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Home essere chiesa

Le parole della vocazione secondo papa Francesco

Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

fra Alberto Tortelli di fra Alberto Tortelli
27 Aprile 2020
in discernere, essere chiesa
0

Domenica 3 maggio si celebra in tutta la chiesa la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Papa Francesco ha scritto per l’occasione un bellissimo messaggio, commentando un brano evangelico che ci racconta la singolare esperienza capitata a Gesù e Pietro durante una notte di tempesta sul lago di Tiberiade (cfr. Mt 14,22-33). Vi sottolinea alcune parole: le parole della vocazione.

Le parole della vocazione papa Francesco

La traversata sul lago evoca il viaggio della nostra esistenza

Dopo la moltiplicazione dei pani, che aveva entusiasmato la folla, Gesù ordina ai suoi di salire sulla barca e di precederlo all’altra riva, mentre Egli avrebbe congedato la gente. L’immagine di questa traversata sul lago evoca in qualche modo il viaggio della nostra esistenza. La barca della nostra vita, infatti, avanza lentamente, sempre inquieta perché alla ricerca di un approdo felice, pronta ad affrontare i rischi e le opportunità del mare, ma anche desiderosa di ricevere dal timoniere una virata che conduca finalmente verso la giusta rotta. Talvolta, però, le può capitare di smarrirsi, di lasciarsi abbagliare dalle illusioni invece che seguire il faro luminoso che la conduce al porto sicuro, o di essere sfidata dai venti contrari delle difficoltà, dei dubbi e delle paure.

Succede così anche nel cuore dei discepoli, i quali, chiamati a seguire il Maestro di Nazareth, devono decidersi a passare all’altra riva, scegliendo con coraggio di abbandonare le proprie sicurezze e di mettersi alla sequela del Signore. Questa avventura non è pacifica: arriva la notte, soffia il vento contrario, la barca è sballottata dalle onde, e la paura di non farcela e di non essere all’altezza della chiamata rischia di sovrastarli.

Il Vangelo ci dice, però, che nell’avventura di questo non facile viaggio non siamo soli. Il Signore, quasi forzando l’aurora nel cuore della notte, cammina sulle acque agitate e raggiunge i discepoli, invita Pietro ad andargli incontro sulle onde, lo salva quando lo vede affondare, e infine sale sulla barca e fa cessare il vento.

La prima parola della vocazione, allora, è gratitudine.

Navigare verso la rotta giusta non è un compito affidato solo ai nostri sforzi, né dipende solo dai percorsi che scegliamo di fare. La realizzazione di noi stessi e dei nostri progetti di vita non è il risultato matematico di ciò che decidiamo dentro un “io” isolato; al contrario, è prima di tutto la risposta a una chiamata che ci viene dall’Alto. È il Signore che ci indica la riva verso cui andare e che, prima ancora, ci dona il coraggio di salire sulla barca; è Lui che, mentre ci chiama, si fa anche nostro timoniere per accompagnarci, mostrarci la direzione, impedire che ci incagliamo negli scogli dell’indecisione e renderci capaci perfino di camminare sulle acque agitate.

Ogni vocazione nasce da quello sguardo amorevole con cui il Signore ci è venuto incontro, magari proprio mentre la nostra barca era in preda alla tempesta. «Più che una nostra scelta, è la risposta alla chiamata gratuita del Signore» (Lettera ai sacerdoti, 4 agosto 2019); perciò, riusciremo a scoprirla e abbracciarla quando il nostro cuore si aprirà alla gratitudine e saprà cogliere il passaggio di Dio nella nostra vita.

Quando i discepoli vedono Gesù avvicinarsi camminando sulle acque, inizialmente pensano che si tratti di un fantasma e hanno paura. Ma subito Gesù li rassicura con una parola che deve sempre accompagnare la nostra vita e il nostro cammino vocazionale: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27).

barca

Proprio questa è la seconda parola che vorrei consegnarvi: coraggio.

Ciò che spesso ci impedisce di camminare, di crescere, di scegliere la strada che il Signore traccia per noi sono i fantasmi che si agitano nel nostro cuore. Quando siamo chiamati a lasciare la nostra riva sicura e abbracciare uno stato di vita – come il matrimonio, il sacerdozio ordinato, la vita consacrata –, la prima reazione è spesso rappresentata dal “fantasma dell’incredulità”: non è possibile che questa vocazione sia per me; si tratta davvero della strada giusta? Il Signore chiede questo proprio a me?

E, via via, crescono in noi tutte quelle considerazioni, quelle giustificazioni e quei calcoli che ci fanno perdere lo slancio, ci confondono e ci lasciano paralizzati sulla riva di partenza: crediamo di aver preso un abbaglio, di non essere all’altezza, di aver semplicemente visto un fantasma da scacciare.

Il Signore sa che una scelta fondamentale di vita – come quella di sposarsi o consacrarsi in modo speciale al suo servizio – richiede coraggio.

Egli conosce le domande, i dubbi e le difficoltà che agitano la barca del nostro cuore, e perciò ci rassicura: “Non avere paura, io sono con te!”. La fede nella sua presenza che ci viene incontro e ci accompagna, anche quando il mare è in tempesta, ci libera da quell’accidia che ho già avuto modo di definire «tristezza dolciastra» (Lettera ai sacerdoti, 4 agosto 2019), cioè quello scoraggiamento interiore che ci blocca e non ci permette di gustare la bellezza della vocazione.

Nella Lettera ai sacerdoti ho parlato anche del dolore, ma qui vorrei tradurre diversamente questa parola e riferirmi alla fatica.

Ogni vocazione comporta un impegno. Il Signore ci chiama perché vuole renderci come Pietro, capaci di “camminare sulle acque”, cioè di prendere in mano la nostra vita per metterla al servizio del Vangelo, nei modi concreti e quotidiani che Egli ci indica, e specialmente nelle diverse forme di vocazione laicale, presbiterale e di vita consacrata. Ma noi assomigliamo all’Apostolo: abbiamo desiderio e slancio, però, nello stesso tempo, siamo segnati da debolezze e timori.

Se ci lasciamo travolgere dal pensiero delle responsabilità che ci attendono – nella vita matrimoniale o nel ministero sacerdotale – o delle avversità che si presenteranno, allora distoglieremo presto lo sguardo da Gesù e, come Pietro, rischieremo di affondare. Al contrario, pur nelle nostre fragilità e povertà, la fede ci permette di camminare incontro al Signore Risorto e di vincere anche le tempeste. Lui infatti ci tende la mano quando per stanchezza o per paura rischiamo di affondare, e ci dona lo slancio necessario per vivere la nostra vocazione con gioia ed entusiasmo.

Infine, quando Gesù sale sulla barca, il vento cessa e le onde si placano. È una bella immagine di ciò che il Signore opera nella nostra vita e nei tumulti della storia,specialmente quando siamo nella tempesta: Egli comanda ai venti contrari di tacere, e le forze del male, della paura, della rassegnazione non hanno più potere su di noi.

Nella specifica vocazione che siamo chiamati a vivere, questi venti possono sfiancarci. Penso a coloro che assumono importanti compiti nella società civile, agli sposi che non a caso mi piace definire “i coraggiosi”, e specialmente a coloro che abbracciano la vita consacrata e il sacerdozio. Conosco la vostra fatica, le solitudini che a volte appesantiscono il cuore, il rischio dell’abitudine che pian piano spegne il fuoco ardente della chiamata, il fardello dell’incertezza e della precarietà dei nostri tempi, la paura del futuro. Coraggio, non abbiate paura! Gesù è accanto a noi e, se lo riconosciamo come unico Signore della nostra vita, Egli ci tende la mano e ci afferra per salvarci.

E allora, pur in mezzo alle onde, la nostra vita si apre alla lode.

È questa l’ultima parola della vocazione,e vuole essere anche l’invito a coltivare l’atteggiamento interiore di Maria Santissima: grata per lo sguardo di Dio che si è posato su di lei, consegnando nella fede le paure e i turbamenti, abbracciando con coraggio la chiamata, Ella ha fatto della sua vita un eterno canto di lode al Signore.

Carissimi, specialmente in questa Giornata, ma anche nell’ordinaria azione pastorale delle nostre comunità, desidero che la Chiesa percorra questo cammino al servizio delle vocazioni, aprendo brecce nel cuore di ogni fedele, perché ciascuno possa scoprire con gratitudine la chiamata che Dio gli rivolge, trovare il coraggio di dire “sì”, vincere la fatica nella fede in Cristo e, infine, offrire la propria vita come cantico di lode per Dio, per i fratelli e per il mondo intero. La Vergine Maria ci accompagni e interceda per noi.

papa Francesco – info@vocazionefrancescana.org

papa francesco al crocifisso pandemia

Tags: papa FrancescoParola e vocazionetemi di discernimento
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Buon Avvento 2024 a tutti!

@vocazionefrancescana 

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  • ✨️Quando abbiamo pensato di fare questo concerto, le paure erano tante, i dubbi, le cose da fare, ma passo dopo passo, siamo arrivati ed è stato magico... 
🙌Grazie a tutti, alla band, ai volontari, ai tecnici, ai confratelli, agli amici, ai familiari, a tutti quelli che hanno partecipato. 
❤️E un grazie speciale al Signore, che ci ha permesso di vivere una notte magica, abbiamo sentito la sua presenza, il suo abbraccio, il suo amore, siamo stati testimoni che Lui è vivo, che la chiesa è viva. 

Grazie a tutti!
Grazie @samuelecastellan per le bellissime foto!! 

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  • Oggi, 29 novembre 2023, tutta la nostra grande famiglia francescana festeggia gli 800 anni dall
  • "Noi vogliamo far parte della Chiesa!
Mai cedere alla tentazione di fare una "Chiesa a parte"!".

Alessandro, cantante dei REALE (@realemusica ) ci ha condiviso questa frase un paio di settimane fa durante una diretta Instagram (puoi trovarla ancora sul nostro profilo, cercando fra i Reels).

Di fronte alle fatiche della nostra Chiesa, agli scandali, alle lentezze, alle divisioni al suo interno... ci viene forse la tentazione di fare noi una "Chiesa-come-Dio-comanda", ci viene la presunzione di sapere noi come dovrebbe essere la vera Chiesa di Dio!
Eppure, l
  • Ma tu hai mai pensato di farti frate?
Molti di voi diranno: "voi siete matti!".
E invece vi assicuro che nel cuore di tanti giovani questa domanda spunta prima o poi. A volte solo come provocazione. Altre volte diventa piano piano una vera e propria chiamata.
Se sei fra questo: non devi avere paura! Vale la pena ascoltare questa domanda, cercare una risposta. Tante volte poi, scavando bene, si capisce che la propria strada è un
  • Chi segue Cristo non ha l
  • Lo sai vero che sant
  • "Noi evangelizziamo NON per salvare le persone,
ma per andare a dire loro che sono già salvate!".
(fratel Enzo Biemmi)

Nei giorni scorsi tanti frati di tutta Europa si sono trovati insieme online per confrontarsi sul tema della nuova evangelizzazione di questa nostra amata Europa.
Le conversioni da fare sono ancora tante... ma una cosa è chiara: il desiderio di raccontare la bellezza del nostro Dio alla gente che vive con noi ogni giorno è tanto!
C
  • Siamo sempre connessi, Abbiamo sempre lo smartphone in tasca,
sempre pronti a rispondere alle mille notifiche che ci raggiungono...

Eppure: siamo davvero "connessi"?
Siamo davvero collegati, in relazione, gli uni con gli altri?
Ci accorgiamo di ciò che accade attorno a noi
e dentro il cuore delle persone che amiamo, che abbiamo più vicine?

Sì, dobbiamo restare "sempre connessi",
è un imperativo etico che ci giunge dal Vangelo:
dobbiamo essere sempre attenti ad accorgerci e ad amare,
connessi con la realtà, connessi con il nostro cuore,
connessi gli uni con gli altri.
Questa è la via, l
  • Giovani Verso Assisi 2023 - ConTatto: grazie a tutti per questi meravigliosi giorni condivisi accanto al nostro san Francesco! La fraternità, i sorrisi, la lode, la commozione, il confronto: ingredienti che ci fanno crescere nella nostra vita di fede, per provare a rendere questa nostra società sempre più umana e cristiana. Grazie ancora a tutti.
E grazie a Francesco e Samuele, i nostri fotografi ufficiali!!!

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