Frati francescani, suore, missionari/e, monaci, monache , eremiti…: diversi modi, di consacrarsi a Dio! Ma chi glielo fa fare a queste persone, e a noi frati, di spendere la propria vita così? Perché diventare frate? Perché abbiamo deciso di lasciare cose preziose, come i beni, come la possibilità di crearci una famiglia propria o seguire i nostri progetti? Perché consacrarsi?
Molto belle al riguardo le parole di papa Francesco rivolte a tutti i consacrati (vedi omelia):
Il consacrato: uno che sa “vedere la grazia” e la bellezza
Perché l’avete fatto? Perché vi siete innamorati di Gesù, avete visto tutto in Lui e, rapiti dal suo sguardo, avete lasciato il resto. La vita consacrata è questa visione. È vedere quel che conta nella vita. È accogliere il dono del Signore a braccia aperte (…) Ecco che cosa vedono gli occhi dei consacrati: la grazia di Dio riversata nelle loro mani. Il consacrato è colui che ogni giorno si guarda e dice: “Tutto è dono, tutto è grazia”. Cari fratelli e sorelle, non ci siamo meritati la vita religiosa, è un dono di amore che abbiamo ricevuto. (…)
La vita consacrata, se resta salda nell’amore del Signore, vede la bellezza. Vede che la povertà non è uno sforzo titanico, ma una libertà superiore, che ci regala Dio e gli altri come le vere ricchezze. Vede che la castità non è una sterilità austera, ma la via per amare senza possedere. Vede che l’obbedienza non è disciplina, ma la vittoria sulla nostra anarchia nello stile di Gesù.

Il consacrato: uno che sa cercare il suo prossimo
Chi tiene lo sguardo su Gesù impara a vivere per servire. Non aspetta che comincino gli altri, ma si mette in cerca del prossimo (…) Nella vita consacrata dove si trova il prossimo? (…) Anzitutto nella propria comunità. Va chiesta la grazia di saper cercare Gesù nei fratelli e nelle sorelle che abbiamo ricevuto. È lì che si inizia a mettere in pratica la carità: nel posto dove vivi, accogliendo i fratelli e le sorelle con le loro povertà (…) . Oggi, tanti vedono negli altri solo ostacoli e complicazioni. C’è bisogno di sguardi che cerchino il prossimo, che avvicinino chi è distante. I religiosi e le religiose, uomini e donne che vivono per imitare Gesù, sono chiamati a immettere nel mondo il suo stesso sguardo, lo sguardo della compassione, lo sguardo che va in cerca dei lontani; che non condanna, ma incoraggia, libera, consola, lo sguardo della compassione. Quel ritornello del Vangelo, tante volte parlando di Gesù dice: “ne ebbe compassione”. È l’abbassarsi di Gesù verso ognuno di noi.
I consacrati sono chiamati
a immettere nel mondo
lo sguardo stesso di Gesù!
Il consacrato: uno che sa sperare
Lo sguardo dei consacrati non può che essere uno sguardo di speranza. Saper sperare. Guardandosi attorno, è facile perdere la speranza: le cose che non vanno, il calo delle vocazioni… Incombe ancora la tentazione dello sguardo mondano, che azzera la speranza. (…) Il segreto: non allontanarsi dal Signore, fonte della speranza. Diventiamo ciechi se non guardiamo al Signore ogni giorno, se non lo adoriamo. Adorare il Signore!
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org