Oggi vi presento le 6 sindromi più ricorrenti nel discernimento vocazionale: si tratta di “virus” (molto simili fra loro) devastanti che possono colpire a fondo il germe della vocazione che il Signore ha seminato nel cuore.
La sindrome da “giovane-ricco”
Tipica dei giovani “bravi, buoni, belli, intelligenti, cattolici, praticanti…”, che vanno in Chiesa, fanno magari gli animatori e cantano nel coro, sanno di cultura religiosa, frequentano gli ambienti ecclesiali e i pellegrinaggi ai santuari. Spesso proclamano ideali grandi di missione e annunci e testimonianza, hanno una vita impegnata e buona, magari frequentano anche un gruppo di ricerca vocazionale!
In realtà difficilmente si lasciano mettere in discussione in modo profondo e tantomeno accettano di “perdere” il loro tesoro (il mio progetto, il mio sogno, il mio posto, la mia morosa, la mia laurea…) per il Signore che chiede invece l’intera loro vita.
La sindrome da “W la libertà: c’è sempre tempo”
Tipica di chi afferma o pensa: “Ho fatto tutto! Ho frequentato persino il corso vocazionale! Ho fatto un ottimo discernimento… sono stato davvero bravo, ma alla fine non mi va di prendere impegni, non me la sento di giocarmi, farò più avanti…” .
Questi sovente arrivano anche alla soglia di una decisione… Anzi, a volte hanno già deciso… All’ultimo però tagliano la corda! Il loro motto è: “W la libertà”; oppure “c’è sempre tempo”!
Queste persone talvolta poi ricominciano da qualche altra parte (in altri ordini o seminari), ma con le stesse dinamiche…; sempre, alla fine, scappando. Difficile per essi accettare “una storia”, “dei legami”, dire dei sì e dei no impegnativi. Volendo tenere aperte per sé tutte le strade, rischiano di restare inconcludenti a vita e di essere in discernimento fino all’età della pensione!
La sindrome di “Cupido”
Spesso ne è colpito più di qualche giovane che da tempo e seriamente (almeno così pareva!) era in cammino e in ricerca vocazionale, e si manifesta con virulenza quando questi (inaspettatamente) trova la morosa o il moroso.
Questo fatto spesso è colto da chi è colpito da tale sindrome come “un segno divino” (Dio lo ha voluto!) che azzera di colpo tutto un cammino e un discernimento (che sembrava genuino) di ricerca e di domande. Per cui, nulla conta ormai più di fronte all’irresistibile attrazione “dell’oggetto desiderato”.
Gli interrogativi, i dubbi, le idealità, le grandi parole e la ricerca di prima subito si dissolvono così come la questione della scelta vocazionale ormai a senso unico e indiscutibile. Impossibile in questi casi mettere in questione “il fatto divino”, la chiara “volontà divina” che si è espressa nella “freccia scoccata da Cupido”; impresa inutile sollecitare un confronto anche sull’altra opzione da tempo perseguita e proclamata, che di colpo ora viene annullata. Si può parlare in questi casi di un vero discernimento?
La sindrome da “Novello san Francesco”
Tipica di chi inizia un cammino di discernimento vocazionale carico di certezze e con già programmi chiari nella sua testa. Questi annuncia slogans, fa grandi proclami di conversione, si presenta con atteggiamenti da santo o asceta, talvolta giudica gli altri (questi sono i frati rilassati, quelli i più fervorosi…), ed esprime grandi certezze sul suo futuro ovviamente da frate, religioso, suora, Papa o novello san Francesco.
Di solito questi giovani sono i primi a ritirarsi dal gruppo vocazionale o comunque ad andare via dal Postulato. Molto difficile infatti per loro vivere la concretezza, confrontarsi con il reale spesso contradditorio e ambivalente… La vocazione religiosa invece non è mai una fuga dalla vita, ma una scelta per il Signore che all’intera vita (nulla escluso) dà luce e amore.
La sindrome da “Pulcinella”
È l’atteggiamento di chi compie un cammino di ricerca vocazionale sempre nascosto dietro una maschera. Difficile per lui avere un sincero rapporto con i formatori e neppure con il padre spirituale, specie su aspetti personali, difficoltà interiori, piaghe o ferite del passato (per es. quelle legate all’ambito affettivo-sessuale).
Sta sempre al palo, non si sbilancia mai, non si espone mai. Generalmente è compiacente, si adegua. Magari arriva anche a fare una scelta, ad entrare in postulato, ma presto dovrà fare i conti con se stesso e gli altri anche con non poche sofferenze.
La vita comunitaria infatti ha la capacità di “smacherare” e mettere a nudo chi siamo… Meglio dunque da subito fidarsi dei formatori e di chi ci accompagna con la massima libertà e disponibilità e verità: non si può barare sulla propria vita!
La sindrome del “Faccio tutto io”
Tipica di chi, in definitiva, al di là delle belle parole, rifugge un confronto serio, vero e costante con gli accompagnatori vocazionali e in special modo con il padre spirituale e soprattutto non si fida del Signore. Dai suoi formatori e guide in realtà può anche andare, senza però mai lasciarsi scalfire in profondità, senza mai giocarsi e rischiare.
Il “gioco” infatti, lo vuole condurre da solo; si fida solo di sé stesso e certo non osa mettere a repentaglio le proprie sicurezze sbilanciandosi troppo con qualcun altro, tantomeno con il Signore: “sarebbe troppo rischioso fidarsi di Lui! E se poi mi frega?”
Questo è l’atteggiamento frequente di chi, magari anche si dice in ricerca, ma solo ancora per salvarsi la faccia, anche davanti a Dio; ma in definitiva, è dio di se stesso!
E tu?
E tu? Ti riconosci in qualcuna di queste? Queste “sindromi” con atteggiamenti conseguenti sono spesso alquanto simili fra loro e intercambiabili. A volte sono conpresenti e in buona compagnia reciproca.
Attenzione dunque ad un autentico discernimento! Fatevi aiutare, fidatevi, e poi pregate, pregate, pregate!
Resto a disposizione per ogni chiarimento.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org
Esiste anche una sorta di " sindrome di Giona " ? Oppure questa riguarda , Scrittura alla mano , più la Missione che la Vocazione ? ….
ottima osservazione!!! Giona è sempre un modello interessantissimo,..da approfondire! grazie!
Caro padre Alberto,a 35 anni appena compiuti (oggi) mi ritrovo (il "terremoto" è iniziato ben prima) a non ritrovarmi nella mia vita. La laurea, il lavoro (seppur precario), una famiglia senpre presente … Eppure sento un vuoto. Lo sento da anni, ma era affievolito dalle lodi universitarie, dalla paga "sicura" che ogni mese entrava ed entra nel conto corrente, dalla vita normale.Ora, tutto è in discussione. La crisi economica, ancor più quella sociale e terroristica hanno aperto uno squarcio.Non posso più chiudere gli occhi.Oltre all'aiuto del mio parroco, potresti consigliarmi un cammino comunitario di discernimento? Sono disposto a prendere sei… Leggi il resto »
Pace a te caro Luca. Grazie per la fiducia. comprendo il tuo disagio che è anche il disagio di molti giovani come te. Circa la tua richiesta, scrivimi per cortesia alla mia mail personale magari specificandomi un po' di più cosa cerchi e desideri da questa esperienza comunitaria che domandi. Grazie. A presto. ti affido e ricordo. fra Alberto