio. E per farlo ha trovato un modo incredibile, un modo che nessuno mai avrebbe potuto immaginare: l’Eucaristia!

Ogni volta che la comunità infatti si trova attorno all’altare, e celebra l’Eucaristia, lì, entro il segno povero del pane e del vino, Lui si fa presente. È lì che il Signore si dà per noi, piccolo, indifeso, fragile, a nostra disposizione.

L’Eucaristia è la nostra strada di umiltà, di servizio. Diceva don Primo Mazzolari:

Sono malato di grandezza e di primi posti. Mi fa paura il silenzio, mi fa paura il nascondimento. Eppure guardo l’Ostia. Silenzio senza limiti, uniformità senza rilievo, realtà senza apparenze se non di pane che non è più, Dio nascosto.

adorazione
adorazione Eucaristica nella nostra basilica di sant’Antonio

Ecco allora chiediamo al Signore questa grazia, di continuare a fare piccoli passi di cammino in questa direzione, della piccolezza, della minorità, del servizio, continuando a nutrirci di lui, anche attraverso l’Eucaristia. E per questo vorrei concludere con le parole di san Francesco:

Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalle sedi regali scese nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi in umili apparenze; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare per nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga Colui che tutto a voi si offre.

Buon cammino a tutti! Il Signore ci benedica tutti, e sempre.

fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org

Tags: anno liturgicoFonti FrancescaneParola e vocazionepreghierasan Francescosanti
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